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RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AL CONGRESSO MARIANO REGIONALE DELLA SICILIA*

Domenica, 17 ottobre 1954

 

Tra i memorandi fasti dell'Anno Mariano, assorto per divina bontà a plebiscito universale di fede cristiana, si distingue per unanimità di popolo, per solennità di riti, per fervore di pietà, il vostro Congresso, diletti figli e figlie della religiosa Sicilia, così cara al Nostro cuore e così degna delle Nostre paterne sollecitudini.

La visione, che in questo momento si offre al Nostro spirito, è quella di un grande popolo, ricco di storia ed esuberante di vita, cui l'ardente sete di beni e di bellezze celesti ha strappato ancora una volta agli ordinari assilli terreni e condotto ad inebriarsi alla fonte limpida di ogni santità: Maria. È bello vedervi come una sola famiglia coi vostri Pastori e le Autorità civili, tutti stretti intorno ai sacri altari per osannare alle glorie della eccelsa Madre di Dio, e per professare sotto i cieli azzurri della incantevole vostra Isola la medesima fede, abbracciata dai vostri padri fin dai primi giorni della predicazione evangelica, e giammai tradita per volgere di eventi ed infuriare di tempeste.

Ci pare che l'Apostolo delle Genti, S. Paolo, rievocando il lontano giorno in cui approdò alle rive della vostra terra, debba esultare nel porre a confronto lo sparuto gruppo di amici, che l'ospitarono allora per tre giorni (cfr. Act. 28, 12), con le innumerevoli anime — al presente milioni di fedeli — generate a Cristo dalla predicazione e dall'apostolato cattolico. Egli potrebbe rivolgere a voi l'encomio indirizzato alla diletta chiesa di Efeso: « Anche io, udendo la vostra fede nel Signore Gesù e l'amore che portate a tutti i santi, non cesso di rendere grazie per voi, facendo di voi menzione nelle mie preghiere » (Eph. 1, 15-16).

In ricambio, voi con legittimo e santo orgoglio potreste enumerare all'Apostolo le singolari glorie cristiane, che da quel tempo non hanno mai mancato di arricchire la vostra Isola. Testimoni eloquenti della pronta rispondenza alla grazia e della profondità della fede nei vostri avi sono, tra tanti altri, le antiche cattedrali, in talune delle quali l'arte tocca il fastigio della pura armonia' la fulgida schiera di Santi e di Sante, quali Agata e Lucia, spiranti liliale fragranza, le fiorenti ed antiche diocesi, i Concili ivi celebrati, i Sommi Pontefici nati o educati nell'Isola e tutta una coorte di uomini insigni, consacratisi al servizio di Dio e alle opere di civiltà. Potreste altresì rammentare come il grande S. Atanasio più volte annoverò la Sicilia tra le regioni più fedeli alla verità cattolica e romana nei tempi procellosi della eresia ariana (S. Athan. Hist. Arian. n. 28 - Migne, P. G. t. 25, col. 726; Epist. Epp. Aegypti et Libiae contra Arianos, cap. 1, t. 26, col. 1030), e come in appresso, sotto l'imperversare della bufera iconoclasta sulle sponde del vicino Oriente, la vostra Isola divenne l'accogliente rifugio dei perseguitati, ed insieme, lo scampo per tante sacre effigie, specialmente mariane, oggi venerate in Occidente.

Ma — quel che più importa — voi dimostrate al presente, in occasione di questo Congresso, che salda ed intatta è la vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa, poiché sentita, fervida e popolare è la vostra devozione a Maria.

A chi ne dubitasse voi potreste mostrare il disegno topografico dell'Isola, ed ivi indicare la splendida collana di Santuari mariani che si stende, attraverso ciascuna delle sue provincie, sui monti, sulle marine, sui fertili piani, rendendo così la Sicilia un feudo di Maria. I loro nomi e titoli, ingenui ed espressivi, se venissero invocati uno dopo l'altro, formerebbero come una preghiera di litania tutta vostra : Madonna della Catena, della Lettera, della Scala, della Grotta, dell'Alto, del Bosco, delle Milizie, del Romitello, ed altri ancora, seguiti da quelli che ricordano i suoi misteri — dell'Annunziata, dell'Assunta, della Misericordia, della Provvidenza — oppure indicati semplicemente dai nomi di città e borghi — Custonaci, Furi, Tindari, Valverde, Mìlici, — coi quali pare che la Madonna stessa si compiaccia di designare le sue venerate Immagini.

Questi Santuari, più o meno insigni e famosi, spesso umili e disadorni, come era la casetta della Vergine a Nazareth, sono stati le rocche forti della fede dei vostri padri. Infatti il pronto ed intenso risorgere del cristianesimo nell'Isola dopo la invasione dei Saraceni, che ne aveva cancellato quasi ogni traccia, mosse dai due Santuari intitolati a Santa Maria, l'uno in Palermo, l'altro in Vicari, forse gli unici ancora in piedi tra tante rovine, dove il sacro fuoco della fede si conservò per lunghi anni, e donde poi divampò più splendente in ogni lembo della Sicilia. Anche al presente i Santuari di Maria sono le fresche sorgenti a cui, più volte nell'anno, il buon popolo accorre per ritemprare la pietà religiosa in devoti pellegrinaggi che conservano i caratteri della più schietta tradizione. Oh, con quanto materno compiacimento la « bella Madre » — la « Bedda Matri », come voi dite — attende ed accoglie ogni volta gli umili suoi figli che a Lei vengono, alcuni dopo giorni e giorni di cammino a piedi nudi per sentieri assolati, altri sui fantasiosi carretti istoriati con sacre scene, nei costumi dai vividi colori, al canto delle ingenue « canzuni » e degli antichi « raziuneddi », ma recanti, nel segreto dei cuori, voti e speranze che non saprebbero confidare ad altri se non a Lei. Sì, solo a Lei, Madre buona e bella, che imparaste ad amare nelle mirabili immagini che di Lei dipinse Antonello da Messina, ove la nobiltà della celeste creatura si fonde in armonia con la dolcezza naturale della vostra indole.

Ora, se tanto ardente e radicata è la devozione a Maria nel popolo di Sicilia, chi potrebbe maravigliarsi che Ella — secondo quanto Ci è stato riferito dai vostri degnissimi Presuli — abbia scelto una vostra illustre città per dispensare in questi ultimi tempi segnalatissime grazie?

Certamente questa Sede Apostolica non ha finora in alcun modo manifestato il suo giudizio intorno alle lacrime che si dissero sgorgate da una sua effigie in un'umile casa di lavoratori; tuttavia non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell'Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell'evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre nè dolore nè mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliuolo. Comprenderanno gli uomini l'arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tant'i figli, nei quali l'errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi fra le schiere dei nemici di Dio? A voi spetta di cooperare con l'esempio e con l'azione al ritorno dei profughi alla casa del Padre e di adoperarvi affinchè si chiudano al più presto le brecce aperte dai nemici della religione nella vostra Isola, fatta oggetto di cupido assedio.

Perciò non lasciate trascorrere questo giorno senza proclamare unanimemente, pubblicamente e solennemente che il popolo della Sicilia intende rimanere fedele a Cristo e alla Chiesa

Da parte Nostra, non vorremmo terminare questa Nostra Esortazione, senza avervi indicato brevemente in che modo il popolo della Sicilia rinsalderà la sua fedeltà a Cristo. Curate primieramente l'istruzione religiosa in tutte le età e in tutti i ceti sociali, in particolare tra la gioventù. Agli ammalianti sofismi degli avversari della Chiesa non vi è che da opporre la chiarezza della sua verità. Un popolo che non conosca quali siano i veri tesori, non saprà nè conservarli né difenderli : si accorgerà dei perduti beni, quando ne sarà stato già depredato. Apprendete e approfondite la dottrina cristiana, voi, cui Iddio ha dato tanti egregi talenti d'ingegno, cosicchè, per comune riconoscimento, la Sicilia fu sempre vivaio di uomini illustri per scienze ed arti. La fedeltà a Cristo si traduca inoltre nella frequenza assidua dei Sacramenti, che sono il sostegno della vita cristiana e delle virtù familiari e civiche. I vostri bei templi, monumenti del fervore degli avi, e taluni anche della indomita resistenza alla persecuzione, vibrino ancora del vivo palpito della fede operosa. Infine vi chiediamo di continuare ad essere gelosi custodi dei filiali vincoli, che sempre vi legarono a questa Sede Apostolica. Come un giorno di buon animo la Sicilia annuì ai desideri del Nostro Predecessore S. Gregorio Magno, particolarmente ad essa affezionato, così la Nostra voce trovi sempre negli animi vostri pronto e incondizionato consenso (Greg. I Epist. Iohanni Episc. Syracusano, Oct. 598 - Reg. IX, 26 - Mon. Germ. Hist. Epp. t. 2, pag. 59-60).

Ricevete questa Nostra Esortazione quasi messaggio della Madre di Gesù a voi, che a Lei intendete di consacrarvi come a vostra Signora e Protettrice. Affinchè i desideri di Lei e i Nostri voti si compiano, invochiamo l'abbondanza delle divine grazie per ciascuno di voi e per l'intiera Sicilia, in particolare per i poveri, i malati, i piccoli, i lavoratori del mare e delle campagne, le Autorità civili, i vostri Presuli e i vostri Sacerdoti. A tutti impartiamo con effusione di cuore la Nostra Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVI,
 Sedicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1954 - 1° marzo 1955, pp. 219 - 223
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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