DISCORSO
AGLI ASSISTENTI ECCLESIASTICI DIOCESANI
DELLA GIOVENTÙ ITALIANA CATTOLICA*
Martedì, 8 settembre 1953
Abbiamo atteso questo incontro, diletti figli, Assistenti diocesani della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, con grande desiderio, fin da quando apprendemmo che sareste convenuti in Roma. Ci premeva infatti di manifestarvi il Nostro compiacimento per quanto avete operato in tutta l'Italia a vantaggio dei carissimi Nostri Aspiranti e Iuniores di Azione Cattolica, e volevamo cogliere l'occasione per dirvi anche una parola di affettuoso incoraggiamento e di paterna esortazione.
Per mettere in comune le vostre esperienze, per ridurle a sistema, per applicarvi assiduamente allo studio dei principi e dei metodi della educazione cristiana, voi avete voluto organizzare questa Settimana di pedagogia religiosa, i cui lavori Noi benediciamo nuovamente con tutta la effusione dell'animo Nostro, auspicando che da essa nasca l'impulso e il metodo per una « Catechesi », che non si limiti ad un apprendimento mnemonico, il quale spesso risulta di scarsa efficacia, ma vada oltre, impegnando maestri e discepoli e quanto essi sono ed hanno per natura e per grazia.
Benvenuti dunque, diletti figli! Possa lo Spirito Santo scendere su ciascuno di voi, fiamma viva che illumina le menti e riscalda i cuori! Possiate voi lavorare e pregare cum Maria matre Iesu, sicché dal vostro ritrovo, come da un altro Cenacolo, escano apostoli operosi e santi, quali il mondo li attende.
Terminati i vostri lavori, voi tornerete in mezzo ai giovani, e allora Noi vorremmo che vi faceste interpreti delle Nostre speranze, delle Nostre ansie e dei Nostri desideri.
I. - In questi tempi di tanta trepidazione e così risolutivi per la salvezza degl'individui, per l'ordine nelle nazioni e per la pace fra i popoli, la Chiesa ha chiamato e continua a chiamare a raccolta tutti gli uomini di buon volere, affinchè si considerino come mobilitati per la lotta contro un mondo così disumano, perchè così anticristiano. Noi stessi andiamo ripetendo che, crollate alcune vecchie strutture, occorre intraprendere l'opera della ricostruzione di un mondo in molti aspetti diverso e migliore. Ora Noi guardiamo la Gioventù cattolica come una delle più belle forze, sulle quali si può fare sicuro assegnamento. Oltre 200.000 Iuniores e 300.000 Aspiranti sono certo preziose reclute di un grande, promettente esercito : splendida primavera di giovinezze da poco sbocciate o che stanno per aprirsi alla vita.
Ci pare quasi di vedere qui raccolte tutte le anime di questi carissimi figli, pupilla degli occhi Nostri. Voi infatti li portate, in modo misterioso ma vero, nel vostro cuore sacerdotale, e in questo momento state come presentandoli a Noi per invocare su di essi la benedizione di Dio. Dite loro che il Papa li ama di tenerissimo amore e conta su ciascuno di loro. Dite che abbiamo bisogno di giovani eroi, disposti a tutto per amore di Cristo e della sua Chiesa. Noi siamo certi che basterà un Nostro « cenno », una Nostra « voce », perché l'Altare abbia il suo esercito, pacifico ma ardito, pronto alla difesa, alla conquista, alla positiva costruzione.
2. - Ma proprio questo tenerissimo amore per i giovani, e le speranze che riponiamo in loro, Ci riempiono talvolta di ansia per i pericoli che essi incontrano quasi dappertutto, fatti — come ognuno vede — oggetto di tante insidie, di tanti assalti, in questo mondo, che li stordisce col suo frastuono, che li stanca con la sua perpetua irrequietezza, che li disorienta col suo relativismo quanto alla verità e all'errore, al bene e al male, che li affascina con la sua policromia, che li avvilisce con la sua volgarità, che l'incatena con la sua lussuria.
Non vi è anima pensosa delle sorti del mondo, che non viva in apprensione per i giovani, mentre non è difficile di accorgersi che sul loro cammino sono in agguato ladri e malfattori, pronti ad assalirli, a depredarli, a ferirli, e poi a scomparire, lasciandoli semivivi sulla via. In questa strage spirituale, perpetrata giorno per giorno, ora per ora, non si fanno eccezioni per alcuna categoria, non si bada a spese, nè vi è esclusione di mezzi e di colpi da parte di una malvagia e complessa industria del peccato.
Sa il Signore la Nostra tristezza di fronte a questo spettacolo di morte : quando domenica scorsa leggevamo nella Messa il Santo Vangelo, e consideravamo il pianto sconsolato della vedova di Naim, Noi avremmo voluto supplicare Gesù di tornare nel mondo per asciugare le lacrime della Chiesa. Vi è per le nostre strade come un macabro corteo di anime morte o morenti. E il peggio si è che non poche di esse, anche se Gesù si avvicinasse loro per operare il miracolo della risurrezione, volgerebbero altrove lo sguardo e preferirebbero la morte alla vita. Poichè i tempi urgono e il multiforme nemico diviene ogni giorno più subdolo e invadente, bisogna al più presto dare inizio a una vasta azione di salvezza e di riacquisto, a cui desideriamo che cooperino tutte le forze cattoliche con intelligente e tenace zelo.
3. - È grande dunque l'impresa da compiere: espellere il nemico, che fosse già penetrato in grembo alle vostre Associazioni, sbarrargli il passo ove tenta di entrare, e finalmente uscire in campo per la salvezza di tutti i giovani. Per questa impresa facciamo una solenne esortazione a tutti i Nostri carissimi figli Aspiranti e Iuniores. Siamo sicuri che, se i cinquecentomila ragazzi fossero qui presenti, Noi non avremmo avuto nemmeno il tempo di formulare interamente l'invito, perchè già sarebbe risonato come un tuono il Sì dell'adesione pronta e gioiosa. Ma, affinchè l'esito della grande impresa non venga compromesso da ambiguità o da esitazioni pericolose, Noi desideriamo che i ragazzi di Azione cattolica abbiano in primo luogo intelligenza chiara.
Occorrono cioè idee precise e convinzioni profonde, perchè esse suscitano l'entusiasmo, la forza di resistenza, la generosità, mentre poco o nulla si conclude con giovani distratti, accidiosi, superficiali. Guai a contentarsi — come accennavamo all'inizio — di formule imparate a memoria senza comprenderne il senso! Torniamo quindi ad additare la urgente necessità di una Catechesi» precisa, completa, che non trascuri bensì il sussidio della memoria e del sentimento, ma punti poi sulla ragione e spieghi, per es., che il sincero e cosciente atto di fede è l'atto umano più razionale e più ragionevole. Date ai giovani una visione il più possibile organica della dottrina cattolica. Fate che essi veggano in Gesù l'appagamento del vivo bisogno che è in loro di pienezza, di armonia, di luce nelle loro idee.
Ma nessuno studio, nessuna pur seria applicazione, può rendere alcuno infallibile, e tanto meno i giovani, i quali per la loro inesperienza sono più degli adulti esposti al pericolo di errare. E allora occorre che a una mente ricca di idee chiare si accompagni nel giovane cattolico una volontà docile. Questo non significa — come alcuni potrebbero credere — che il giovane debba divenire fiacco, pigro, incapace di proprie determinazioni, e quindi pressochè inutile, praticamente, per la Chiesa, che lo vuole invece pieno di spirito inventivo, sempre vivace e operoso. Ma egli, d'altra parte, deve avere una volontà così forte, da abbracciare, facendola propria, la volontà di chi riconosce come suo superiore.
Ora chi può e deve vigilare e sorreggere i giovani cattolici? Evidentemente il sacerdote Assistente, il quale, se sa manovrare il timone con fermezza e con tatto, difficilmente vedrà andare alla deriva la sua Associazione, tanto più che i dirigenti laici sono essi stessi desiderosi e lieti di essere convenientemente illuminati e guidati. Occorre specialmente raccomandare che nulla sia dato alle stampe in sede parrocchiale, diocesana e nazionale, senza che l'Assistente lo abbia prima esaminato. Se i giovani hanno idee chiare, convinzioni profonde, volontà forte e docile, voi tanto più efficacemente potrete additare loro le grandi mete che li attendono nella vita.
Alcuni di essi, un giorno, potranno essere Sacerdoti come voi, Ministri di Dio, mediatori fra Dio e gli uomini. Parlate loro con persuasione e con calore delle grandezze del sacerdozio. Dite loro che, mai forse come oggi, la messe è stata tanto copiosa. Ma gli operai sono pochi, e per conseguenza nella impossibilità di accorrere dovunque la loro presenza è ardentemente invocata.
Altri giovani — la stragrande maggioranza — sono chiamati da Dio ad essere suoi cooperatori nella procreazione di nuove vite. Fate conoscere loro la bellezza dell'amore cristiano; e per prepararli alla formazione di una famiglia onesta e felice, fate loro gustare le beatitudini di una purezza incontaminata.
Finalmente vi è una mèta a cui tutti i giovani debbono tendere, qualunque sia la loro specifica vocazione. L'ora presente è veramente l'ora del Vangelo, dopo che sono falliti o stanno per fallire sistemi e dottrine, che avevano voluto fare a meno di Dio. Occorrono dunque giovani di integra fede, pronti a rinunciare alla mediocrità, ad uscire dall'equivoco, se mai vi fossero caduti; giovani che vogliano la vita divina, e la vogliano abbondantemente; giovani che, studiando o lavorando, parlando, pregando e soffrendo, abbiano in cuore — come fiamma che li brucia — l'amore appassionato per Gesù, l'amore per le anime.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 269 - 272
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