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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI FEDELI CONVENUTI A ROMA PER LA BEATIFICAZIONE
DI ANTONIO MARIA PUCCI*

Aula della Benedizione - Lunedì, 23 giugno 1952

 

Diletti figli Servi di Maria, e voi tutti devoti pellegrini delle diocesi di Pistoia, Prato, Firenze, Lucca e di alcune altre, che siete venuti ad onorare il Beato Antonio Maria Pucci, Noi vi accogliamo con viva gioia e facciamo salire verso il trono di Dio le più fervide azioni di grazia per i meravigliosi esempi del santo sacerdote, che abbiamo ieri elevato agli onori dell'altare.

Questa santità sacerdotale Noi vorremmo brevemente richiamare al vostro spirito, mentre preghiamo il « padrone della messe », per intercessione del novello Beato, di mandare in gran numero simili operai (cfr. Matth. 9, 38) al servizio della santa Chiesa. La grandezza del sacerdote è sublime agli occhi della fede per i divini poteri che Dio Nostro Signore gli ha concessi; ma quando essa risplende in un'anima interamente dedicata al suo ufficio pastorale, noi possiamo contemplare sulla terra una autentica immagine del divin Redentore e amico degli uomini, Gesù.

Il Vangelo c'insegna che vi è una grazia potente di santificazione per i sacerdoti, ottenuta per i meriti e la preghiera di Gesù Cristo. Non ha Egli forse supplicato il Padre, nella sua orazione sacerdotale (Io. 17, 17-19), di santificarli nella verità, come Egli offriva sè stesso vittima in sacrificio per loro? La grazia del sacerdozio cattolico ha da circa venti secoli prodotto frutti incomparabili in tutti i paesi del mondo, e il numero dei Santi rivestiti del carattere sacerdotale cresce incessantemente per la gloria di Dio e il conforto dell'intiera umanità. Non vi è nulla di più grande sulla terra che un santo sacerdote.

Il sacerdote, che mette in pratica i consigli indimenticabili ricevuti il giorno della sua ordinazione, s'incammina a gran passi verso la perfezione. Prima d'imporre loro le mani, il Vescovo dice infatti agli ordinandi: Rendetevi conto di ciò che fate; imitate ciò che trattate; voi celebrate il mistero della morte del Signore; procurate dunque che muoiano in voi tutti i vizi e le concupiscenze. Il vostro insegnamento sia una medicina spirituale per il popolo di Dio; il profumo della vostra vita sia il godimento della Chiesa di Cristo, affinchè con la predicazione e con l'esempio edifichiate la casa, vale a dire la famiglia di Dio (cfr. Ponti'. Rom. - De ordinat. Presbyt.).

Il Beato Antonio Maria Pucci udì queste parole il 24 settembre 1843 in Firenze, nella chiesa di San Salvatore, dalle labbra del Vescovo che l'ordinava. Egli vi si era preparato con una purezza illibata e col dono di tutto sè stesso a Dio nella vita religiosa. Al parroco, che a lui giovanetto aveva chiesto : « Che cosa farai da grande? » rispose: « Voglio farmi religioso in un Ordine consacrato alla Madonna ». La voce silenziosa di Dio lo invitava chiaramente al vertice della perfezione evangelica ed egli aveva sentito per ciò il bisogno di osservare i consigli di povertà, castità e obbedienza nella vita religiosa, immolando liberamente la triplice concupiscenza, quella che inclina le anime verso i beni della terra, quella che le porta verso i piaceri della carne, e quella che insinua la brama della indipendenza. Egli aveva scelto, ad imitazione di Nostro Signore e della sua Santissima Madre, di essere povero, casto e ubbidiente. In tal guisa diveniva più atto a comprendere la santità del sacerdozio; si metteva già col divin Salvatore in stato di ostia per la celebrazione del sacrificio che avrebbe rinnovato sull'altare. Egli vi si preparava egualmente con seri studi e con la formazione spirituale che riceveva dai suoi Superiori e Maestri, secondo la tradizione più volte secolare dei Sette Beati Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria.

Nominato Vice-Parroco, egli per tre anni si adoperò al tempo stesso di approfondire e completare le sue cognizioni delle scienze sacre, poichè voleva, secondo la esortazione ricevuta il giorno della ordinazione, che « il suo insegnamento fosse una medicina spirituale per il popolo di Dio », come fu in realtà durante i 45 anni da lui consacrati alla stessa parrocchia di S. Andrea in Viareggio. Tutto in lui era predicazione, perchè perfetto era l'accordo fra le sue parole e le sue azioni, fra il tono raccolto delle sue conversazioni e dei suoi sermoni e la maniera in cui pregava o agiva in ogni circostanza. « Il profumo della sua vita era veramente il godimento dei suoi fedeli », ed ora questo pro fumo si diffonderà nella Chiesa universale con gli onori che gli sono resi e l'autorità conferita al suo esempio con la solenne Beatificazione.

La sua unica cura fu di « edificare la casa, vale a dire la famiglia di Dio ». Non abbiamo qui bisogno di esporre lungamente l'opera costruttiva del santo parroco. Il suo popolo era la sua famiglia. Egli conosceva tutte le sue pecorelle, le visitava e poteva, grazie alla venerazione che la sua persona ispirava, penetrare dappertutto. In un tempo in cui la Chiesa e i sacerdoti erano esposti al disprezzo e all'ostracismo, egli riscoteva generale rispetto. La sua eroica carità durante i due anni del terribile colera che imperversò in Viareggio, vinse ogni preconcetto. Egli ristabiliva la pace, guidava la gioventù, consolava i malati. Ma non contento di questa azione individuale, chiamò a raccolta i fedeli, e prevenendo le forme presenti di Azione Cattolica, istituì le Associazioni per ogni categoria dei suoi parrocchiani, fanciulli e giovani, uomini e donne; diede ad esse saggi regolamenti e le animò col suo zelo. Fondò e diresse il nuovo Istituto religioso delle Suore Mantellate Serve di Maria in Viareggio per la istruzione e la educazione delle fanciulle; fondò egualmente il primo Ospizio marino per i poveri bambini malati; introdusse le Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, le Opere Pontificie della Propagazione della Fede e della S. Infanzia. In tal guisa la sua parrocchia fu veramente la famiglia e la casa di Dio, interamente organizzata, solidamente unita, ed egli il buon Pastore e il Padre di tutti. Ad imitazione del divino Maestro, passò facendo del bene. Vederlo, ascoltarlo, confortava e conduceva a Dio.

Non potremmo però terminare queste brevi parole senza accennare alla grandissima parte che la devozione alla Santissima Vergine ebbe nella vita del nuovo Beato. Fin dal principio, egli volle consacrarsi a Dio per le mani di Maria nell'Ordine dei suoi Servi fedeli, e il suo primo discorso come parroco fu per mettere sè stesso e tutto il popolo sotto la protezione dell'Addolorata. Il suo zelo industre ne promosse il culto, lo fece penetrare nella vita quotidiana, lo rinnovò incessantemente con una tale intensità, che Viareggio divenne per eccellenza la « Città dell'Addolorata ». Noi stessi, Venerabili Fratelli e diletti figli, siamo così persuasi che la celeste Regina è per i sacerdoti la madre, la custode della castità, la guida nelle difficoltà della vita, la sorgente delle più abbondanti grazie — come abbiamo esposto, per esempio, nella Esortazione « Menti Nostrae » al Clero del mondo cattolico —, che instantemente li invitiamo ad imitare il Beato Antonio Maria Pucci e a cercare presso la Madre di Gesù la forza di attuare il sublime ideale di santità, che lo stato sacerdotale richiede.

Sia il novello Beato per i religiosi un modello di fedeltà ai doveri della loro vocazione, per i sacerdoti un esempio luminoso nell'esercizio del sacro ministero, per i laici l'immagine di un santo ecclesiastico, nella quale risplende la dignità di tutto il Clero. Con questo augurio v'impartiamo con effusione di cuore, auspicio dei più eletti favori divini, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 227 - 230
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 A.A.S., vol. XXXXIV (1952), n. 11 - 12, pp. 590 - 592.

 



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