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  RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
PER IL XVII CENTENARIO DEL MARTIRIO DI S. AGATA*

Mercoledì, 15 agosto 1951

 

Nel compiere l'atto, al quale la vostra pietà religiosa Ci ha invitati a maggior lustro della solennità in onore della vostra gloriosa Patrona Sant'Agata, quello che il Nostro cuore ha inteso di fare e voi stessi aspettate da Noi, diletti figli della cattolica nobilissima Catania, non è propriamente la esibizione spettacolosa di uno di quei prodigi della scienza che cantano oggi con voce nuova le mirabili grandezze di Dio, il quale « agli uomini ha dato l'intelligenza, perchè traessero vanto dalle sue potenti opere » (Eccli. 38, 6). Ciò che voi attendete e a Noi preme di significarvi, è ben altro : è il contenuto spirituale di questo simbolico gesto, per cui il venerando simulacro della vostra Patrona — trionfante sulla vetusta colonna, quale palladio della Città, e ricordo sempre presente ai cittadini, — si è questa sera illuminato al Nostro cenno e fa attenti su di lei, come forse non mai, i vostri sguardi e i vostri cuori.

La luce, di cui l'antico simulacro splende questa sera sui vostri festeggiamenti, è pallida figura, che non può reggere al confronto della luce meravigliosa onde questa eroina della professione cristiana, questa martire delle prime persecuzioni, rifulge nei fasti delle chiese di Occidente e di Oriente, per la sua intrepida costanza nella fede, per il suo amore di Gesù Cristo, per la sua predilezione della virtù, rivelatasi, per Gesù Cristo, l'unico vero supremo bene degli uomini.

La vostra storia, diletti Catanesi, non ha memorie che vincano il tempo e l'oblio come la gloriosa vicenda di questa Martire, che dopo tanti secoli è viva e presente agli spiriti, ammonitrice della vostra vita, della vostra fede, dei vostri costumi, con una evidenza e con una efficacia che è vano pensare di altri eroi della città terrena, di altri avvenimenti della storia degli uomini.

Nel flusso di questi eventi ha mutato presso di voi, come muta per ogni altro popolo, con ritmo incessante, con sorprendente volubilità, il volto di tutte le cose. Governi e leggi, opere e istituzioni, correnti di pensiero e di coltura, tradizioni e civiltà, tutto è un perpetuo sorgere e tramontare, nascere e morire, tenere il campo e cadere nell'oblio. Non resta immutato che l'eterno, cioè il bene assoluto. E il bene assoluto, l'eterno, è, quaggiù, nei valori per i quali Sant'Agata è grande e vive. Vive nel tempo, come vive nella eternità.

Quand'anche non restasse di alcuni Martiri che il nome negli annali dell'umanità e della società cristiana, questo nome che ha la consistenza della virtù, tramandato nei secoli, è splendore che non tramonta, è alimento ai mortali di superiore vita, è forza invincibile di sacrificio e di eroismo, immensamente più consistente del marmo, del bronzo, di tutto ciò che serve a fissare nel tempo la storia degli uomini, individui, popoli e nazioni.

I valori, per i quali la figura di Agata, una delle più venerate Sante dell'antichità, vive ed è custodita nella tradizione quasi bimillenaria, sono la sua fede incrollabile, la sua eroica fortezza, la sua passione per Gesù Cristo. Per questi valori ella, la debole agli occhi del mondo, tutto contò in perdita — come affermava San Paolo — rispetto alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo; per il quale fece getto di tutte le cose, e le reputò lordura per guadagnar Cristo (cfr. Phil. 3, 8).

Testimoni voi, Catanesi, di questa verità nel fatto della vostra Santa Patrona, voi che la sentite viva e operante in mezzo a voi, come una vita che trascende la terrena, e ogni anno le rinnovate il trionfo attraverso le vostre contrade, voi dovete sentire, oggi più che mai, il valore unico delle virtù cristiane su tutto ciò che nel mondo ha nome di grandezza, di potenza, di felicità. Voi dovete sentire come soltanto per queste virtù è dato all'uomo di vincere la morte e di guadagnare una vita imperitura; e anche di là dalla morte infiammare al bene, così che la vita dataci da Dio sia testimonianza perenne alla verità e alla giustizia, ed il suo rendimento, nel tempo e oltre i confini del tempo, serva alla edificazione del Regno di Dio sulla terra.

Non è questo nel mondo il proprio ufficio della grande famiglia cristiana in cammino verso la sua vera patria? la sua propria missione di civiltà in mezzo ai contrasti e alle crisi che attraversa? Chi oserebbe affermare che la civiltà è nel culto della vita terrena, e non piuttosto nei progressi dello spirito?

Quello di cui il mondo cristiano oggi ha bisogno per la sua restaurazione è la condotta spirituale, il ritorno a quei valori morali e soprannaturali, che così spesso gli uomini esaltano nei Santi e negano nella vita.

A voi, diletti figli, se intendete il significato profondo dei solenni festeggiamenti, che commuovono la vostra città e la vostra isola, su questi valori, cioè sulle virtù del Vangelo, che sono il nerbo della professione cristiana, dovete portare con fervore nuovo, diciamo di più, con nuovo solenne giuramento, l'impeto di fede e di amore, che nel nome di Sant'Agata elettrizza — ben lo sappiamo — oggi e sempre le vostre menti e i vostri cuori.

La vostra vita, diletti figli, la vostra specchiata condotta cristiana, il vostro austero costume, la vostra coraggiosa affermazione di quella fede per la quale Agata colse nel martirio la sua immortalità, ecco la misura vera, genuina, adeguata del vostro sincero culto per questa Martire gloriosa, che voi innalzate a bandiera della vostra pietà religiosa, del vostro civismo e patriottismo.

La vetusta colonna, la veneranda effigie, che questa sera abbiamo illuminate attraverso le onde ubbidienti al cenno dell'uomo, come ostentano agli occhi del mondo il valore massimo della vostra civiltà, la vostra fede e pietà religiosa, così devono essere a voi stessi ammonimento solenne di coerenza, alto, perpetuo, suadente invito di quella Sapienza eterna, di cui è scritto nei Proverbi (1, 20) che « grida in pubblico, e per le piazze alza la sua voce ».

A voi questa Sapienza parla per la gloriosa Sant'Agata. E voi, inchinandovi al simulacro della vostra Patrona, ascoltate la sublime parola che viene dal suo sangue e non invecchia coi tempi. È la parola eterna di Gesù Cristo e del suo Vangelo. In essa è per ciascuno di voi, per le vostre famiglie, per la vostra Città il segreto, la garanzia, il pegno della felicità e della grandezza. Per essa vivrà lo spirito sulla ferma pietra della verità, il cuore nel culto della giustizia e nella pace. Vivranno le vostre famiglie nell'ordine, che viene dal timore di Dio. Sarà prospera per la civiltà vera la nobile e a Noi diletta Catania.

Con questi voti — auspice la Regina dei martiri, assunta in cielo ed esaltata sopra tutti i cori degli Angeli e sopra tutte le schiere dei Santi — invochiamo su voi tutti, sulla sacra Gerarchia ecclesiastica e sui magistrati civili, sulle vostre famiglie, e in particolare sui cari infermi e sulla diletta gioventù, la pace di Gesù Cristo e l'abbondanza delle divine grazie, mentre, nuovo pegno della Nostra benevolenza, impartiamo a tutti con effusione di cuore l'Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
 Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 213 - 216
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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