AI FEDELI *
Domenica, 25 marzo 1951
Da questo incomparabile luogo, ove, nel passato Anno Santo, l'Urbe e il mondo intero si sono insieme trovati in solenni e solennissime ore, inviamo alla moltitudine dei fedeli della Nostra diocesi di Roma, ai pellegrini qui convenuti per la Pasqua cristiana, e a quanti sulla terra ascoltano la Nostra voce, il commosso saluto del Padre comune.
Vi ha desti, diletti figli e figlie, l'annunzio angelico: Surrexit! È risorto! Quel medesimo annunzio, rivolto un giorno a poche anime ancora sopraffatte dalla paura e dal tremore (cfr. Marc. 16, 6-8), si ripete ad ogni schiudersi di primavera, e trasvola per ogni dove sull'onda melodiosa delle campane, per suscitare in milioni di anime il medesimo potente fremito di giubilo, il medesimo fervore di fede, il medesimo largo respiro di speranza.
Gioite ed esultate, diletti figli, poichè la vita che si rinnova in Gesù risorto, nell'alba di Pasqua, è per ogni anima pegno di nuova vita, di salvezza e di futura risurrezione. Mistero di rinnovamento è la Pasqua. Tutte le sue voci lo invocano: scotete da voi il vecchio fermento della malizia e della malvagità (cfr. Cor. 5, 8); rivestitevi dell'uomo nuovo, quale è voluto da Dio; la mente si elevi alle cose celesti; discenda in ciascun'anima la grazia santificatrice; più alta e più concreta divenga la giustizia, più universale la carità; in una parola, rinnovate i vincoli spezzati fra l'uomo e Dio, fra uomo ed uomo. Ridiventate figli, ridiventate fratelli!
Primo frutto sia la pace. Pax vobis! (Luc. 24, 36). È il nuovo saluto di Gesù risorto. Ciò che sulla sua culla era una promessa, nel dì di Pasqua vuol essere una realtà, effetto della compiuta Redenzione. Quel saluto di pace, che risonò, venti secoli or sono, quasi suggello delle sue apparizioni e contrassegno della Chiesa nascente, si accolga, oggi più che mai, quale divino precetto vincolante ogni coscienza, si riceva quale dono inestimabile, si attui come la impresa più degna della odierna civiltà, più bramata dal cielo e dalla terra.
Affinché però il gaudio pasquale non tramonti col declinare del giorno, ma duri invece perenne per lunga stagione e penetri i cuori maggiormente colpiti dalla tormenta, che oggi sconvolge il mondo, scenda, o Gesù, la vostra benedizione, apportatrice di rinnovamento e di pace, su questo popolo, che a Voi innalza unanime un inno di lode, di gratitudine e d'impetrazione.
Benedite, o Redentore divino, la sacra Gerarchia, i ministri del Santuario e gli aspiranti al sacerdozio, tutti coloro che, rinunziando al mondo, si sono a Voi consacrati nelle più varie forme della vita religiosa.
Benedite le balde schiere dell'apostolato dei laici, e ravvivate in loro, fino alla piena misura, il coraggio della professione cristiana, l'ardore dello zelo, la fermezza della virile fedeltà.
Benedite i Reggitori delle Nazioni e ispirate loro propositi di giustizia e di pace, di fraterne intese e di reciproci aiuti, affinché, liberati da ogni brama di dominazione e di violenza, i popoli possano vivere e servire Dio nel pacifico lavoro e in serena tranquillità, e così, pervenire dalla operosa giornata terrena alla beatitudine della Patria celeste.
Benedite le famiglie, nel cui grembo proteggitore crescono le generazioni, che dovranno formare la Chiesa del domani; benedite e sostenete i giovani e le fanciulle, la cui purezza, il cui valore, la cui spirituale letizia, sono una delle più fervide sollecitudini della vostra Sposa immacolata.
Benedite e confortate coloro, che gli allettamenti terreni e gli errori insidiosi hanno danneggiati nel sentimento e nel pensiero, nella condotta e nelle opere, e aiutateli a ritrovare dal folto della tiepidezza, della indifferenza, della lontananza da Dio, la via che sola conduce alla verità e alla salvezza.
Effondete questa vostra benedizione su tutti i sofferenti nel corpo e nello spirito; suscitate, in numero sempre maggiore, anime generose preste ad accorrere dovunque si oda un grido, un lamento, un sospiro, pronte a dedicare la loro mente e il loro braccio e le loro sostanze alla cura di tanti bambini abbandonati per le vie, al sostegno di tanti vecchi privi di ogni soccorso, di tanti miseri che stentano la vita tra il bisogno e le infermità, di tanti profughi randagi in cerca di un'altra patria, i6 di tanti oppressi vittime delle umane ingiustizie; infondete coraggio a quanti gemono negli ospedali, nelle carceri, nei luoghi di esilio e di pena, forse anche ingiustamente; accrescete fortezza a coloro che patiscono nell'onore, nella libertà e nella carne per la difesa della loro fede: fulgidi esempi di fedeltà a Voi, divino Vincitore dell'inferno e della. morte.
Trionfate, trionfate, o Gesù. Venga, si avanzi il vostro regno. Il vostro impero risplenda sulla terra, più conosciuto, più amato, più potente, come infinita è la potenza del vostro sangue divino, sparso a redenzione di tutto il mondo!
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 15 - 17
Tipografia Poliglotta Vaticana
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