DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AGLI ALLIEVI DELLA SCUOLA DI POLIZIA ITALIANA*
Lunedì, 29 luglio 1946
Con vivo compiacimento vi salutiamo qui adunati intorno a Noi, diletti figli, che, sotto la guida dei vostri vigili Superiori e istruttori, vi preparate all'ufficio e alle funzioni di Guardie di Pubblica Sicurezza, ed oggi siete venuti a chiedere per la vostra formazione e futura attività professionale una parola d'incoraggiamento e la benedizione del Padre comune della Cristianità.
Una parola d'incoraggiamento? Essa sale spontaneamente sul Nostro labbro, quando consideriamo l'alto valore del vostro servizio nella carriera a cui intendete di dedicarvi. Lo Stato vi assegna la missione di mantenere e di tutelare la tranquillità, la sicurezza e l'ordine pubblico, che sono elementi essenziali della vera pace, e di prevenire o reprimerne le trasgressioni. Missione di fiducia, se altra mai, e degna di singolare stima; ma quanto più in un tempo, come il nostro, in cui essa deve esercitarsi fra molteplici e sempre rinnovantisi pericoli di agitazione! Tuttavia, pur non omettendo di rappresentare alla vostra mente le austere responsabilità del vostro ufficio, possiamo ben aggiungere che voi, grazie al cielo, troverete un confortevole compenso nel carattere del popolo, in mezzo al quale avrete a svolgere la vostra azione. Poiché, nonostante tutti gli urti a cui è esposta la vostra compagine, nonostante tutte le miserie e tutte le delusioni di cui è vittima, questo popolo, anche nell'ora presente, purché gli siano garantite le condizioni più elementari di sostentamento e di vita è, nella sua grande maggioranza, pacifico, laborioso, pieno di buon volere per la ricostruzione della patria.
Siate ben consapevoli che il vostro è essenzialmente un servizio sociale. — Nelle moderne Costituzioni politiche l'antico suddito è divenuto soggetto della sovranità, e perciò si è mutata anche la sua posizione di fronte ai poteri dello Stato. La Polizia di sicurezza quindi non esercita per sé che una funzione di sostegno e di aiuto a vantaggio dei cittadini e di difesa contro i criminali e i perturbatori della tranquillità pubblica. Ciò nonostante, può ben accadere che il custode dell'ordine e della disciplina (senza le quali non vi è vera libertà) non incontri sempre e in ogni occasione il favore popolare. Rimane però vero che, alle prese con tutte le odierne difficoltà della vita, con le manifestazioni di una irrequieta ipersensibilità che un nulla basta non di rado ad esasperare, il vostro ufficio, inteso e praticato con retto fine, è nella migliore accezione del termine, un servizio reso alla società.
Da ciò consegue che un tale ufficio esige in chi deve adempirlo un notevole complesso di qualità e di energie spirituali e morali. Richiede di fatto in voi imperturbata costanza, dominio di voi stessi, inalterabile imparzialità, comprensione psicologica non solo del pacifico cittadino, ma anche del dimostrante o del delinquente, perché voi siete al servizio dello Stato, del bene comune, e perciò di tutti egualmente, senza distinzione di tendenze politiche o di classi sociali o di rapporti personali. Richiede infine scrupolosa incorruttibilità e fedeltà assoluta.
Ma ricordatevi che tutte queste nobili qualità non possono germogliare e mettere profonde radici che nel suolo stesso, dal quale soltanto esse valgono ad attingere saldo e durevole vigore : la viva fede in Dio, supremo Signore dei singoli e della società umana. In tal guisa il vostro ufficio si eleverà — come dovrebbe essere di ogni altra professione — alla dignità di servizio di Dio, e così, camminando sotto la onnipotente mano di Lui, sentirete riposare su di voi la divina sua protezione, in auspicio della quale impartiamo a voi stessi, diletti figli, non meno che ai vostri Superiori e colleghi e alle vostre famiglie, con paterno affetto, la Nostra Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VIII,
Ottavo anno di Pontificato, 2 marzo 1946 - 1° marzo 1947, pp. 189-190
Tipografia Poliglotta Vaticana
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