AD UN GRUPPO DELL'ISTITUTO POLIGRAFICO DELLO STATO*
Domenica, 8 aprile 1951
Voi avete voluto dare, diletti figli e figlie, nell'adempimento del precetto pasquale, una pubblica prova della vostra fede e del vostro spirito profondamente cristiano, e avete desiderato di chiudere la vostra devota mattinata con la benedizione del Vicario di Cristo. Il vostro esempio è tanto più manifesto ed efficace, quanto più numerosa e varia è la vostra accolta. Noi vediamo infatti qui riuniti in fraterna comunanza membri della Direzione generale, ingegneri, impiegati e operai dei grandi rami che costituiscono l'insieme dell'Istituto Poligrafico dello Stato.
È tutto un mondo a sè questo Istituto coi suoi Stabilimenti nell'Urbe, al Monte Sacro, in Foggia: un mondo di coraggiosa costruzione e d'imponente sviluppo, che trae le sue origini dall'Officina Governativa delle Carte e Valori di Torino; sviluppo in estensione e in altezza, che è proceduto con un ritmo sempre più rapido e ha superato anche, come in un balzo, le vaste distruzioni causate dalla guerra. Così oggi il Poligrafico è riconosciuto come « un insuperato progresso di organizzazione e di tecnica produttiva », e questo lusinghiero elogio, venuto da autorevoli personaggi e Commissioni internazionali, ben meritano quanti ad esso hanno dato la loro tenace e fervida opera.
Ma il Poligrafico dello Stato è anche un mondo di senso sociale, di attività sociale. Noi abbiamo notato con particolare interesse quante cure esso dedica alle opere ricreative e di assistenza per i dipendenti dell'Istituto, quanto fa per le madri e per i bambini, per le ore dopo il lavoro, per i giorni e le settimane di ristoro e di sollievo fisico e morale, per giovani e per adulti, sui monti e nelle spiagge.
Lo spirito sociale, che domina nell'opera del Poligrafico dello Stato, farà anche sì, che il singolo e i singoli fra voi siano preservati dal cadere in un accasciante tedio, come se in quel mare di lavoro e di produzione il loro piccolo e così particolare con tributo scomparisse, e in tal guisa ognuno non fosse che una quantità quasi impercettibile e come una minuscola ruota di una macchina gigantesca. No; anche in uno Stabilimento che lavora con cento o mille macchine, il buon risultato dipende, giorno per giorno, anno per anno, soprattutto dall'attenzione, dalla diligenza, dalla perizia, dalla consapevolezza della propria responsabilità personale, e quindi dalla maggior coscienziosità, con cui i singoli prestano l'opera loro. Ciò vale tanto più per un Istituto come il vostro, in cui voi siete direttamente al servizio dello Stato, — e in un campo così importante —, e quindi lavorate in un punto rilevante del bene comune, nel quale ha valore non tanto la prestazione puramente materiale secondo il numero e la misura, quanto l'abilità e la perfezione tecnica.
Conservate questo pensiero di dignità etica nella vostra vita professionale e date ad essa il coronamento e quasi la consacrazione religiosa: mettete cioè il vostro lavoro quotidiano al servizio di Dio e nell'amore purificante e santificante di Gesù Cristo. Allora un'aura di mutuo rispetto, di reciproca benevolenza e fiducia riempirà gli spazi e i cuori dell'Istituto Poligrafico dello Stato.
Con tale augurio Noi invochiamo su di voi le più preziose grazie del Signore, mentre ben volentieri impartiamo a voi tutti, alle vostre famiglie, a quanti vi sono cari, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 39 - 40
Tipografia Poliglotta Vaticana
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