DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL NUOVO AMBASCIATORE D'ITALIA*
Lunedì, 1° marzo 1943
Signor Ambasciatore,
Le Lettere credenziali del vostro Augusto Sovrano, che Ci avete or ora solennemente rimesse, mentre vi costituiscono Capo di una Rappresentanza diplomatica, i cui campi e scopi di attività non trovano paragone in altri pubblici offici, richiamano la mente di Vostra Eccellenza a considerare la somma importanza e il profondo significato di cotesta Missione, della quale foste già distinto membro agli inizi della vostra rapida carriera.
La cura di mantenere e di promuovere fiduciosi e fecondi rapporti fra la S. Sede e l'Italia è alta e nobile impresa, il cui saggio e concorde compimento corrisponde all'aspettazione e alle brame del popolo italiano. Ma se tale sentimento si manifestò potente in tempo di pace, questi anni di prova ne hanno accresciuto la convinzione e il fervore.
Se qualche insegnamento si può trarre dal presente immane conflitto mondiale, esso è fuor di dubbio l'assoluta necessità, per la pacifica convivenza delle Nazioni, di quei principi e valori morali, promananti dalla verità eterna, alla luce dei quali una filosofia, che fa gettito del pensiero giuridico fondato sulla legge morale, apparisce priva di solido e razionale appoggio e non degna di appagare, vincere e sopravvivere.
I popoli della terra espiano al presente ciò in cui errarono i loro pensatori e maestri. Dagli errori teorici e dalle passioni accese, ecco nascere i tragici traviamenti e le sciagure dell'oggi. Ogni pietra miliare di queste false vie è segnata da distruzioni, lagrime e sangue. Ma da così profonde amarezze sorge anche in tutte le genti civili, che anelano alla tranquillità nell'ordine, l'ansia e la brama del ritorno alle verità abbandonate o misconosciute.
Anche il diletto popolo italiano, fedele alle sue più nobili tradizioni, è nel fondo dell'anima sua delicatamente ma tenacemente attaccato a quei fulgidi beni religiosi, di cui va debitore al Vangelo di Cristo. Da essi sgorgano a lui torrenti di luce e di forza per risolvere i gravi problemi e compiere gli onerosi offici, a cui è chiamato, così sul terreno patrio, come altresì per i grandi fini dell'umanità nel regno del diritto, dell'ordine e della pace.
È persuasione dei migliori e più maturi suoi ceti che l'intimo legame con questi valori morali nulla toglie alla sana e retta libertà di movimenti nel virile cimento per il suo vero benessere e per la sua prosperità.
Da un tale riconoscimento segue anche il vivo interesse del suo intelletto e la sua volonterosa partecipazione a ogni fase dello svolgimento dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato e ad ogni singolo evento in questo campo così ferace di conseguenze per il presente e per l'avvenire del Paese.
Non abbiamo quindi bisogno di assicurarvi della Nostra benevolenza e del Nostro appoggio nel compimento di una Missione tanto più importante, quanto più grave è l'ora presente. Vogliate pertanto rendervi interprete dei Nostri intimi e paterni sentimenti verso il vostro Augusto Sovrano, la intera Famiglia Reale, e l'Eccellentissimo Capo del Governo, insieme col Nostro fervido voto delle più abbondanti benedizioni del Cielo, da voi implorate. Si degni l'Onnipotente benignamente guidare le sorti del popolo italiano e concedergli di veder presto spuntare l'aurora del giorno, in cui una pace di giustizia, di equità, di umanità e di onore dia ai figli e alle figlie d'Italia la certezza e il conforto di avere coi loro sacrifici servito all'avvento di un mondo più ordinato e tranquillo.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IV,
Quarto anno di Pontificato, 2 marzo 1942 - 1° marzo 1943, pp. 405-406
Tipografia Poliglotta Vaticana.
Actes et Documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, vol. 7 p.254-256.
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