DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI COMPONENTI DELLE VARIE DELEGAZIONI DELLA 37ª
CONFERENZA DELLA UNIONE INTERPARLAMENTARE*
Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, Sala degli Svizzeri
Giovedì, 9 settembre 1948
Vogliate gradire, signori, l’espressione della Nostra benevola gratitudine per i sentimenti di alta, deferenza che vi hanno ispirato il pensiero di riunirvi, in occasione della vostra 37a Conferenza, intorno al Capo della Chiesa Cattolica, al Quale tutte le nazioni sono profondamente care e che non ha desiderio più grande nel cuore che di vederle, in cordiale unione, sinceramente ed efficacemente lavorare ciascuna per il bene di tutti. Ci sia permesso di proclamare dinnanzi a voi il Nostro intimo convincimento di una particolare sollecitudine della Provvidenza divina nei confronti della vostra Istituzione interparlamentare; essa, che si applica a mettere e a mantenere in contatto e in amichevole collaborazione i rappresentanti ufficiali delle più diverse nazioni, è riuscita, fatto notevole, a sopravvivere alla terribile prova di due guerre mondiali, di innumerevoli mutamenti di regimi politici e, lungi dal lasciarsi da esprimere. ha ripreso appena possibile, dopo ognuna di queste crisi, che potevano essere mortali, la sua salutare attività. Più ancora si sarebbe indotti a dire che ognuna di codeste crisi nazionali ed internazionali non ha fatto che sottolineare l’opportunità della vostra Istituzione e stimolare ancor più il vostro zelo. Non dubitatene: la vostra lodevole e vittoriosa ostinazione non può mancare di raggiungere un giorno o l’altro, e Noi lo auguriamo prossimo l’alto ideale al quale voi mirate e verso il quale energicamente salite ad onta degli ostacoli e delle difficoltà.
Lo scopo delle vostre riunioni è sempre del più potente interesse per la prosperità dei popoli e segna decisamente la vostra preoccupazione di lavorare, in tutta la misura che vi è possibile, al disopra delle frontiere di territori e di partiti, ad attuare il bene al quale, secondo il vostro programma, dedicate tutti i vostri intenti.
Ci sia concesso di esprimere, in merito a tale programma ed ai lavori della vostra Conferenza, due considerazioni tanto cosi strettamente congiunte tra loro da subordinarsi e trarsi l’un l’altra.
La forza della vostra Istituzione poggia sul fatto della identità, in ogni latitudine e in ogni clima, della natura dell’uomo. Ovunque, il senso innato del diritto si ritrova, invariabile e indistruttibile in sé, ma suscettibile di essere alterato dalle passioni. Tocca a voi di lavorare insieme per conservarlo intatto, a farlo maturare e sbocciare, nonostante tutte le esigenze dell’egoismo regionale o nazionale; dell’egoismo, diciamo, e non dei diritti incontestabili, delle reali necessità. Queste, al contrario, devono essere espressamente riconosciute dal giusto e imparziale senso del diritto. Conciliare insieme tali interessi particolari, tutti supposti egualmente legittimi, è certo un compito oltremodo arduo, ma non inaccessibile. Si può sempre finire per trovare la via verso un accordo tra le parti mediante qualche compromesso sostenibile e anche accettabile. Non dovrebbe dunque esservi altra risorsa che la guerra o la costrizione della forza brutale per rispondere a queste necessità particolari? Perciò avremmo voluto avere il piacere di apprendere, che nelle vostre file fossero stati dei rappresentanti di tutte le nazioni. Dal contatto delle vostre idee sarebbero scoccate più spontaneamente e più largamente le scintille non certo quelle il cui scoppio incendia ed attizza i conflitti, ma le scintille dolcemente luminose, che fanno risplendere dappertutto la luce, nel rispetto del diritto degli altri.
Possa, in modo speciale la vostra Istituzione come certamente ha già fatto esercitare il suo benefico influsso sulla potenza, così spesso deleteria, della propaganda, per farle dire in ogni circostanza la verità e la verità intatta, inviolata. Sarebbe questo un grande progresso sulla via della pace. Ben conosciamo, purtroppo, gli ostacoli che si frappongono a siffatta ideale veridicità. Ma è evidente che si può e si deve tendervi con sforzo costante, passo a passo. Ad ogni modo bisognerà pure che cessi l’intollerabile situazione d’una propaganda campanilistica, la quale, senza minimamente curarsi della verità, si abbassa all’ufficio di serva ciecamente docile degli egoismi di partiti o di nazioni.
Sotto questo duplice aspetto il vostro Istituto è in grado di dare un concorso eminentemente prezioso alla causa della pace, grazie alla disponibilità in comune di tutte le possibilità internazionali le quali tra voi si uniscono alla rettitudine del pensiero giuridico e al buon volere, grazie a una comprensione reciproca, leale e benevola, grazie allo studio amichevole delle controversie nell’intento di scoprire i punti d’accordo che permetterebbero di por fine alle divergenze, grazie, infine, allo stabilimento di reciproci rapporti, quali, pur nel contrasto delle idee, stabiliscono tuttavia un’atmosfera di simpatia tra avversari, simpatia di natura più personale, se si vuole, che obiettiva ma che, nondimeno, facilita sensibilmente la serenità degli scambi di vedute e delle discussioni, creando ciò che è stato chiamato e il pregiudizio favorevole o non fosse che nei confronti della sincerità, della rettitudine, delle intenzioni e della buona volontà.
Come non avremmo Noi a cuore il buon successo e il risultato di incontri come i vostri? E’ perciò che con tutto il fervore della Nostra preghiera, Noi invochiamo, Signori, sui vostri lavori, sulle vostre persone, sulle vostre rispettive patrie, l’abbondanza dei lumi e delle benedizioni divine.
*Atti e discorsi di Pio XII, vol. X, p.222-225.
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