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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI DIPENDENTI DELLA CASSA DI RISPARMIO DI ROMA*

Aula della Benedizione - Mercoledì, 6 dicembre 1950

 

Ci torna particolarmente gradito di aver oggi l'occasione di esprimere a voi tutti, amministratori, dirigenti e impiegati della Cassa di risparmio di Roma, l'alta stima che nutriamo per il vostro Istituto, il quale, guidato e mosso da un pensiero di vera carità cristiana e nato sotto gli auspici del Nostro vene rato Predecessore Gregorio XVI, ha fedelmente mantenuto le sue belle tradizioni.

Il fine, che esso si propone e che persegue con ammirabile costanza da oltre un secolo, è eminentemente sociale e perciò degno dei più ampi elogi: dare ai più modesti bilanci la possibilità e la facilità di accrescersi lentamente e di far fruttare i loro piccoli risparmi. Questo servizio è già assai prezioso in sè stesso. Ma tale appare anche più, se si considera che esso fortifica e affina il senso e l'abitudine della previdenza e ne diffonde la nozione e l'uso fra le classi meno abbienti.

La sua portata però si estende anche più largamente: questo senso e questa abitudine suppongono infatti — e reciprocamente favoriscono e sviluppano il clima sano e di una vita ordinata e virtuosamente coraggiosa. Poichè è senza dubbio necessario il coraggio, — in tutti i tempi, ma più che mai nel nostro —, per resistere con perseveranza alle mille tentazioni di piaceri, di godimenti, di amor proprio, di comodità, che, anche senza giungere fino al lusso, oltrepassano nondimeno ciò che è l'onesto necessario. Certamente questa eccedenza, nelle presenti condizioni della vita, è, per una gran parte del popolo, assai meschina; tuttavia non sono pochi coloro che, nell'angusto margine che passa tra lo stretto necessario e il tenue superfluo, arrivano a risparmiare soldo per soldo e ad affidarvi somme, ben modeste è vero, ma pure di non lieve utilità.

Chi potrebbe dubitare che un tale regime di vita contribuisca considerevolmente a mantenere nella famiglia l'unione, l'alle grezza in una serena semplicità e la dignità morale? Non desiderosi di andare a cercar fuori divertimenti dispendiosi, i quali poi non lasciano dietro di sè che un amaro sapore, il padre, la madre, i figli, sanno trovare fra di loro, in casa o in una cerchia ristretta di buoni amici, sane soddisfazioni. Questa dimora, ove ciascuno è ansioso di ritrovarsi ogni sera, dopo i lavori, le fatiche, le occupazioni della vita quotidiana, essi l'amano, la custodiscono con cura, come un santuario, e ognuno, secondo le proprie attitudini e le proprie capacità, si studia di abbellirla e di farvi regnare l'ordine e la gioia.

Nella intimità di un tal focolare laborioso ed economo, essi si scambiano le notizie dei piccoli avvenimenti della giornata, che altrove potrebbero sembrare senza valore, ma non qui, ove, invece di perdere il tempo, il danaro, la pace, fra gente sconosciuta o indifferente, ognuno s'interessa al bene di tutti gli altri.

Ma vi è di più. Voi sapete con una saggia e prudente amministrazione dare ai modesti capitali dei vostri depositanti un impiego fruttifero, non solo a loro privato vantaggio, ma anche a profitto delle opere di beneficenza o di pubblica utilità, delle quali così i vostri clienti divengono anonimi, ma utili collaboratori, contribuendo con ciò stesso alla ricostruzione materiale e sociale del Paese.

Mentre pertanto Ci congratuliamo con voi per il bene che, mediante il vostro Istituto, voi fate ad una delle classi più meritevoli della società, impartiamo di cuore a voi tutti, ai vostri clienti, alle vostre famiglie, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 335 - 336
 Tipografia Poliglotta Vaticana



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