DISCORSO
AI RAGAZZI DEL «BORGO DON BOSCO»*
Domenica, 19 aprile 1953
Vi è qualche cosa di nuovo oggi in questa Aula, che ha veduto adunarsi, anche negli ultimi giorni, tante persone di diverse età e condizioni: poche volte però l'aria di una festosa e irrompente primavera è penetrata come ora in questa Casa del Padre comune, invasa da una moltitudine di vivaci e cari ragazzi.
Forse voi avete ricevuto chi sa quante raccomandazioni di essere buoni, di non fare chiasso, e veramente date un magnifico esempio di ordine e di disciplina. Ma Noi desideriamo di assicurarvi che, se non foste così numerosi, avremmo voluto scendere in mezzo a voi, per dimostrarvi anche più manifestamente quanto il Papa vi ama.
Abbiamo dinanzi agli occhi del Nostro spirito quel che doveva accadere ogniqualvolta i fanciulli riuscivano a farsi largo tra la folla e raggiungere Gesù. Non sarebbe esagerato l'immaginare che se ne impadronivano addirittura; ed Egli li lasciava fare e difendeva le loro intemperanze, e l'audacia di coloro che li conducevano, dai rimproveri degli Apostoli e di quanti temevano che quei piccoli turbassero la quiete e provocassero il disordine. Risuonava così per le vie della Palestina, dolce e ferma, la parola di Gesù: « Lasciate che i fanciulli vengano a me » (Marc. 10, 13-14).
Vorremmo dirvi, diletti figli, ragazzi del Borgo Don Bosco, come un tenero amore, simile a quello che riempiva il Cuore divino di Gesù per tutti i fanciulli, accende il Nostro e lo fa traboccare di gioia oggi che avete voluto allietarCi con la vostra presenza così piena d'incanto.
Vi diamo dunque, cari ragazzi, il Nostro paterno benvenuto e approfittiamo dell'occasione per rivolgervi una semplice parola, desiderosi come siamo di imitare in qualche modo quelle che vi direbbe Gesù, se fosse qui visibile al posto del suo indegno Vicario in terra.
Voi certamente ricordate — per averla udita tante volte rac contare — la parabola degli operai nella vigna (Matth. 20, I e segg.): Vi era una volta un padrone di casa, il quale ebbe bisogno di lavoratori per la sua vigna, e uscì di buon mattino a cercarli. Poi tornò alle ore terza, sesta e nona, e ogni volta un gruppo di operai si mosse per andare a lavorare. Uscito poi all'ora undecima, ne trovò altri che se ne stavano là sfaccendati, e disse loro: « Perchè ve ne state qui tutto il giorno oziosi? ». Gli risposero: « Perchè nessuno ci ha presi ». E il padrone soggiunse: « Andate anche voi alla mia vigna ».
Questa scena evangelica fa correre il Nostro pensiero a un avvenimento abbastanza recente: uno dei tanti fatti, che trapungono, come stelle luminose, il firmamento della Chiesa in tutta la sua storia.
In alcuni fra i più popolari quartieri di Roma vi erano tanti ragazzi per la strada. Alcuni giocavano, altri si bisticciavano e ripetevano brutte parole e offendevano forse in molti modi il Signore.
E un giorno uscì un sacerdote, spinto dall'ansia di salvare quegli adolescenti, e riuscì ad andare in mezzo a loro e domandò: « Perché state tutto il giorno per la strada senza far nulla? ». Alcuni risposero: « Papà lavora, e la mamma non ha tempo di badare a tutti i figli: siamo tanti! ». Altri mormoravano: « Papà e la mamma sono in giro in cerca di qualche cosa da mangiare: papà è disoccupato ». Qualcuno piangendo disse: « Non so dov'è papà, e la mia mamma è morta ». Tutti osservarono: « Nessuno ci raccoglie, nessuno ci vuole: per questo stiamo tutto il giorno oziosi, nella strada ».
Allora il sacerdote esclamò: « Venite, vi daremo una casa, cercheremo di sostituire per voi la mamma e il babbo. Venite: abbiamo una piccola chiesa, dove Gesù, amico dei fanciulli, v'insegnerà a divenire più buoni. Venite: accanto alla chiesetta costruiremo laboratori e scuole; avrete maestri premurosi, che vi aiuteranno ad essere più bravi. Venite : non vi mancherà il nutrimento; avrete le medicine necessarie; vi saranno campi per giocare. Così diventerete più forti. Venite, e faremo un villaggio tutto per voi, e noi saremo i vostri amici. Lavoreremo con voi; studieremo con voi; giocheremo con voi; piangeremo, se fosse necessario, con voi. Saremo una grande famiglia, affidata alla onnipotenza e alla sapienza del Padre nostro che è nei cieli ».
E i ragazzi, presi per mano dal sacerdote, andarono: prima alcuni, poi altri, poi altri ancora. Oggi siete più di mille, e siamo stati informati che nel Borgo Don Bosco, in via Prenestina, vi è tutto un fervore di opere a vostro vantaggio: oltre trecento alunni interni e settecento esterni, che vi passano l'intiera giornata, lavorando, studiando, giocando. E intanto gl'instancabili religiosi Salesiani — mentre procurano, con tanta abnegazione e fatica, che non manchi nulla al perfetto andamento del « Borgo » —, si prodigano per la vostra educazione civile, religiosa e morale, affinchè, divenuti grandi, possiate essere buoni cittadini, valenti e cristiani operai qualificati.
Corrispondete, carissimi, generosamente e lealmente alle loro cure.
Profittate dei campi da giuoco, della ginnastica e dello sport in genere, per essere e mantenervi fisicamente sani.
Siate diligenti nelle scuole elementari, professionali, tecniche, e nei laboratori, per divenire sempre più bravi.
Soprattutto lasciate che Gesù, servendosi dell'opera dei sacerdoti e dei loro collaboratori, venga formando le vostre giovani anime. Certamente è necessario che le vostre membra si fortifichino e le vostre intelligenze si sviluppino; ma a che gioverebbe avere un organismo sano e forte e un intelletto acuto e pronto, se poi la volontà fosse cattiva, se l'anima fosse morta, perchè priva della grazia divina?
La Nostra parola si rivolge ora brevemente a voi, padri, madri, parenti di questi ragazzi. Noi ben conosciamo le difficoltà e le angustie, fra le quali spesso vi dibattete e che v'impediscono di dedicarvi, come bramereste, direttamente ai vostri figliuoli; cercate dunque almeno di coadiuvare, per quanto vi sarà possibile, il sacerdote nell'opera educativa. Talvolta — è doloroso dirlo — è accaduto che alcune famiglie sono giunte invece a distruggere quanto era stato costruito nelle anime dei fanciulli nel mistico raccoglimento della devota cappella o nelle aule scolastiche. Noi vi scongiuriamo in nome del Signore: abbiate ogni cura di queste giovani vite, pupille degli occhi Nostri, e soprattutto pupille degli occhi del divino Maestro.
E voi, diletti figli Salesiani di Don Bosco, abbiatevi tutto il Nostro paterno compiacimento e la Nostra gratitudine per quanto avete fatto e continuate a fare a vantaggio di questi ragazzi. Ogni vostra premura, ogni vostra aspirazione, ogni vostra ansia, voi l'avete avuta per Gesù.
Di fronte ai lupi, che tentano di penetrare nell'ovile della Chiesa per devastare quel tempio di Dio che è l'anima giovanile, sta ferma e potente la vostra azione di salvezza.
Non vi stancate, diletti figli, in questa provvidenziale opera di redenzione e di educazione. Abbiate sempre vivo dinanzi alla mente l'esempio luminoso del vostro grande Padre e Fondatore. Raddoppiate i vostri sforzi per moltiplicare il numero dei ragazzi da voi assistiti. E siano benedetti quanti collaborano con voi : quelli che spendono le loro energie, o che con l'obolo generoso vi mettono in condizione di superare coraggiosamente tante difficoltà, di mantenere la vostra Casa, ed anzi di completarla, aumentarla ed attrezzarla, affinchè risponda a tutti i più urgenti bisogni che le presenti condizioni esigono per il bene fisico e spirituale dei vostri protetti.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 95 - 98
Tipografia Poliglotta Vaticana
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