DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL PRIMO AMBASCIATORE D'IRLANDA*
Mercoledì, 12 giugno 1946
Signor Ambasciatore
Le elevate parole, che Vostra Eccellenza Ci ha testè rivolte come primo Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario d'Irlanda, sono tutte ispirate e pervase dal vivo sentimento dì rappresentare presso di Noi una Nazione, il cui più fulgido vanto è di essersi mostrata sempre figlia devota della Chiesa cattolica romana e di aver aperto la via alla vera religione anche in altri paesi e in altri continenti.
La storia dell'Irlanda, pur nelle sue alterne vicende, che l'hanno portata successivamente a splendide vette e a profondità calamitose, manifesta tuttavia costantemente una grandezza rimasta immutata nel corso dei secoli : la incrollabile fedeltà e l'indefettibile attaccamento alla Sede di Pietro. Vostra Eccellenza ha opportunamente ricordato la professione di fede di San Patrizio, di cui il tempo mai non indebolì il vigore nel popolo da lui evangelizzato, cosicchè, nel 1625, oltre mille anni dopo la morte del grande Apostolo dell'Irlanda, risonava da quella terra la eccelsa lode : « Sit ergo gentis huius elogium : Romanae fidei tenacissima, Romanorum Pontificum observantissima » (Brevis Informatio ad Ill.mos DD. Cardinales Sacrae Congregationis propagande fidei, de statu religionis in Regno Hiberniae - Archiv. S. Congr. de Prop. Fide, Irlanda, 1625-1668, fol. 148r).
Ma quale encomio più alto e quale più onorifica testimonianza potremmo Noi addurre di quella che il Nostro immortale Predecessore Leone XIII dava alla religiosa fermezza del popolo irlandese, quando nel 1881 scriveva all'allora Arcivescovo di Dublino Edoardo Mac Cabe: « Ipsi enim fortitudine et constantia summa quoslibet perferre casus, quam avitam religionem deserere, aut ab antiqua fide erga hanc Apostolicam Sedem vel minimum discedere, maluerunt » (Leonis XIII Acta, vol. II, 1880-1881, pag. 187-188)?
Noi proviamo una intima compiacenza nel far Nostro l'elogio del sapiente Pontefice, mentre, plaudendo alle parole di Vostra Eccellenza godiamo di esprimere il Nostro riconoscimento dello spirito e dello zelo missionario dell'Irlanda. Altre terre possono superare la « verde Erin » nelle ricchezze naturali del suolo e del sottosuolo; ma quanto alle ricchezze soprannaturali della fede, nessuna sorpassa l'« isola dei Santi », così ricca di vitalità spirituale da trasfondere anche in altre genti la sua sovrabbondanza. Non solamente, infatti, la spedizione di araldi del Vangelo dal tempo dei Santi Colombano e Gallo valse all'Irlanda un posto di prim'ordine fra i popoli benemeriti delle missioni : la sua grande opera di apostolato ha continuato e continua ancora, grazie principalmente all'azione dei suoi emigrati, dei milioni dei suoi figli e delle sue figlie che in altri continenti hanno fatto sorgere e sviluppare una nuova e fiorente vita cattolica.
Per quanto la condizione presente dell'Irlanda permette di pronosticare il suo futuro, Ci sembra di veder ora risplendere su quel Paese l'aurora di un rinnovato e pacifico progresso. Con grande Nostra consolazione salutiamo un così felice auspicio nella inconcussa fedeltà che, in questi tempi gravi ed oscuri, il suo Governo e il suo popolo palesano alle loro tradizioni cattoliche e alle intime relazioni della loro nobile Patria con la Sede Apostolica e col Successore di Pietro. Di questo fausto presagio ravvisiamo una conferma nella nomina di Vostra Eccellenza a Rappresentante d'Irlanda col grado di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario presso il Capo visibile della Chiesa.
Noi Le diamo perciò cordialmente il benvenuto e riceviamo con particolare soddisfazione le Lettere credenziali che Ella è venuta a presentarCi. Le sue eminenti qualità personali Ci sono garanti che nell'esercizio della sua Missione il suo illuminato zelo continuerà con esito sempre più efficace l'opera feconda del suo illustre predecessore per il maggior bene della Chiesa e dello Stato.
Voglia l'Onnipotente assistere Vostra Eccellenza nel compimento del suo alto ufficio! E degnisi la Provvidenza divina, a cui l'attività caritativa dell'Irlanda nella guerra e nel dopoguerra ha, oseremmo dire, spianato il cammino, far brillare sul presente e sull'avvenire di quella generosa Nazione i raggi della sua luce!
Con questo augurio invochiamo, Signor Ambasciatore, su Vostra Eccellenza, sul suo Governo e su tutto il diletto popolo irlandese l'abbondanza delle celesti benedizioni.
*AAS 38 (1946), p.262-263.
L’Osservatore Romano 13.6.1946, p.1.
Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VIII,
Ottavo anno di Pontificato, 2 marzo 1946 - 1° marzo 1947, pp. 119-120
Tipografia Poliglotta Vaticana.
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