DISCORSO
AD UN GRUPPO DI FUNZIONARI ED IMPIEGATI DI ROMA*
Venerdì, 25 aprile 1952
Siate benvenuti, diletti figli di Roma! Da quando, il 10 febbraio scorso, Noi rivolgemmo a tutto il popolo della Nostra dilettissima Città l'Esortazione, nella quale auspicavamo un fervido risveglio di fede e di azione, abbiamo seguito col più vivo interesse quanto si sta operando per rispondere generosamente al Nostro invito.
E poichè Ci auguriamo che Roma saprà dare all'Italia e al mondo l'esempio di un rinnovamento totale nello spirito del Vangelo, Noi stimiamo particolarmente importanti questi incontri coi diversi ceti della popolazione dell'Urbe. Vi esprimiamo quindi il Nostro compiacimento per aver voi mostrato il desiderio di adunarvi intorno a Noi e di manifestare al Vicario di Cristo la vostra risoluzione di una vita più fervorosa e animatrice.
Vogliamo dirvi subito che non ignoriamo e non dimentichiamo affatto il difficile stato economico, in cui molti di voi, come anche altri, si dibattono e salutiamo con la più sincera soddisfazione ogni miglioramento, che abbiate potuto ottenere. È ben chiaro che coloro, dai quali dipende, hanno l'obbligo di fare quanto è da essi per venire incontro ai vostri legittimi desideri. Sia dunque benedetto ogni sforzo intelligente ed onesto, capace di conseguire che le condizioni della economia nazionale rendano possibili nuovi progressi verso l'appagamento del bisogno in cui si trovano tutti quelli che vivono col lavoro quotidiano, affinchè siano messi in grado di provvedere alle necessità delle loro famiglie e alla conveniente e cristiana educazione dei loro figli.
Tutti sanno che il divino Maestro non esitò ad usare la sua onnipotenza per asciugare lacrime, per lenire dolori, per dare la sanità ai malati, la vita ai morti; due volte narra il Vangelo che Egli moltiplicò i pani per sfamare le turbe, che erano corse dietro a Lui. Ora, se Gesù non si disinteressava dei bisogni materiali, non può certo di fronte ad essi rimanere indifferente la Chiesa, nè possono restar -tranquilli i cristiani responsabili, finchè non avranno fatto, anche in questa materia, tutto quello che è in loro potere.
Ma occorre diletti figli, considerare che quelle folle segui- , vano Gesù per ascoltarne gl'insegnamenti, per bere a quella fonte divina l'acqua della verità e dell'amore. Cercate — Egli diceva loro — prima il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in soprappiù (cfr. Matth. 6, 33). E con quanta liberalità e con quanta abbondanza!
Ecco perchè nell'apprendere con quale attenzione e fervore voi avete seguito le parole di fede che i vostri insigni predicatori son venuti rivolgendovi, nel sapere che avete poi purificato le vostre anime nel Sacramento della Penitenza e le avete nutrite con la Ssma Eucaristia, che avete così cercato in questi giorni il regno di Dio e la sua giustizia, come desiderò Gesù; una calda preghiera è salita alle Nostre labbra: O Padre nostro, che sei nei cieli, questi tuoi figli si sono stretti intorno ai tuoi sacerdoti, come le turbe à stringevano intorno al tuo Figlio divino. Non vorrai tu dare loro il pane quotidiano? E se hanno cercato il regno tuo e la tua giustizia, non vorrai dare loro una vita degna di esseri umani?
Intanto è nata nel Nostro cuore una speranza, che vorremmo si mutasse in certezza. Se tutti gli uomini di oggi avessero sete della parola di Dio e corressero dietro a Gesù per ascoltarlo, non sarebbe forse difficile, se così piacesse al Signore, di assistere ad una misteriosa, nuova e più splendida moltiplicazione dei pani!
Noi Ci felicitiamo della vostra stima per il primato dei va- lori spirituali, ma insieme aggiungiamo che essa non potrebbe essere duratura, se non conservaste e rinvigoriste ogni giorno più la fede, che ne è il presupposto e la base. Noi sappiamo che voi siete santamente orgogliosi del vostro nome e della vostra qualità di cristiani; Ci è noto come siete consapevoli del gran dono della fede soprannaturale, che vi è stata infusa nel battesimo e che una sana educazione ha sviluppato e fortificato nelle vostre anime. Ma talvolta questa fede è senza spirito, è morta, dorme nella memoria come in un libro chiuso. Non è viva, non è operante, non è vivificante. Le formule, che alcuni recitano distrattamente, non divengono l'anima dei loro movimenti. Avviene così che la loro fede tante volte non apparisce.
La fede della Chiesa non è vana, come sarebbe se Cristo non fosse risorto o fosse morto di nuovo. Ecco perchè in questi giorni di gaudio pasquale è tutto un canto, che s'inizia con un festoso Alleluia e si sviluppa con tre temi, i quali sono enunciati, ritornano, s'intrecciano e poi prorompono alla fine in un altro Alleluia di trionfo e di gloria : il Signore è veramente risorto: Surrexit Dominus vere; una volta risorto il Signore non muore più resurgens cx niortuis iarn non moritur (Rom. 6, 9); il Signore è risorto ed è apparso a molti: apparuit multis. Ma sarebbe certo ben vana la vostra fede, se non foste anche voi risorti, se ognuno di voi non avesse il proposito di vivere sempre, di non morire mai, o almeno di risorgere ancora, se la morte dovesse impadronirsi nuovamente delle anime vostre.
Oggi poi urge, come forse non mai, che la vostra risurrezione, la vostra riacquistata grazia divina, la vostra fede operante non rimangano, per così dire, nelle catacombe della vostra vita privata, costrettevi da un falso amor proprio, mentre il timore di una opinione pubblica fallace e la cupidigia, che è dentro di voi, vi farebbero perdere la libertà del giudizio e della deliberazione. Cristo risorto apparve a molti: alla penitente desolata, a Pietro umiliato, agli sfiduciati discepoli di Emmaus, agli Apostoli spauriti e sbandati, a Tommaso l'incredulo. Anche della vostra risurrezione debbono accorgersi molti. Non è facile immaginare l'influsso benefico causato dalla presenza di uomini di fede viva e operante, in mezzo ad un mondo di deboli, di randagi, d'immorali, di paurosi, di miscredenti.
Esercitate dunque la vostra fede: rinvigoritela, vivetela anche in pubblico, tramandatela con la parola franca e con l'esempio coraggioso ai vostri figli e a tutti coloro che verranno in contatto con voi. Ciascuno dei vostri focolari sia una vivida fiamma. che rifulga nel vostro fabbricato, nel vostro rione: siate portatori di luce ove sono le tenebre, portatori di amore ove impera l'odio, portatori di pace ove domina la lotta insana e distruggitrice. Fate ogni sforzo per ricreare un clima di candore e di purezza ove il fango della impurità ammorba l'aria. E anche nei vostri uffici portate l'onestà intemerata, la serietà del dovere fedelmente compiuto.
Con questi sentimenti impartiamo di gran cuore a voi, alle vostre famiglie, ai vostri malati, a quanti vi sono cari, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 99 - 101
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