DISCORSO
AI PARTECIPANTI AL VI CONGRESSO DELLA
CONFEDERAZIONE NAZIONALE DEI COLTIVATORI DIRETTI*
Aula della Benedizione - Venerdì, 29 febbraio 1952
Il ricordo ancora presente alla nostra memoria e al Nostro cuore della Udienza del 15 novembre 1946 non fa che rendere anche più viva la gioia che proviamo nell'accogliervi oggi, diletti figli della « Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti ». Alcuni di voi presero parte a quell'incontro e ascoltarono la Nostra parola. In quale stato era allora la patria italiana! Città in rovine, dalle quali occorreva farle risorgere, per assicurare un alloggio a numerose famiglie senza tetto! Campagne, il cui suolo era stato devastato, rese incapaci di provvedere col vostro lavoro ai bisogni del popolo! Ai disastri materiali visibili si aggiungevano molteplici e inestricabili problemi. Voi avete saputo in gran parte superarli: sono stati anni duri, ma coronati da felici successi.
Come sempre, in tempi calamitosi, tutte le classi della società, tutti i rami dell'attività economica, volgevano lo sguardo e tendevano le braccia verso lo Stato, invocando aiuto e protezione. L'agricoltura soprattutto correva il pericolo di rimanere al di sotto; ad essa riusciva più difficile, nel generale clamore, di far sentire la sua voce, ad essa che pur è quasi la madre che nutrisce tutto il paese. Particolarmente critica era la condizione dei piccoli e medi produttori e lavoratori rurali, delle diverse categorie, che nel corso della storia si sono formate in Italia. In quel momento e per soccorrere a un vero bisogno, voi, conoscendo la debolezza e la insufficienza degli sforzi separati, istituiste la vostra organizzazione, e veniste filialmente a presentarCela, domandando e ricevendo per essa e per voi stessi, insieme coi Nostri incoraggiamenti e consigli, la Nostra benedizione.
Quanto cammino percorso in questi cinque anni e mezzo! con quale risultato, ma anche con quale pena fin dall'inizio! Il risorgere dopo la catastrofe era duro per tutti. Esso presentava per voi una difficoltà speciale, perchè non pochi di quelli che la vostra organizzazione cercava, nel loro stesso interesse, di far aderire al vostro movimento, non mostravano di ben comprendere la sua natura, il fine a cui mira, i vantaggi che è atto a procurare.
L'uomo di campagna, più riflessivo dell'uomo di città, non si lascia facilmente trasportare da subitanei entusiasmi, nè addottrinare con seducenti parole; egli considera maturamente il vero interesse suo e dei suoi. Belle qualità, certamente; ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Il contadino è alquanto lento a risolversi; vuol rendersi di ogni cosa conto da sè, e, tutto attento a ciò che immediatamente lo circonda, è meno portato ad allargare il suo campo visivo, a spingere il suo sguardo al di là della sua cerchia; è tentato di aver cura troppo dei propri bisogni, e non abbastanza degli interessi comuni e universali, di non vedere che, se le cose vanno male per gli altri, non tarderanno ad andar male anche per lui. In tali condizioni non potevate attendervi di crescere rapidamente in numero ed in valore. Voi tuttavia lo avete ottenuto, e più presto di quel che si potesse prevedere. Oggi la vostra Confederazione è forte, e ad essa in buona parte si deve, se lo stato delle terre da voi coltivate è sensibilmente migliorato. Noi vi auguriamo nuovi e incessanti progressi, e a tal fine vorremmo rivolgervi per il vostro futuro cammino tre paterni consigli:
1) Secondo l'antico detto (« Audentes fortuna iuvat »: così cantava Virgilio [Aen. Io, 284] — « Aiutati che Dio t'aiuta »: così dice la fiducia cristiana), studiatevi di estendere sempre più la vostra organizzazione, e soprattutto di guadagnare la gioventù rurale. Mostrate a questi giovani un affettuoso interesse; formateli e preparateli mediante corsi speciali ai loro doveri di coltivatori; educateli a più larghe ed alte vedute spirituali e sociali; allora essi prenderanno a cuore la vostra organizzazione.
2) In secondo luogo, non dimenticate che la solida base della economia e del benessere dei membri della vostra Confederazione è la famiglia. Ecco la fonte del vostro vigore fisico e morale, il segreto del vostro influsso e della vostra importanza nello Stato e nella politica. La vostra organizzazione e la famiglia vanno di pari passo; la decadenza dell'una porterebbe con sè quella dell'altra. Per salvare la famiglia, rivolgete la vostra attenzione anche al proletariato rurale: esso dovrà sparire.
3) Finalmente, pensate a Dio, amate Dio! Nulla può alcuno senza di Lui; niuno deve dimenticarlo, e meno di chiunque altro l'agricoltore. Egli sperimenta ogni giorno la sua incapacità di « fare la pioggia e il sereno »; anche i più meravigliosi progressi tecnici a nulla giovano, se Dio nella sua grazia e misericordia non dà l'incremento e la buona riuscita (cfr. I Cor. 3, 6). Voglia o no, l'uomo di campagna sente continuamente l'azione sovrana di Dio. Egli deve riconoscere che il Signore nella sua bontà « fa sorgere il suo sole sopra malvagi e buoni, e piovere su giusti ed ingiusti » (Matth. 5, 45). Ahimè! quanti ingrati non se ne prevalgono che per attendere, per esigere questi benefici come dovuti, senza pensare in alcun modo all'obbligo della preghiera e della riconoscenza.
Voi, diletti figli, non solo pensate a tale obbligo, ma avete voluto dare al suo adempimento un particolare splendore con pubbliche manifestazioni e con la istituzione di una « Giornata del Ringraziamento ». Iddio risponderà, non ne dubitiamo, al vostro fervore e alle vostre preghiere con nuovi favori, in pegno dei quali impartiamo di cuore a voi, alle vostre famiglie, a tutti i membri della Confederazione, la Nostra paterna Benedizione Apostolica.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 481 - 483
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