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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL PERSONALE DELLA ZECCA DI ROMA
*

Mercoledì, 12 maggio 1948

 

Vi diamo di cuore il benvenuto, diletti figli, dirigenti, impiegati e operai della Zecca di Roma, che avete desiderato di adunarvi intorno a Noi nella Casa del Padre comune.

Abbiamo voluto scorrere la Relazione intorno all'attività del vostro Stabilimento nei passati decenni e ne abbiamo ricavato una chiara notizia della importante opera ivi compiuta. Del resto, basta anche soltanto gettare uno sguardo ai dati statistici in numeri e in diagrammi e alla tecnica del vostro lavoro, per comprendere con quale cura ed esattezza fin nei minimi particolari, con quanta diligenza, pazienza ed abilità si è lavorato. La serie delle leggi riguardanti la Zecca, emanate dal principio del nostro secolo, conferma e rafforza una tale impressione. Quelle leggi contengono molta storia, ma sono ancor più una testimonianza delle alte esigenze imposte alla vostra capacità di lavoro e una dimostrazione che queste sono state fedelmente adempiute.

La vostra Zecca serve ad una fabbricazione, in cui, più che in molti altri campi, la tecnica è intimamente congiunta con l'arte. Ciò vale già per la coniazione delle monete. Il vostro Stabilimento non ha mirato soltanto alla utilità pratica di produrre monete maneggevoli, durevoli e facilmente distinguibili; ma ha volto altresì il pensiero metodicamente a dare alle monete stesse un vero valore artistico. Tuttavia questa stretta connessione della tecnica e dell'arte si manifesta anche più nel vasto campo della produzione delle medaglie, nel quale la vostra Zecca può andare orgogliosa di nobili esecuzioni. Si sente che nel vostro lavoro vivono ancora lo spirito e la tradizione del grande Maestro Benedetto Pistrucci.

Ma alla utilità economica ed al merito artistico la coniazione delle monete e delle medaglie unisce il pregio di essere una preziosa fonte storica. I manoscritti, i monumenti stessi, non di rado soccombono, vittime della vetustà o della violenza. Dopo secoli, dopo millenni, il suolo restituisce intatti i tesori che in sè racchiude, e alla luce del giorno la testimonianza storica brilla più splendente del metallo.

La Zecca possiede anche la ricca raccolta delle medaglie pontificie da Martino V fino al presente. Essa apparisce quasi come un'opera storica e mostra come la coniazione delle medaglie segue gli eventi storici e li rispecchia alle generazioni successive. Se noi lasciamo passare dinanzi ai nostri occhi quelle medaglie, da un lato ci colpiscono i lineamenti pronunziati e caratteristici di molti Papi. Dall'altro, non possiamo sottrarci all'impressione che il gravissimo Ufficio li ha tutti così strettamente avvinti, che le note individuali quasi si dileguano e la figura del Papa come tale dà a tutti un'unica impronta. Ed è giusto che sia così. Pietro deve vivere in ognuno dei suoi Successori, e ogni Pontefice deve, per così dire, trasformarsi e scomparire nel suo Ufficio; egli ha da essere volutamente e realmente il Servus servorum Dei.

Fra le molte leggende, che adornano le medaglie della Zecca. Ci piace di coglierne specialmente due. La prima suona così : Laboravi fidenter: ho lavorato con fiducia. Voi potete porla come motto distintivo dell'opera vostra negli ultimi decenni e come indice della regolarità nel lavoro e della perfezione nella forma, che la vostra Zecca ha conseguite.

L'altra leggenda è: Fraternitas vis nostra atque prosperitas: La fraternità è la nostra forza e la nostra prosperità. La prosperità è qualche cosa di esteriore, che può andare perduta anche senza propria cooperazione o colpa. E infatti non abbiamo forse noi stessi veduto come per milioni di uomini essa è stata crudelmente infranta e distrutta? La fraternità è invece per natura sua qualche cosa di interiore e dipende dalla nostra volontà. Che cosa essa significa e comprende? Rispetto per la dignità e l'onore degli altri; ad ognuno degli altri, il suo diritto; ad ognuno, vera benevolenza; ad ognuno, aiuto nel bisogno. Ove questa fraternità vive ed è alimentata dalla fede in Gesù Cristo e dal suo amore per noi, là essa dà a noi la forza, una forza più valida della miseria e della morte, là essa può, nonostante i più grandi colpi esteriori dell'avversa sorte, ricondurre a nuovo benessere o almeno a più tollerabili condizioni di vita.

Questo senso di fraternità, attinto alle inesauribili fonti della carità e della grazia di Cristo, Noi lo auguriamo di gran cuore non solo a ciascuno di voi, ma anche alla vostra intiera comunanza nella Zecca. In tal guisa voi darete all'opera vostra un significato sociale e la concepirete, qual essa è, come una attività per il bene di tutto il popolo.

Affinché questi sentimenti rimangano impressi negli animi vostri e, sollevandovi al di sopra della forse monotona uniformità della vostra vita quotidiana, vi innalzino più vicino a Dio, v'impartiamo con paterno affetto la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, X,
 Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948 - 1° marzo 1949, p. 81-83
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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