DISCORSO
AL «MOVIMENTO LAUREATI DI AZIONE CATTOLICA»
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Domenica, 24 maggio 1953
Nel darvi il Nostro cordiale benvenuto, Noi vorremmo, diletti figli, ripetervi con quanto interesse e con quanta premura seguiamo la vita e lo sviluppo del « Movimento Laureati di Azione Cattolica ». E poichè conosciamo il vostro proposito di dar particolare rilievo alla festa di Pentecoste, abbiamo volentieri acconsentito a trovarCi oggi in mezzo a voi, per esprimervi il Nostro compiacimento ed esortarvi a rendere sempre più intensa l'opera vostra.
Nel giorno di Pentecoste la Chiesa commemora la discesa dello Spirito Santo. Pochi giorni dopo l'ascensione di Gesù al cielo, gli Apostoli stretti intorno a Maria nel Cenacolo, furono investiti da un vento impetuoso e ripieni di Spirito Santo. Inondati di luce, trasformati nell'essere e nell'azione, e perciò fatti irriconoscibili a sè stessi e agli altri, essi, usciti coraggiosamente dal Cenacolo, si trovarono subito in mezzo ad una moltitudine di anime, tutte in trepida attesa di qualche cosa di nuovo e di grande. Et coeperunt loqui: cominciarono a parlare, lasciando cadere il seme della divina parola su un buon terreno, perchè irrorato dalla grazia dello Spirito divino.
Perciò la liturgia di oggi è tutta un canto di gioia, il quale par che raggiunga e permei con le sue armonie e risonanze il mondo intero: Quapropter, profusis gaudiis, totus in orbe ter rarum mundus exsultat (Praef. de Spir. Sancto). Nell'Ufficio divino odierno il Salmo 47 canta: « Grande e degno di somma lode nella sua città è il nostro Dio: il suo sacro monte . . . è la gioia di tutta la terra ». E il Salmo 67, caratteristico per la Pentecoste, e che quindi ritorna nell'Offertorio della Messa, dipinge con ardite e smaglianti immagini le glorie del Dio d'Israele e la vittoria sui suoi nemici, che fuggono dinanzi a Lui, come dilegua il fumo disperso dal vento; immagine del trionfale ingresso del Signore il dì della Pentecoste nella sua Chiesa, nella quale col dono dello Spirito Santo abiterà sino alla fine dei tempi.
Ma è giusto che accanto all'inno della letizia risuoni la fervida invocazione, che si ripete nelle maestose cattedrali delle grandi città, come nei piccoli oratori di campagna e nelle cappellette sperdute sui monti. Emitte Spiritum tum: Manda il tuo Spirito. Tu vedi, o Signore, come urgono i tempi, e come divengono sempre più maturi per un profondo rinnovamento; manda dunque il tuo Spirito e rinnovellerai la faccia della terra: Emitte Spiritum tuum . . . et renovabis faciem terrae. E questa terra vivificala, dando ad essa forma ed anima, mentre sulle acque agitate del mondo sta già librato il tuo Spirito, o Signore, come in principio quando creasti il cielo e la terra.
Ed infatti, come agli inizi Cristo mandò il suo Paraclito sui primi Apostoli, così in questa epoca di svolte risolutive per la storia della Chiesa, Egli sta chiamando a raccolta schiere sempre più numerose di nuovi apostoli, per rinnovarli e trasformarli in capaci e ardenti costruttori di un mondo diverso e migliore.
Voi siete di questo numero, diletti figli: ecco perchè non possiamo nascondervi la Nostra gioia nel vedere qui riunita intorno a Noi una delle più qualificate assemblee di discepoli di Gesù. E solo il Signore sa con quanto fervore Noi lo supplicavamo stamane di ricondurre anche voi alle vostre dimore ripieni di Spirito Santo, con la mente inondata di luce, con il cuore infiammato d'amore, con la vita offerta a Cristo. Rinnovati intimamente, voi potrete così essere i rinnovatori attesi dal mondo.
I. Lo Spirito Santo vi farà vedere anzitutto ben chiaramente come nessun campo della umana attività possa essere sottratto all'azione rinnovatrice di Cristo: per Quem omnia, in Quo omnia. Già altre volte abbiamo fatto notare il grave errore commesso dagli uomini, quando hanno voluto fare a meno di Lui o si sono addirittura rivoltati contro di Lui nell'atto di por mano a novelle strutture. Nessun dubbio — dicevamo — che Egli è l'unico Salvatore, l'unico Maestro.
Al Vangelo deve essere riconosciuto l'ufficio di fermentare integralmente il pensiero umano, e se alcuni sono ancora esitanti di fronte alla necessità di una radicale trasformazione in senso cristiano, voi dovete ricordare loro che l'attività teorica e pubblica in tutti i suoi rami, e quindi anche la stessa attività artistica, debbono avere una ispirazione cristiana, nè possono essere sottratte all'influsso del pensiero e della grazia di Cristo.
A questo punto vorremmo fare, diletti figli, una duplice osservazione:
Voi volete e dovete essere nel mondo presente i portatori, i messaggeri e gli apostoli del pensiero cristiano e del soffio dello Spirito Santo. Ma allora quel pensiero deve, per così dire, afferrare e penetrare interamente voi stessi. Ora la vita intellettuale moderna è dominata dal pensiero scientifico-tecnico ed economico in tal guisa, che il senso delle verità di un ordine superiore — la scienza le chiama verità metafisiche — e la capacità di percepirle cominciano a scomparire. Noi non abbiamo bisogno di dimostrare come comprendiamo e stimiamo altamente le attività e le conquiste delle scienze naturali e della tecnica. Ma quelle verità metafisiche sostengono tutto l'essere, il materiale e lo spirituale, il naturale e il soprannaturale. Per gl'intellettuali e i dirigenti cattolici è oggi una vera necessità di ben conoscere questo mondo delle verità perpetuamente valide ed eterne, e di possederle sempre più profondamente, come anche l'intera ricchezza della nostra fede. L'insegnamento religioso, che avete ricevuto nella vostra giovinezza, per quanto eccellente possa essere stato, non basta, nè per la vostra maturità, nè per i nuovi problemi che nel frattempo sono sorti e si sono avanzati al primo posto.
Abbiate dunque una profonda intelligenza dei fondamenti della fede, della sua struttura, e delle singole sue verità.
L'altra osservazione concerne l'azione pratica. Voi volete collaborare affinché per virtù dello Spirito Santo il mondo si rinnovelli. Però non vi riuscirete adattandovi senza riserva a ciò che si vuol chiamare lo spirito del tempo, vale a dire al pensiero materialistico trasportato nell'azione, e cedendo ad esso oltre i limiti del lecito; ma soltanto osservando con fedeltà e costanza la linea cattolica chiaramente tracciata. Senza dubbio ciò richiede un alto grado di perseveranza e di fermezza; ma lo Spirito Santo le susciterà in voi.
2. In secondo luogo, sarete ripieni dello Spirito di amore, ardenti per la divina carità.
Sarebbe vano parlare di un mondo rinnovato nel nome di Gesù, se non fosse in voi quella che fu l'ansia suprema di Lui: ut omnes unuin sint (Io. 17, 21): affinché siano tutti una cosa sola. Egli lasciò intendere che questa unità sarebbe stata fra i più validi argomenti a sostegno della fede nella sua divina missione : ut credat mundus quia tu me misisti.
Siate dunque uniti, diletti figli! Non permettete che il dèmone della divisione e della discordia penetri fra di voi, rendendo meno forte il vincolo della unità con quelli che potrebbero chiamarsi reparti diversi, ma ugualmente necessari, nell'unica grande milizia cattolica.
Era già anche così nelle epoche anteriori; ma è per eccellenza una caratteristica della odierna vita pubblica, che le risoluzioni, alle quali l'individuo coopera, siano sempre e in primo luogo risoluzioni di natura ideologica. Il cattolico, nel prendere la responsabilità della sua cooperazione, non può dunque in ultima istanza lasciarsi determinare da critiche o da desideri particolari, anche in sè legittimi; ma la considerazione ideologica, di cui si tratta, deve essere per lui il punto determinante. Questo insegnamento vale per ogni cattolico in tutto il mondo. Se la invocazione « ut omnes unum sint » ha da avere un senso pratico, oggi e precisamente qui deve mostrare la sua forza.
Perciò Noi non Ci stancheremo di ammonire che, mentre la casa minaccia di andare in fiamme, mentre attacchi violenti si muovono contro di essa da tante parti, mentre urge l'azione ardimentosa e disciplinata di tutte le forze cattoliche su tutti i fronti, è indispensabile di bruciare col fuoco della carità ogni rancore e di rinunziare generosamente ad ogni personale preferenza, affinchè tutti agiscano tempestivamente e concordi per la causa di Cristo sotto la guida della legittima autorità.
3. Finalmente ricordate il noto detto : Quali sono i capi, tale è il popolo.
Voi appartenete alle professioni dirigenti: siete chiamati —non pochi in un modo eminente — ad essere i capi del popolo. Di là viene la vostra grave responsabilità di fronte a coloro, specialmente ai più umili, che chiedono a voi di promuovere con ogni sforzo il progresso e di metterlo, come vuole il retto ordine delle cose, a effettivo servizio dei singoli e della collettività.
Possiamo, diletti figli, darvi alcune indicazioni pratiche, che oltrepassano i limiti della vostra attività professionale?
Quando il sindaco, il giudice, il medico e gli altri professionisti e insegnanti superiori, stimati come maestri nel loro ramo, degni di fiducia e solleciti del bene del popolo, sono al tempo stesso conosciuti come forti credenti, cui è vanto la loro fede, che si vedono nella chiesa in atto di pregare, in tutto osservanti dei comandamenti di Dio e fedeli ai loro doveri morali, l'esempio di tali laici delle classi dirigenti è altrettanto, e talvolta anche più, efficace di quello del sacerdote. L'irreligiosità non si è forse diffusa dalle classi dirigenti nel popolo? Possa oggi anche da esse venire la salvezza!
Ancora: Voi sapete che molto è stato fatto per aprire la via all'ordine e alla giustizia sociale, mediante la legislazione, come altresì grazie ai provvedimenti delle pubbliche autorità e alle intraprese private. Ma resta ancora non poco da compiere. Noi pensiamo al vasto campo della igiene sociale : vi sono inoltre pur troppo ancora uomini senza timor di Dio, che non si fanno scrupolo di profittare di particolari congiunture, per esempio della mancanza di lavoro, per ridurre il salario ad un minimo intollerabile. I cattolici non solo non hanno nessun motivo per celare simili casi, contrari alla legge divina ed umana, ma debbono adoperarsi a portarvi rimedio. Voi, i dirigenti, il sindaco, il medico, siete forse i primi a venire a conoscenza di tali abusi. Perchè non dovreste allora unirvi in una azione comune e quindi tanto più vigorosa, affine di far valere i diritti della dignità e della giustizia umana?
Ecco, diletti figli, quanto abbiamo creduto di dovervi dire in questo giorno di esultanza per la Chiesa, mentre andavamo invocando su di voi la discesa dello Spirito Santo, rinnovatore della faccia della terra.
Abbiate coscienza della vostra vocazione.
Vi è oggi una santa battaglia da combattere e da vincere : voi siete fra i capitani più efficienti nella grande milizia cattolica. Vi è tutto il cammino della ricostruzione che gli uomini debbono percorrere, costretti spesso ad arrampicarsi sulle rocce di montagne scoscese: voi siete una eletta falange di guide cristiane. Vi sono fra voi — e affettuosamente li salutiamo — docenti universitari, insegnanti medi, artisti, medici, giuristi, tecnici. Oh si degni lo Spirito Santo di scendere su di voi e di effondere nelle anime vostre l'abbondanza dei suoi doni!
Siate docili, diletti figli, alle sue ispirazioni; lasciatevi trasformare in uomini dalle idee chiare e dalla volontà risoluta e tenace. Usciti di qui, mettetevi subito al lavoro. Fuori nel mondo è una moltitudine di anime in ansiosa aspettazione. Se voi e tutti gli uomini della cultura cattolica andrete sempre avanti con retta intelligenza, senza stanchezze, uniti nello sforzo del rinnovamento cristiano, allora Roma, l'Italia e il mondo non tarderanno a riconoscere che il Signore ha fatto dono alla sua Chiesa di una nuova letificante Pentecoste.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 163 - 168
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