RADIOMESSAGGIO
PER IL XIV CONGRESSO EUCARISTICO A TORINO
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Domenica, 13 settembre 1953
Ricolmi nell'animo Nostro del medesimo santo giubilo che inonda i vostri petti, diletti figli di Torino e del Piemonte, e di voi tutti convenuti da ogni regione d'Italia per il XIV Congresso Eucaristico Nazionale, ben di cuore abbiamo accolto il vostro desiderio di sentire, per mezzo della Nostra parola, la spirituale presenza del Vicario di Gesù, al quale vivente e nascosto sotto il velo della Eucaristia avete voluto tributare pubblico e solenne trionfo.
Prostrati pertanto in spirito dinanzi al fulgido Ostensorio, verso cui convergono gli sguardi e i cuori di cotesta immensa moltitudine osannante, ripetiamo gli stessi accenti che or ora risonavano per le vie e le piazze della nobile Torino: Tantum ergo Sacramentum - veneremur cernui. E siamo certi che la Nostra supplice voce, cui si unisce il prorompente vostro coro, sarà recata dal regale vostro fiume alle ubertose pianure fino al mare e riecheggiata per ogni dove dalla maestosa cerchia delle Alpi, poste a diadema dalle gemme scintillanti dei suoi cento ghiacciai sulla vostra città e l'Italia tutta, come affermazione solenne della fede eucaristica dei vostri padri, di cui Torino fu singolare assertrice.
Essa è la « città del Santissimo Sacramento », che vide il celebre Miracolo, di cui documenti quasi coevi conservano il ricordo; essa custodisce come prezioso tesoro la « Santa Sindone », che mostra a nostra commozione e conforto l'immagine del Corpo esanime e del divino volto affranto di Gesù; in essa fioriscono, genuini frutti della devozione eucaristica, le opere insigni della carità e dell'apostolato, per cui Torino meritamente riscuote le lodi nella Chiesa di Dio.
Ben degna dunque di accogliere fra le sue mura l'odierno trionfo eucaristico era ed è la vostra generosa Città, santificata quasi in sul nascere dalla dottrina e dallo zelo del suo grande Vescovo S. Massimo, sempre alacre lungo i secoli ad egregie imprese per mantenere indenni le libertà civiche, e pronta ai più arditi progressi tecnici, attuati grazie alla industre operosità dei suoi figli, i quali tuttavia sanno contemperare in giusto equilibrio l'ardore per la tecnica ai superiori valori dello spirito, primi fra tutti, ai religiosi.
Alla tradizione cristiana, educatrice incomparabile dei popoli, tenacemente rispettata dai vostri avi, tranne brevi parentesi dovute a difficoltose contingenze storiche, si deve in gran parte la quasi costante floridezza della vostra Città e del Piemonte, ma molto più direttamente il carattere amabile e forte della sua gente, popolante le fertili pianure, le incantevoli valli, le verdi colline. Non si dà infatti vero progresso, compiuto in ogni suo aspetto, nè è possibile l'incivilimento degli animi, ove sia bandita la religione, ridotta al silenzio la Chiesa o, in qualsiasi modo, dissipati i tesori religiosi del passato.
L'odierno trionfo eucaristico del Piemonte religioso è in tal guisa la felice dimostrazione del necessario nesso tra religione e civiltà; ma è anche un pubblico voto che Torino intende rimanere tra le perle della smagliante collana di città cattoliche, di cui l'Italia si adorna.
A chi, per la mente annebbiata da vieti pregiudizi, chiedesse ancora: come mai la Torino moderna e con essa la progredita Italia ha tuttora in serbo trionfi da decretare alla religione? o domandasse con lo stupore dello straniero: che cosa vogliono queste moltitudini, che pregano nelle piazze dinanzi ai vecchi altari?, - voi sapreste prontamente rispondere: la moderna Torino e la progredita Italia non abiurano le loro tradizioni religiose, perchè sanno che da esse scaturì la loro alta civiltà; e noi tutti siamo qui dinanzi al sacro altare per affermare la nostra sete di cielo, per divina grazia sentita più ardentemente di quanto pretende chi non ama la verità; noi siamo qui convenuti per dire al nostro Dio che lo amiamo e ai nostri fratelli che mutuamente ci amiamo; siamo qui di ogni classe e professione, per impegnarci dinanzi alla Maestà divina ad operare con lena sempre maggiore nell'attuazione di ogni giustizia e di ogni vero progresso, ma soprattutto nella santificazione delle anime nostre ed altrui. In queste memorande giornate eucaristiche, più direttamente voi avete assunto l'impegno della vostra santificazione, consapevoli come siete che l'Ostia divina, nella quale si cela realmente vivo ed operante il Datore di ogni grazia, è la sorgente prima di ogni santità e bontà.
Oh, se gli uomini, che di continuo muovono lamenti per le piaghe da cui il mondo è afflitto, per la sfiducia che isterilisce i rimedi, per il buio che ottenebra le menti, per la stanchezza che snerva la volontà, per la cupidigia che scatena le passioni, conoscessero la inesauribile miniera di spirituali risorse che l'Eucaristia offre ad ogni'anima; quanto differente e più felice sarebbe la storia dell'uomo sulla terra, e come affrettata l'ora del compimento dei suoi nobili ideali!
Lasciate che in questa ora solenne, Noi, Vicario e Parola dell'ascoso ma presente Gesù, vi siamo ancora una volta testimoni della feconda e prodigiosa azione che la divina Eucaristia dispiega nel segreto delle anime e nella comunità dei fedeli. Tutto ciò che di vero, di santo, di eterno, di divino, la Chiesa ha operato nella sua bimillenaria vita, ha avuto l'origine, lo sviluppo, l'alimento nel mistero eucaristico. La storia è pronta a deporre e a provare che in ogni epoca e in ogni luogo, in cui il culto eucaristico vigoreggiò, là si compirono le mirabili attuazioni cristiane, delle quali mena legittimo vanto il Cristianesimo: dalla eroica resistenza tre volte secolare delle prime comunità, attingenti indomabile energia intorno alle sacre mense della « fractio panis», al prodigioso espandersi delle idee e delle istituzioni cristiane, dalle pronte riprese di vigore, dopo temporanei e locali decadimenti, al fiorire di Santi e di Sante, di istituzioni caritative, scolastiche, scientifiche, e alle meravigliose conquiste missionarie. Nessuna azione soprannaturale e santa, buona e grande, fu compiuta sulla terra dai credenti in Cristo, che non traesse ispirazione e forza dalla Eucaristia, cioè dal Cristo fattosi cibo delle anime.
E per venire a tempi più recenti, anzi ai vostri stessi ricordi, non è forse vero che la fioritura d'insigni Santi e di egregie opere nelle vostra Torino, la quale si gloria dei nomi di S. Giovanni Bosco, di S. Giuseppe Cottolengo, di S. Giuseppe Cafasso, coincide col rinvigorirsi del culto eucaristico, prima di allora intepidito dal gelido soffio di correnti giansenistiche?
Siate certi, diletti figli, che la riserva per eccellenza delle energie necessarie al rinnovamento della vita e della pietà cristiana, alla difesa e all'azione nel campo di Dio, per tutti e per ciascuno è l'Eucaristia. Come per il passato, così al presente, non si dà nella Chiesa progresso di santità, che non tragga garanzia di felice successo dal mistero eucaristico. Parimente, nel dominio della vita sociale, i sommi ideali della pace e della giustizia, della eguaglianza e della genuina libertà, accarezzati ardentemente dagli uomini moderni, ma tutt'altro che assicurati pur dopo immani sforzi e dolorose esperienze, avrebbero ben più numerosi ed efficienti alleati, se più folte fossero le schiere degli onesti, viventi il Sacramento del Dio-con-noi.
Come sarebbe infatti immaginabile che assidui commensali del medesimo celeste banchetto, nutriti dalle carni dell'unico Salvatore divino, adunati come membri del mistico suo Corpo in solidarietà di vita, dal medesimo prezioso suo Sangue irrorati, cui l'identica fede è dottrina, l'identico destino è speranza, avvolti dalla medesima fiamma di amore misericordioso dello stesso Dio umanato e morto per ciascuno e per tutti; come sarebbe immaginabile — domandiamo — che questi uomini, commensali, membri e fratelli, concepiscano rapporti di mutuo odio, fino a scagliarsi gli uni contro gli altri, nel parossismo distruttore delle guerre? che il fortunato in beni materiali chiuda il cuore e la borsa al povero, immagine del comune Ospite di tutte le anime, e non renda a lui quel che gli è dovuto, ed il povero, alla sua volta, abdicando alle eterne ricchezze, di cui ha in cuore il pegno, cerchi di far valere il suo diritto alla giustizia mediante l'odio, l'irreligione, il delitto, anzichè per mezzo di ragionevoli e più efficaci rimedi? che vi siano individui e popoli, i quali sperperano il proprio senza misura, vicino ad altri, per la natura umana simili a loro, che invece languono nella miseria e nella fame, meritevoli quelli perciò del biasimo che già l'Apostolo Paolo inflisse ai membri degeneri di una comunità del suo tempo, in virtù della eguaglianza, ragionevole e possibile, che la Cena del Signore esige (cfr. 1 Cor. 11, 18 e segg.)? che infine vi sia chi, abusando del potere, opprima individui, gruppi, intere nazioni, a cui il Redentore spezzò definitivamente le antiche catene, sia dello spirito che del corpo, associandoli alla sua propria dignità, come figli adottivi di Dio? No; tali contraddizioni non sarebbero possibili, se i cittadini di una nazione e — Dio voglia — gli uomini tutti conoscessero la realtà del mistero eucaristico e ad esso ispirassero sentimenti e vita.
In tal guisa l'odierno trionfo, che voi oggi avete dedicato al mistero della santità e della pace, diviene un voto ardente ed equivale ad una promessa solenne, non soltanto nel dominio del vostro spirito, ma altresì in quello della Chiesa e del mondo tutto. Non vi sorprenda l'ampiezza del suo raggio, nè vi sgomenti, perchè Cristo è l'unico e bastevole Redentore del mondo : Egli il Primogenito delle creature, Egli l'alfa e l'omega della creazione; da Lui ogni grazia soprannaturale ed ogni umana virtù deriva, in Lui e per Lui si compie il destino della intera umanità.
Con questi sensi, proni dinanzi al Mistero dell'amore, che sotto le umili specie del pane sfolgora in questo momento agli occhi della fede di tutta l'Italia cattolica, Noi offriamo « al Re dei secoli, immortale ed invisibile », l'omaggio della intera famiglia cristiana. E mentre chiediamo alla sua misericordia che su questa terra benedetta resti largamente aperta la fonte eucaristica della grazia, e nei cuori, come nell'intero corpo sociale, regnino in fervore di opere la giustizia e la pace, impartiamo di gran cuore a tutti gli ascoltatori, presenti a cotesta piissima celebrazione con la persona e con lo spirito, e in primo luogo al degnissimo Nostro Cardinale Legato, allo zelantissimo Cardinale Arcivescovo di Torino, agli altri venerandi Signori Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, come anche alle Autorità dello Stato che hanno partecipato a cotesto memorando Congresso, la Nostra Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 295 - 299
Tipografia Poliglotta Vaticana
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