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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AD UN GRUPPO DI EX-ALUNNI, STUDENTI E PROFESSORI
DEL PONTIFICIO COLLEGIO LEONIANO DI ANAGNI*

Venerdì, 29 aprile 1949

 

Siamo ben lieti, in occasione del cinquantesimo anniversario del vostro Istituto, di accogliervi, Venerabili Fratelli e diletti figli, Superiori, Professori, ex alunni ed alunni del Pontificio Collegio di Anagni, il quale si onora del nome del suo Augusto Fondatore, Leone XIII, Nostro Predecessore di gloriosa memoria. A lui va, dopo Dio, la vostra perenne riconoscenza, pur senza dimenticare tutti coloro che, nel corso di questo mezzo secolo, hanno lavorato senza posa per attuare le sue intenzioni ed attendere con amore alla formazione dei candidati al sacerdozio.

Cinquanta generazioni di sacerdoti chiamati ad essere il fiore ed il fermento attivo di una dozzina di diocesi: quale onore, ma anche quale responsabilità!

In voi Noi vediamo rappresentate tutte le età della vita clericale, dalla prima giovinezza alla maturità e alla vecchiaia; in voi i diversi ministeri della missione sacerdotale, pastorale e apostolica; in voi le diocesi di una parte così importante d'Italia.

Ma ciò che particolarmente Ci allieta dinanzi allo spettacolo di questa sintesi del Clero del Lazio inferiore, è non soltanto la varietà degli elementi che la compongono, ma anche e soprattutto la sua efficacia per il bene delle anime e per il progresso dell'opera della Chiesa.

Se è vero che sono in errore coloro che, mossi da una puerile e smoderata brama di novità, ledono, con le loro dottrine, coi loro atti e con le loro agitazioni, la immutabilità della Chiesa, non è men certo che s'ingannerebbero anche quelli i quali cercassero, scientemente o no, d'irrigidirla in una sterile immobilità. La Chiesa, corpo mistico di Cristo, è, come gli uomini che lo compongono, un organismo vivente, sostanzialmente sempre uguale a sè stesso; e Pietro riconoscerebbe nella Chiesa cattolica romana del ventesimo secolo quella prima società dei credenti che egli arringava il dì della Pentecoste. Ma il corpo vivo cresce, si sviluppa, tende alla maturità. Il corpo mistico di Cristo, come i membri fisici che lo costituiscono, non vive nè si muove nell'astratto, fuori delle condizioni incessantemente mutevoli di tempo e di luogo; non è nè può essere segregato dal mondo che lo circonda; è sempre del suo secolo, avanza con lui di giorno in giorno, di ora in ora, adattando continuamente le sue maniere e il suo portamento a quello della società in mezzo alla quale deve operare.

Ora è questo appunto uno dei grandi benefici dei Seminari regionali, uno dei vantaggi di quella molteplice varietà che abbiamo in voi riconosciuta e apprezzata, che cioè il vostro zelo e il vostro lavoro sacerdotale, pur svolgendosi nelle vostre proprie diocesi o nelle vostre famiglie religiose, nella perseverante assiduità alle vostre cariche e ai vostri propri ministeri, nell'attaccamento, fedele alle peculiarità delle vostre vocazioni e tradizioni, non sono confinati come in un vaso chiuso.

Il contatto stabilitosi fra voi, dacchè varcaste la soglia del vostro Collegio, perdura e si rafferma attraverso i vari gradi del vostro ufficio, rendendo ad ognuno possibile di assimilarsi il frutto delle esperienze e delle intraprese altrui. Esso permette, senza pregiudizio della legittima predilezione e della totale dedizione al campo di lavoro assegnatovi dalla Provvidenza, di allargare il cuore e lo spirito e vi preserva da tutte le meschinità di un malinteso campanilismo.

Conservate dunque sempre fra voi, qualsiansi l'età e l'ufficio di ciascuno, questo vincolo e questa permanente comunicazione, e non solo fra voi, antichi e nuovi alunni del Collegio Leoniano, ma, mediante voi, fra tutti i membri del Clero, aventi tutti un sol cuore, una sola anima, un solo ideale. In tal guisa, voi non farete soltanto la vostra opera strettamente personale, ma la grande opera della Chiesa, l'opera del Redentore divino. Tutti sentono, diletti figli, che il genere umano si trova ora ad una svolta decisiva della sua storia, dinanzi alla quale il Clero non può rimanere spettatore inerte, perchè si tratta della sorte stessa delle anime. Perciò allo spirito di menzogna, che domina il mondo, esso deve opporre l'amore inconcusso della verità; allo spirito di odio e di egoismo, il sentimento della fratellanza cristiana e la tutela della giustizia, specialmente verso i bisogni delle classi umili; allo spirito di corruzione, la purezza sacerdotale; alla bramosia dei piaceri, il distacco dai miserabili beni di questa terra. L'ora presente esige dal sacerdote una virtù più forte, uno zelo più ardente, una fermezza più intrepida. Guai al sacerdote che oggi volesse risparmiarsi e misurare le rinunzie, i sacrifici e le fatiche! Guai al sacerdote che si lasciasse intimorire dalle minacce e dai pericoli, dimentico dell'ammonimento del Redentore : « Chi ama la propria vita, la perderà » (Io. 12, 25).

Confortati, però, nel saper voi così fedeli a tutti i doveri della vostra vocazione e stretti in una così fraterna unione, benedetta da Dio e fecondata dalla sua grazia, invochiamo su di voi l'abbondanza degli aiuti celesti, mentre v'impartiamo di cuore, insieme a tutti i vostri confratelli, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XI,
 Undecimo anno di Pontificato, 2 marzo 1949 - 1° marzo 1950, pp. 49 - 51
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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