DISCORSO
AI FEDELI DELLA PARROCCHIA DI MARSCIANO
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Giovedì, 4 giugno 1953
La vostra presenza innanzi a Noi, diletti figli e figlie, è un graditissimo dono che il Sacro Cuore di Gesù ha voluto farCi nella soave festa del Suo Santissimo Corpo.
Per renderlo anche più gradito, voi avete condotto nella Casa del Padre comune una schiera di bambini innocenti, fiori bianchi e ancora profumati dalla divina carezza del primo incontro con Gesù.
Benvenuti dalla vostra terra umbra, che in questo mese è tutta un tripudio di verde e di fiori, e dove la natura incantevole pare che non sia mai stanca di elevare l'inno della lode al Creatore.
Benvenuti dall'Umbria, terra di artisti e di santi.
Quando il venerato Pastore dell'arcidiocesi di Perugia rispose prontamente alla Nostra Esortazione del 10 febbraio 1952, Noi apprendemmo che la vostra industriosa cittadina avrebbe tentato un esperimento su base parrocchiale. Ne fummo particolarmente lieti, persuasi come siamo che in questa, come in ogni altra cosa, l'esempio avrebbe potuto convincere i dubbiosi, rinfrancare gli sfiduciati e trascinarli, magari, sullo stesso cammino, verso la medesima mèta.
Il tempo passato dall'inizio del vostro lavoro è già sufficiente per dimostrare che l'esperimento non solo è stato possibile, ma ha dato e continua a dare risultati superiori ad ogni previsione.
Parlando alla parrocchia di S. Saba in Roma, Noi dicemmo che i veri fedeli si vedono ai piedi dell'altare, quando il sacerdote distribuisce « il pane vivo disceso dal cielo ».
Ora a Marsciano, come Ci è stato riferito, ai piedi dell'altare si vedono ogni mese oltre un migliaio di persone, mentre cresce sempre più il numero delle anime, specialmente giovanili, che si comunicano ogni giorno.
Questo è stato possibile perché alla grazia di Dio e alla intercessione potente di Maria ha corrisposto lo zelo industrioso dei sacerdoti, la generosa collaborazione dei cattolici militanti, e il buon volere e la docilità della maggior parte dei fedeli. Vi sono, bensì, anime ancora lontane, e non manca chi si ostina ad essere un nemico di Dio; ma vi è tutto uno spirito e quasi un volto nuovo; vi è tutto un fervore di ripresa e come una più intensa gioia di vivere cristiano.
Tuttavia, diletti figli, non tornereste contenti alle vostre case, se alla espressione del Nostro compiacimento non aggiungessimo una paterna parola di esortazione, che vi confermi sempre più nella via intrapresa di un coraggioso rinnovamento spirituale. Nel costruire il mondo odierno, alcuni teorici che negano Dio o che prescindono da Lui, hanno concepito gli uomini come completamente a sè stanti, senza alcuna naturale interdipendenza fra di loro; altri invece hanno cercato riparo nel concetto di massa » agglutinata, dove l'individuo scompare interamente. Di queste due formule, la prima è ancora preferita da certi egoisti, cui sembra che l'assenza di ogni solidarietà fra gli uomini possa tornare a proprio vantaggio. La seconda invece continua ad incantare la moltitudine di coloro che sono, o credono di essere, trascurati da tutti : questi affermano, in pratica, di preferire una vita quasi da schiavi a una morte d'inedia nella solitudine e nell'abbandono.
Di fronte a queste folle così tristi, perchè così antiumane, sta sempre più chiaro e luminoso l'insegnamento di Gesù: gli uomini non sono soltanto creature di Dio, ma, partecipando, per sua infinita bontà, della vita stessa di Lui, si chiamano e sono veri figli suoi. Vi è dunque un Padre comune nei cieli e tutti sono, o debbono essere, veri fratelli di una stessa grande famiglia.
Nella vostra parrocchia, volete voi mettervi all'opera per fare di Marsciano un luogo, dove nessuno è estraneo agli altri; dove, per quanto è possibile, la gioia e il dolore di ognuno diviene gioia e dolore di tutti? Volete fare della vostra cittadina quasi un'unica grande famiglia, dove il sacerdote è padre in rappresentanza di Dio, e dove voi siete tutti fratelli?
Allora è in primo luogo necessario che cerchiate di essere realmente figli di Dio, partecipi della sua vita. Lungi dunque la morte dell'anima, e risoluzione assoluta di conservare a qualunque costo la grazia santificante in voi stessi. A qualunque costo, diletti figli: a costo di non frequentare più certi spettacoli, di troncare certe letture, di abbandonare certe compagnie, di rompere certe amicizie; a costo di frenare maggiormente la lingua; di sopportare scherni e minacce; d'immolare, se fosse necessario, anche la vita.
In secondo luogo occorre che vi sentiate veramente fratelli. Non si tratta di una mera parvenza; voi siete veramente figli di Dio, dunque siete realmente tra di voi fratelli.
Ora i fratelli non nascono nè rimangono tutti uguali; alcuni sono forti, altri deboli; alcuni sono intelligenti, altri incapaci; talvolta qualcuno è anormale o addirittura diviene un indegno. È dunque inevitabile una certa disuguaglianza materiale, intellettuale, morale in una stessa famiglia. Ma, come nulla — nè gli eventi nè l'uso del libero arbitrio — potranno distruggere la paternità e la maternità, così deve rimanere intangibile ed operante, nei limiti del giusto e del possibile, la fraternità fra i figli di uno stesso padre e di una stessa madre.
Applicate ciò alla vostra parrocchia, che Noi desideriamo di veder trasformata in una vera grande famiglia. Pretendere l'uguaglianza assoluta fra tutti, sarebbe come voler dare la identica funzione a membra diverse del medesimo organismo. Ciò premesso, è necessario di rendere operante tra voi la vostra fraternità, perchè allora soltanto gli uomini riconosceranno che siete una parrocchia cristianamente rinnovata, se vi amerete l'un l'altro.
È indispensabile allora di distruggere ogni inimicizia e far regnare in mezzo a tutti voi la pace. Diversità di opinioni (quando un bene comune superiore non ne richieda la rinunzia), sì: disapprovazione di certe azioni, ammonimenti, e, quando fosse necessario, castighi, anche : odio assolutamente mai. Anche il malvagio, che si trovasse giustamente in carcere, è un vostro fratello; e visitando lui, visitereste Gesù.
Bisognerà, in ogni modo, che sempre mutuamente vi amiate, desiderando e procurando agli altri, anche con sacrificio personale, ogni bene possibile. E qui passano dinanzi agli occhi della Nostra mente i poveri che non hanno pane; i malati che non hanno medicine o mancano del conforto di una buona parola cristiana; gli sconsolati, cui è crollata, nel corso degli anni, qualche cosa, che sembra loro impossibile di ricostituire mai più. Pensiamo in questo momento ai bambini orfani, ai vecchi cadenti, alle vedove afflitte. Pensiamo infine a quelli cui nulla manca di ciò che riguarda la vita terrena, ma che sono morti nell'anima, ed hanno così, nelle loro case, la più terribile delle miserie. Nessuna lacrima deve lasciarvi indifferenti ; come ogni raggio di luce, che entra in una famiglia, deve illuminare di riverbero anche le altre.
Ecco, diletti figli e figlie, l'insegnamento che abbiamo voluto darvi; ecco l'impegno che abbiamo desiderato di proporvi. Offrite a Maria, nostra tenerissima Madre, i vostri cuori. Ella ne farà un cuor solo, modellato sul suo cuore materno e sul Cuore divino di Gesù.
Con tale augurio impartiamo a tutti voi e a quanti vi sono cari la Nostra Apostolica Benedizione. Vogliamo anche benedire particolarmente i nascenti oratori maschile e femminile, dove troverà rifugio e salvezza la vostra gioventù. Poi tornerete alle vostre dimore con la certezza che, se Marsciano diventerà sempre migliore, la vita di voi tutti sarà più prospera e felice, e più abbondanti saranno i celesti favori che il Signore riverserà sul vostro popolo.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 193 - 196
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