DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
PER IL III CENTENARIO DELLA BEATIFICAZIONE
DI SAN GIUSEPPE CALASANZIO*
Sala degli Svizzeri, Castel Gandolfo - Lunedì, 22 novembre 1948
Quale gioia, quale trionfo per il vostro santo Fondatore è questa numerosa schiera di suoi figli, « suo gaudio e sua corona » (cfr. Phil. 4, 1)! Gli uni prolungano nella loro vita religiosa la sua vita terrestre, santa e apostolica; gli altri, formati ed istruiti nelle Scuole Pie, diffuse in tante regioni del mondo, attribuiscono a lui con animo grato l'onore e il merito della educazione sana e forte che vi hanno ricevuta.
Della Nostra ammirazione per il vostro Padre e Legislatore Noi vi abbiamo dato, diletti figli, una solenne testimonianza nel Breve Apostolico « Providentissimus Deus », col quale lo abbiamo dichiarato e proclamato celeste Patrono di tutte le scuole popolari cristiane.
S. Giuseppe Calasanzio, cui la cattolica Spagna diede i natali, fondò la scuola elementare per i fanciulli, ma più precisamente per i fanciulli poveri ed abbandonati. Altri percorsero poi, e nobilissimamente, lo stesso cammino; egli però tutti li precedette, umile e valoroso antesignano nell'opera santa. Senza dubbio, il Calasanzio e l'Ordine da lui fondato, secondo che le circostanze consigliarono o richiesero, aprirono anche scuole superiori per giovanetti di elevata condizione. Tuttavia il grande amore del vostro Fondatore fu sempre per i figli del povero e semplice popolo, e la scuola, che egli istituì, intese non soltanto di istruirli ed educarli nella fede cristiana - che rimaneva sempre il più alto suo scopo —, ma volle altresì impartire loro, con saggio e sperimentato metodo pedagogico, solide cognizioni per prepararli e addestrarli alla vita. A lui dunque spetta veramente l'onorifico titolo che gli è stato recentemente decretato.
Il vostro Padre ha edificato il suo Istituto sul fondamento, che il Redentore divino pose a base di tutta l'opera sua e che sarà sempre sicura garanzia della genuinità e della durevolezza di ogni istituzione nella Chiesa: sul fondamento della Croce. Ciò che negli ultimi anni della sua lunga vita egli sopportò con eroica virtù, risplende come una delle più fulgide e preziose gemme nella storia dei Santi. Tanto più quindi Ci rallegriamo del grandioso edificio che su quel fondamento si è saldamente elevato
Al Calasanzio si può ben applicare in una maniera sovreccellente la promessa del Salmo: « Qui seminant in lacrimis, in exsultatione metent » (Ps. 125, 6). — Per una singolare disposizione della divina Provvidenza, quest'anno 1948 sottolinea luminosamente i due momenti della promessa. Il 25 agosto 1648 è ancora il tempo delle dolorose seminagioni, delle lacrime, della crocifiggente prova, mentre, al tempo stesso che seminatore, egli era il granello di frumento gettato nel solco per morirvi e germogliare. Ma ecco che il frumento nasce, cresce, matura, e il seminatore, vivendo nella eternità di luce, vede, incoraggia, benedice i mietitori. Cento anni più tardi, al gran sole della gloria, anche sulla terra, il Beato apparisce agli occhi del inondo, portando lietamente nelle sue braccia i bei covoni dorati.
Voi tutti qui adunati, uniti a quanti non possono essere presenti che col cuore, rendete a lui l'omaggio dovuto. Ma egli principalmente attende da voi che proseguiate e promoviate sempre meglio, secondo il suo esempio. sotto la sua guida e con la sua protezione, quello che fu l'ideale della sua vita e del suo pensiero: l'educazione cristiana completa della gioventù.
Voi innanzi tutto, suoi figli per la vostra professione religiosa; voi che, animati dal suo spirito, avete, come lui, dedicato la vostra vita all'apostolato così caro al suo cuore. E Noi pensiamo in questo momento alle eminenti figure di dignitari ecclesiastici, di teologi, di letterati e di scienziati, che hanno illustrato il vostro Ordine; ma il Nostro ricordo va con particolare riconoscenza ed amore allo Scolopio « ignoto », a tutti quei membri del vostro Istituto che col loro modesto lavoro, spesso troppo poco considerato dal mondo, hanno informato migliaia e migliaia di fanciulli al sapere e ad ogni virtù religiosa e civile.
Questo ideale è assai alto, perchè ha per oggetto supremo la formazione soprannaturale e quindi il destino eterno degli alunni affidati alle vostre cure; esso è altresì assai vasto, perchè mira a plasmare anche quaggiù uomini perfetti per la loro coltura intellettuale, morale, scientifica, sociale, artistica, secondo la condizione, le attitudini, le legittime aspirazioni di ciascuno, di guisa che nessuno di loro divenga uno spostato od un inetto, e d'altra parte, niuno veda chiusa dinanzi ai suoi passi la via che sale verso le sommità; ufficio magnifico e santo, che negli educatori, insieme col dono del senno e del tatto, che li metta in grado di dare ad ogni scolaro, in materia di cognizioni sode ed ampie, quel che a lui conviene, richiede anche l'arte di piegare e di adattare il loro insegnamento alla intelligenza e alla capacità degli adolescenti, e soprattutto suppone dedizione, amore e, nella misura delle loro forze, un santo entusiasmo, che desti l'interesse spontaneo degli alunni e stimoli il loro ardore al lavoro.
Dove attingerete voi dunque questo tesoro di pedagogia superiore, di cui avete bisogno? Nella vostra vita spirituale interiore, nella preghiera, nello studio, in una parola, nella pratica esatta e fedele dei doveri del vostro stato, che il santo Fondatore vi ha inculcata coi suoi esempi, con le Costituzioni da lui dettate, con le sue ammirabili lettere, che un amore filiale, congiunto ad una erudizione diligente ed acuta, ha messo o metterà prossimamente nelle vostre mani. Da questo Maestro incomparabile voi apprenderete sempre più perfettamente ciò che avete da sapere e da fare e come dovete farlo, ciò che avete da soffrire e come dovete imitare la sua magnanimità nelle sofferenze, perchè l'educazione è innanzi tutto opera di amore e la grande scuola dell'amore è la Croce.
Ma anche a voi Noi Ci rivolgiamo, cari alunni, a voi, oggetto di tante cure, a voi, che potete già comprendere o almeno intravedere quale grande opera è la vostra educazione; grande per il fine che si propone, grande per quel che costa ai vostri educatori, grande per la collaborazione che richiede da voi. Così la concepiva il Santo, che specialmente oggi onorate, ma a cui dovete rendere un culto e un omaggio costante, non meno con atti di devozione, che facendo del vostro meglio per corrispondere alle intenzioni del suo amore verso di voi. Perciò voi, che crescete nell'aula delle scuole calasanziane, non potete certamente andare ogni giorno a scuola, studiare diligentemente le lezioni, fare coscientemente i compiti assegnati, soltanto perchè ne avete l'obbligo, od anche soltanto per arricchire la vostra mente di sempre più vaste cognizioni, per raffinare il vostro ingegno con l'esercizio e la coltura, per assicurarvi una onesta condizione di vita. No; oltre questi scopi giusti e retti, l'educazione ha il fine superiore di formare e perfezionare in voi il cristiano degno del suo carattere naturale e soprannaturale, utile alla società, qualunque sia l'ufficio a cui la Provvidenza lo destina. Ma, per foggiare tali uomini, avete voi riflettuto a quale lavoro, a quali fatiche, a quali rinunzie totali e continue i vostri Maestri e Professori debbono sottoporsi? Immaginate voi quanto loro costa, a loro che vi amano come vi amano, l'imporvi l'obbligo del lavoro, gradito forse, ma certamente austero, l'osservanza della disciplina, amorevole ma pur forte? L'opera della formazione importa inevitabilmente qualche costrizione. Ora la costrizione può essere o subita di mala voglia, o accettata di buon grado, ovvero generosamente e lietamente accolta da voi stessi in filiale collaborazione coi vostri educatori. A questa collaborazione vi chiama la pedagogia di S. Giuseppe Calasanzio, così nello studio intellettuale, profano e religioso, come nella coltura morale e soprannaturale, ove si tratta per voi, non già di registrare i buoni risultati come semplici ricevitori passivamente esatti, ma di cooperare con un'attività al tempo stesso docile e personale.
Tutto ciò è vero in generale. Ma ogni tempo ha il suo proprio volto, con cui l'educazione cristiana deve necessariamente incontrarsi. Perciò Noi stimiamo che la scuola cattolica ha da tener presenti due scopi speciali :
1°. Alla irrequietezza, alla smisurata moltiplicità, alla pressione della vita moderna, che serra come in una spira quasi totalmente l'uomo e non lo lascia più rientrare in se stesso, alla frenesia del fortunato successo, secondo il quale tutto si giudica, senza badare se è vero o falso, buono o cattivo, lecito o illecito, la educazione cattolica è chiamata ad opporre l'uomo di chiare, sicure e profonde convinzioni.
Non è forse questa la voce della quotidiana esperienza? Guardate. Chi non ha saldi principi, viene oggi senz'altro travolto dagli alti flutti delle lotte ideologiche. Perciò tanti sguardi al presente si volgono, pieni di speranza, verso la Chiesa. Questa ha dietro di sè una storia ammirabile di santità e di opere grandi, è ricca di vetuste costumanze, di bellezza e di forme sublimi. Ma ciò che in lei soprattutto attira gli animi è la convinzione, salda come una roccia, della verità assoluta, della forza divina di quella fede, dalla quale tutto il resto riceve vita e valore.
2°. Alla instabilità morale, verso cui la gioventù è in mille modi tratta dalla supercoltura, dal libro, dalle immagini, dal « film », è ufficio della educazione cattolica di opporre l'uomo che sa dominare se stesso, conservare e difendere la sua dignità umana e cristiana.
La morale cattolica ha cuore largo; essa accoglie ed abbraccia tutto ciò che si trova nell'ambito di quella dignità. Là però sono anche segnati i confini, che non è lecito di trapassare. Mantenere inviolati questi limiti sempre e in ogni circostanza, è lode e merito di animi forti; ma è necessaria la grazia e l'umile preghiera per impetrarla — grazia e preghiera senza le quali non è possibile la vittoria —, è necessario che il giovane venga fin dai primi anni esercitato alle rinunzie, al sacrificio, al dominio di sè stesso.
Perciò su voi tutti, educatori ed alunni, invochiamo la intercessione del santo Fondatore, uomo d'incrollabile fede e di eroica abnegazione, e mentre con lui mettiamo le Scuole Pie della Madre di Dio sotto il potente presidio della Vergine purissima, v'impartiamo con paterno affetto l'Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, X,
Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948 - 1° marzo 1949, pp. 285 - 289
Tipografia Poliglotta Vaticana
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