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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI GIOVANI DI AZIONE CATTOLICA*

Festività dell'Immacolata Concezione - Lunedì, 8 dicembre 1947

 

Grande è la Nostra letizia nell'accogliervi, diletti figli, Gioventù cattolica della Roma eterna, Gioventù della Nostra diocesi. Voi volete essere la « Gioventù del Papa ». Ebbene, Noi vogliamo essere il « Papa della Gioventù ». Giovane e vecchio non si misurano dal numero degli anni (cfr. Sap. 4, 8). È giovane e resta giovane chi crede e confida, chi osa e agisce.

L'avvenire è della gioventù, ma della gioventù che avrà saputo conquistarlo e dominarlo. A più forte ragione deve appartenere a voi, che volete essere una milizia di avanguardia della Gioventù cattolica d'Italia, che volete marciare in prima fila, quando si tratta di conservare Dio alla vostra cara patria.

Coscienti della vostra missione, voi attendete da Noi la consegna. Eccola: l'ora presente ve la detta in forma perentoria, come un triplice monito: chiari principi, coraggio personale, unione indissolubile della religione e della vita.

I°) Chiari principi. — Noi vediamo brillare nei vostri sguardi, sentiamo vibrare nelle vostre voci l'entusiasmo che trabocca dai vostri cuori : per Cristo, per la Chiesa, per il Papato. Ma instabile è l'entusiasmo del solo sentimento, che si esalta al ricordo delle glorie della Roma cristiana; superficiale ed effimero è il fervore frutto di sola abitudine. Se non si vuole che quel bell'entusiasmo si sgonfi un giorno come un pallone nelle mani di un fanciullo, bisogna che esso sorga da una convinzione chiara e forte. Bisogna che voi abbiate dell'oggetto della vostra fede una cognizione ragionata e profonda. Bisogna che questo oggetto vi apparisca nello splendore della sua verità, della sua purezza, della sua potenza, nella pienezza delle sue esigenze. Bisogna che voi sappiate perchè la dottrina cattolica ha la ragione dalla sua parte.

Così non si vedranno più, in mezzo a voi, quei giovani incostanti che, dopo aver trascorso piamente gli anni dell'adolescenza, cominciano ben presto a dubitare, a vacillare, forse anche a staccarsi dalla Chiesa, unicamente perchè il loro pensiero è gravato da equivoci e da ignoranza nelle cose della fede, perchè il loro misero corredo in materia religiosa consiste in nozioni vaghe, incomplete, imprecise, che con l'età si fondono come neve al sole. Perciò voi dovete essere capaci di rendere ragione delle vostre convinzioni; dovete esser giovani forti, come querce saldamente piantate, non quasi canne sbattute dal vento (cfr. Matth. 11, 7), spiriti deboli che ogni difficoltà confonde e sconcerta. La scienza cattolica ha profondamente esplorato sotto ogni aspetto le questioni riguardanti la religione, la redenzione, la Chiesa. Tocca a voi far proprie le sue conclusioni, le sue soluzioni, le sue risposte, affinchè la vostra fede sia in voi viva e feconda. Tale è il vostro primo dovere.

2°) Coraggio personale. — Non vi meravigliate, diletti figli, se, parlando del coraggio, Noi vogliamo sottolineare precisamente la parola « personale ». Formare un blocco solido, compatto, qual è il vostro, animato non da propositi di violenza, ma di doverosa e leale difesa dei più alti e sacri ideali, è senza dubbio cosa eccellente; gli uni sostengono gli altri, mutuamente, fraternamente, e in tal modo l'ardimento diviene più facile. Ma questo coraggio deve mostrarsi anche, se voi, in qualche luogo, in un determinato momento, per particolari circostanze, veniste a trovarvi in minoranza, in pochi, forse anche soli, di fronte ad avversari più numerosi ed audaci. Siete voi pronti a resistere fino all'ultimo, contro tutti, nell'affermazione della legge di Dio, nella difesa della fede e della Chiesa, — dobbiamo anzi oggidì aggiungere : nella tutela dell'ordine, del progresso e della pace sociale, ogniqualvolta il bene comune richiedesse la vostra collaborazione?

Guardate il protomartire Santo Stefano: uno contro tutti, sino alla fine. Egli superava, anche in intelligenza e in sapienza, i suoi crudeli avversari, che non sapevano rispondere ai suoi argomenti e alle sue prove (cfr. Act. 6, 10). Ecco gli uomini di cui hanno bisogno la Chiesa e la società. Tale è la seconda delle Nostre consegne. Ascoltate la terza.

3°) Unione indissolubile della religione e della vita. — Non di rado la Chiesa dei primi secoli è stata chiamata e rappresentata come la « Chiesa delle catacombe », quasi che i cristiani di allora fossero stati soliti di vivere colà nascosti. Nulla di più inesatto : quelle necropoli sotterranee, destinate principalmente alla sepoltura dei fedeli defunti, non servirono anche come luoghi di rifugio, se non, forse, talvolta in tempi di violente persecuzioni. La vita dei cristiani, in quei secoli contrassegnati dal sangue, si svolgeva nel mezzo delle vie e delle case, all'aperto. Essi « non vivevano appartati dal mondo; frequentavano, come gli altri, il foro, i bagni, le officine, le botteghe, i mercati, le piazze pubbliche; esercitavano le professioni di marinai, di soldati, di coltivatori, di commercianti » (cfr. Tertull. Apolog. c. 42). Voler fare di quella Chiesa valorosa, pronta sempre a star sulla breccia, una società d'imboscati, viventi nei nascondigli per vergogna o per pusillanimità, sarebbe un oltraggio alla loro virtù. Essi erano pienamente consapevoli del loro dovere di conquistare il mondo a Cristo, di trasformare secondo la dottrina e la legge del divin Salvatore la vita privata e pubblica, donde una nuova civiltà doveva nascere, un'altra Roma doveva sorgere sui sepolcri dei due Principi degli Apostoli. E raggiunsero la mèta. Roma e l'Impero romano divennero cristiani.

La missione della Chiesa e di ognuno dei suoi fedeli è rimasta sempre la stessa: ricondurre a Cristo tutta la vita, la propria, la privata, la pubblica; non darsi tregua, finchè la sua dottrina e la sua legge non l'abbiano interamente rinnovata e plasmata. Egli è il nostro Signore, il nostro Re, la nostra pace (Eph. 2, 14). Anzi, quanto più violenti sono oggi gli sforzi della incredulità e della irreligione per allontanare Cristo e la sua Chiesa dal cammino della umanità, tanto più le file della milizia cristiana, e particolarmente della gioventù, debbono stringersi e combattere per i diritti sovrani di Cristo e la libertà della Chiesa, dai quali dipende non solo la eterna salute delle anime, ma anche la dignità e la felicità degli uomini sulla terra, l'ordine civile, la giustizia e la pace. Qui ogni vivisezione è mortale; non si uccide il cristiano, senza sopprimere con lo stesso colpo il cittadino e l'onesto uomo. Quando la vita cessa di essere cristiana, è esposta a cadere ben presto nella inciviltà e nella barbarie.

Diletti figli!

Oggi noi festeggiamo il trionfo della Immacolata, che col suo piede verginale ha schiacciato il capo del serpente, e di cui la Chiesa canta la lode : « Cunctas haereses sola interemisti in universo mundo » (Comm. Fest. B. M. V., ad Matut., ant. 7): Tu sola hai distrutto tutte le eresie, tutti gli errori, tutti i falsi sistemi, che promettono al genere umano di condurlo alla perfezione, di elevarlo al colmo della felicità, ed invece lo precipitano nell'abisso della corruzione e della rovina. Alla protezione di questa Vergine pura e forte, Madre di Dio e Madre nostra, Noi affidiamo voi, Giovani cattolici di Roma, e con voi la Gioventù cattolica del vostro Paese e di tutti i popoli, affinchè vi schieriate sotto il suo scettro, lottiate sotto il suo vessillo, avanziate senza timore sotto la sua guida. Ella, la Sede della sapienza, la Vergine fedele, la Vergine potente, l'Ausilio dei cristiani, la Regina della pace, vi porterà sicuramente alla vittoria. In pegno della quale v'impartiamo con intimo e paterno affetto la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IX,
 Nono anno di Pontificato, 2 marzo 1947- 1° marzo 1948, pp. 381-384
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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