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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL SINDACO E AI RAPPRESENTANTI DELLA CITTÀ DI ROMA*

Sala del Tronetto - Mercoledì, 12 luglio 1944

 

Siate i benvenuti, voi che dal colle Capitolino, per tanti secoli centro della vita politica e simbolo della potenza di Roma, avete mosso i vostri passi verso questo Mons Vaticanus di cui Orazio ricorda l'eco (Hor. Carm. I, 20, 7-8), e che per il sangue dell'Apostolo Pietro divenne centro e cuore del nuovo impero dello spirito fra i popoli : voi, Signor Principe, degno assertore della tradizione romana e cattolica della vostra illustre Casata, e voi, Signori Assessori, che vi proponete di validamente collaborare nell'amministrazione della cosa pubblica in Roma. Nella vostra presenza e nel vostro omaggio Noi crediamo di vedere la manifestazione del rispetto ai valori culturali e religiosi, senza i quali non è possibile di comprendere la storia e la grandezza dell'Urbe. Siamo sicuri che il popolo romano, — di cui esser figlio importa per Noi un onore, ma in pan tempo un più stretto dovere di servire con maggior dedizione al suo vero bene, — vi sarà grato per questo attestato dei vostri sentimenti.

Ora che, per un particolare intervento della Provvidenza divina, si è venuto allontanando da questa alma città il pericolo di essere trasformata in un teatro di guerra, sterminatrice delle memorie più sacre e care all'intero mondo civile, voi siete stati chiamati a Capitolia celsa conscendere (Cassiod. Var. 1. VII, 6) nell'alto ed arduo ufficio di porre con sano e costante procedimento l'amministrazione cittadina al servigio della grande opera di ricostruzione e di progressivo avviamento ad una normale vita economica, sociale e culturale, attingendo ispirazione e forza dalle sue millenarie e gloriose tradizioni.

Chiunque abbia una conoscenza anche soltanto approssimativa della somma dei danni materiali e spirituali, che questa guerra — la più devastatrice e distruggitrice di tutte le guerre — ha inflitto anche all'Urbe, dovrà riconoscere il coraggio ed apprezzare la determinazione e la energia degli uomini, che, ponendosi oggi al di sopra delle differenze di opinioni e di tendenze politiche, mirano a dare sul suolo di questa Roma, faro di civiltà cristiana, nuova forma e virtù creatrice all'antica massima romana: Salus populi suprema lex esto (Cicer. De legibus, III, 3).

Il Signore Iddio, Datore di ogni bene, conceda al vostro pensiero e all'opera vostra quella lungimirante chiarezza, quella saggia moderazione, quella giusta imparzialità e sapiente magnanimità, che sole sono in grado di far sorgere dal confuso groviglio delle febbrili e sterili passioni di parte, — non ad altro valevoli se non ad aggravare i già tanto profondi ed estesi mali presenti, — uno spirito di cristiana fratellanza e di concordia, alla cui luce il popolo, dopo le dure prove degli ultimi anni, si risollevi a nuova vita nella fecondità del lavoro pacifico, che dà agli uomini e alle famiglie pane, dignità e vigore, e, col rafforzamento dei principi morali, vera prosperità e grandezza alle Nazioni.

Con questo augurio nel cuore, mentre a coloro che sono uniti in noi nella fede impartiamo una speciale Benedizione Apostolica, imploriamo su tutti voi, sulle vostre famiglie, sulle persone che vi sono care, i lumi e gli aiuti del Cielo.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VI,
  Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1944 - 1° marzo 1945, pp. 79-80
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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