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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL NUOVO INVIATO STRAORDINARIO
E MINISTRO PLENIPOTENZIARIO DELL'EGITTO*

Venerdì, 17 ottobre 1947

 

Signor Ministro,

Una grande consolazione riempie l'animo Nostro nel ricevere dalle mani di V. Eccellenza, le Lettere con cui S. M. il re d'Egitto l'accredita presso di Noi in qualità di Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario.

Uno spettacolo singolare offre ai Nostri sguardi il Paese e il popolo che Ella rappresenta. Nell'Egitto s'incontrano in un contatto immediato, in una ammirabile compenetrazione, il presente e il passato. Quale presente! pieno di vita, esuberante di energiche volontà e di giovani speranze. Quale passato ! orgoglioso d'una civiltà i cui documenti e monumenti, accumulati nel corso della storia plurimillenaria, ne dicono la grandezza e la magnificenza. Passato famoso della terra dei Faraoni a cui i Libri sacri della religione cristiana hanno reso abbondanti testimonianze e ne hanno tramandate successioni di dinastie e avvicendarsi di periodi, ora luminosi, ora oscuri; periodi di splendore e di prosperità, durante i quali, alla gloria della potenza politica e delle organizzazioni sociali, va unita Quella delle scienze e delle arti; periodi di disordini distruttori e di catastrofi nazionali; tutto questo: vicissitudini e, contrasti, cultura materiale e spirituale si impone ancora di più data l'eseguità del Paese di una fecondità prodigiosa che il Nilo, ogni anno, nella sua avanzata maestosa, disputa ed invola al mortale nemico: il deserto.

L'Egitto, dono del Nilo: δώρον τοũ ποταμοũ. Così lo raffigura, in modo meravigliosamente espressivo, il celebre marmo conservato nei Musei Vaticani come una delle opere d'arte più apprezzate.

Uno spettacolo unico presenta pure il popolo egiziano, rimasto in fondo, a dispetto di tutte le agitazioni inseparabili dei grandi avvenimenti storici e delle trasformazioni culturali, sempre identico a se stesso: in Questo dimostra la tenacia e la perseverante fermezza del suo carattere. Fa pensare alle vostre Piramidi, a quelle monumentali creazioni dell'arte egiziana che, nella loro tranquilla serenità, hanno lasciato passare nel corso di migliaia di anni, tutti gli uragani dell'atmosfera e della storia, senza esserne minimamente, scosse.

La cristianità, fin dalle origini, ha preso intimamente parte ai destini dell'Egitto, mediante la sua azione benefica, la sua vita fiorente, le grandi e magistrali figure che l'hanno illustrata, e questo anche fra le agitazioni e le prove più gravide di conseguenze. Ma perché fermarci ai ricordi del passato quando il presente è così ricco di speranze?

Sua Eccellenza ha voluto rievocare il ricordo di due date particolarmente suggestive: quella dell'anno 1839, quando il fondatore della dinastia regnante, il solerte Mahamed Ali, infaticabile promotore del bene della sua Patria, strinse relazioni di amicizia col Nostro Predecessore di s. m. Gregorio XVI iniziando per i figli della Chiesa cattolica in Egitto l’aurora di una era di pace e di benefico sviluppo. L’altra data memorabile è quella della visita, nel 1927, del compianto Re Fouad al Nostro Predecessore immediato, Pio XI, d’immortale memoria. I preziosi martiri d’Oriente, offerti da Mohamed Ali e dal Re Fouad, per ornamento della basilica di S. Paolo fuori le Mura rimangono un ricordo perenne di questi felici avvenimenti. Ci piace ricordare qui un altro incontro che procurò a Noi stessi l’onore di fare la personale conoscenza del Re Fouad in occasione della sua visita a Berlino e di presentargli, in qualità di Decano del Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo del Reich tedesco, i Nostri omaggi e i Nostri migliori auguri.

Noi proviamo una gioia particolare ad udire dalle labbra di S. Eccellenza l’espressione del nobile desiderio che anima S. M. il Re Farouk I, di collaborare con Noi per l’avvento del regno della giustizia e della pace nel mondo. Più gli impedimenti e gli ostacoli si moltiplicano per sbarrare la via e relegare in un lontano avvenire questo giorno fortunato, più imperioso si impone a tutti coloro che in qualche modo possono contribuire ad affrettarlo, il dovere di applicare la loro volontà ed impiegare tutte le loro energie per la realizzazione di una pace, se non perfetta, almeno sopportabile e duratura. Il lavoro più utile per apportare la pace ai popoli, consiste sempre nel procurare a ciascuno di essi il miglioramento delle condizioni di vita, l’elevazione della morale. l’ordine nelle relazioni sociali. La Chiesa cattolica sarà felicissima se potrà, soprattutto con buone scuole, contribuire al progresso del senso religioso e della coscienza delle responsabilità morali, ed essere così utile al vero bene del Paese.

A Vostra Eccellenza, il cui nome e le cui origini familiari sono, nella sua Patria, oggetto di massima considerazione, Noi vogliamo esprimere l’assicurazione del Nostro cordiale appoggio nel disimpegno della sua alta missione. Noi formuliamo i voti più ardenti per l’avvenire del suo Paese che vede schiudersi dinanzi a se una nuova fase della sua storia e offriamo a Dio la Nostra preghiera per il suo incremento, la sua prosperità in ogni settore, per la sua pace all’interno e all’esterno. Pronunciando queste ultime parole, Noi abbiamo presente la condizione eccezionale di quel territorio in riva al Nilo che, dalla più remota antichità, era il nodo di congiungimento fra l’estremo oriente e il mondo greco-romano; ma che ormai, dopo il taglio dell’Istmo di Suez e l’apertura del continente africano, è diventato, e sarà per l’avvenire, il confluente della civiltà orientale, meridionale ed occidentale.

Noi preghiamo Vostra Eccellenza di essere presso il suo augusto Sovrano l’interprete dei Nostri sentimenti. Voglia, in particolare, esprimerli la parte che prendiamo di tutto cuore alle sue sollecitudini di fronte al pericolo che minaccia la salute e la vita del suo popolo, assicurandolo, che Noi facciamo salire a Dio la Nostra preghiera per la cessazione dei flagello nazionale. Su di lei, Signor Ministro, sulla sua famiglia e sulla sua missione Noi invochiamo le più abbondanti grazie e l’onnipotente aiuto dell’Altissimo.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. IX, p.296-299.

 



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