DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI DIPENDENTI DEL BANCO DI NAPOLI*
Solennità di Pentecoste - Domenica, 29 maggio 1955
Voi avete desiderato, diletti figli, di essere ricevuti in speciale Udienza durante la vostra escursione a Roma, e Noi siamo ben lieti di accogliervi e di rivolgervi qualche parola d'incoraggiamento. Il Banco di Napoli rappresenta per le regioni meridionali d'Italia un Istituto di credito sommamente importante, ricco di una storia quattro volte secolare e che, dopo di avere, nel corso della sua lunga e feconda attività, reso innumerevoli servigi alla nazione, si vede incaricato, da alcuni anni, di contribuire con finanziamenti saggiamente distribuiti al riassetto economico del Mezzogiorno. Perciò particolarmente apprezziamo il lavoro che ciascuno di voi compie con sperimentata competenza per assicurare il perfetto andamento del grande organismo economico a cui appartenete.
Non si può dimenticare che il Banco di Napoli fu alle sue origini una pia istituzione fondata a vantaggio della povera gente, che le affidava oggetti in pegno per ottenere le modeste somme di cui aveva bisogno. La generosità di diversi gentiluomini napoletani permise all'Opera di estendere ben presto la sua azione e di moltiplicare i suoi benefici interventi, così che nel 1584 fu dichiarata banco pubblico. A imitazione di questo « Monte della Pietà », altri banchi nella città di Napoli furono aperti, ai quali la prosperità economica del paese e la fiducia che avevano saputo meritarsi con la loro saggia amministrazione assicurarono un magnifico sviluppo. Ma dopo di essere stati condotti quasi alla rovina verso la fine del secolo XVIII per infelici disposizioni del pubblico potere, essi furono sostituiti con un istituto bancario. che doveva prolungare il benefico ufficio degli antichi banchi, finché nel 1863 il Banco di Napoli riebbe con la autonomia la sua vera funzione di stabilimento di credito pubblico, destinato a compiere nel Mezzogiorno una parte essenziale di propulsione economica.
Fra le caratteristiche che contribuirono grandemente ai felici successi degl'inizi, si deve annoverare un nuovo e notevole istrumento di circolazione monetaria, che doveva poi prevalere a Genova e a Venezia: la fede di credito. Se i banchi privati dei commercianti conoscevano e praticavano il conto corrente con la partita di giro, questa ultima operazione era riservata ai soli depositanti del banco; i banchi di Napoli utilizzarono invece la « bancale libera », che, mediante la girata, poteva trasmettersi ai non depositanti; le « polizze », che portavano il motivo del pagamento e il nome del responsabile, divenivano atti contrattuali aventi valore di quietanza. A causa della loro comodità e delle garanzie che fornivano il deposito in banca e l'indicazione delle persone in causa, esse sostituirono vantaggiosamente la moneta metallica nella circolazione; commercianti e privati effettuavano più volentieri i loro pagamenti con questo mezzo e mantenevano così l'attività dei banchi napoletani.
Al presente e durante questi ultimi anni, il Banco di Napoli è divenuto nel Mezzogiorno l'organo principale del credito ed occupa un posto di primo ordine nel considerevole sforzo per la soluzione della questione meridionale. Accanto alle sezioni del credito agricolo e fondiario, il Banco creava nel 1938 l'« Istituto per lo Sviluppo Economico dell'Italia Meridionale », incaricato di fornire credito a medio termine alle industrie e ai servizi di pubblica utilità nell'Italia Meridionale e nella Sardegna. Questi primi tentativi si proponevano d'indurre l'intrapresa privata ad adoperarsi più efficacemente per infondere un rinnovamento di vita nella intorpidita economia. Pur troppo i soddisfacenti successi iniziali furono interrotti dalla guerra, ma l'Istituto si rimise all'opera nel 1947, e nel 1952 si vide affidato l'importante ufficio di provvedere il credito alle regioni meridionali continentali per conto della « Cassa per il Mezzogiorno ».
Dal 1944, contemporaneamente alle disposizioni di legge a favore delle industrie distrutte dalla guerra nel Mezzogiorno, si tracciavano i primi lineamenti della sezione di credito industriale, che si ramificava poi in tre reparti: il primo per la ricostruzione industriale, il secondo per l'assistenza alle medie e piccole industrie, il terzo per sostenere le intraprese più vaste dirette a favorire « l'industrializzazione del Mezzogiorno ». Nel compimento di questa opera il Banco ebbe cura non soltanto di ripartire nei termini più brevi i fondi che riceveva dal Tesoro, ma più volte li precorse e accordò assegnazioni con mezzi raccolti mediante il collocamento di obbligazioni. A queste domande di capitali il pubblico rispose con premura, mostrando così una fiducia ben salda nella riputazione del Banco. D'altra parte, lo sforzo di questo non rimase senza eco; l'afflusso di mezzi finanziari, che esso apportava, suscitò la emulazione dei particolari e l'indusse a investimenti di un valore sensibilmente uguale a quelli del Banco. L'Azienda Bancaria intervenne inoltre allo scopo di prolungare l'aiuto prestato dalla sezione di credito industriale e di provvedere alle necessità della gestione delle intraprese.
Questo rapido abbozzo basta già a dimostrare come il Banco di Napoli appoggia lo sforzo di riassetto delle regioni meridionali. Per assicurarne il buon successo, non è certo sufficiente il disporre di abbondanti capitali; importa anche di saperli utilizzare saggiamente, secondo le indicazioni di una politica di finanziamento sana e chiaroveggente, fedele a non favorire il vantaggio dei particolari con pregiudizio del bene comune. Un Istituto, qual è il vostro, è infatti come l'anima di una economia rinascente; dei capitali che maneggia è il gerente qualificato, e Noi sappiamo che esso si sforza di conservare tra i diversi settori, in cui interviene, un equilibrio che sarà fattore di progresso. Bisogna evitare che il cammino precipitoso in una direzione abbia per conseguenza un dannoso stagnamento in altri campi, o che alcune industrie siano avvantaggiate per motivi non giustificati da una vera e reale necessità.
Vivamente godiamo al pensiero che voi vi adoperate con zelo e dedizione ad assicurare il perfetto funzionamento dell'Azienda e delle sue diverse sezioni. Ciascuno dei collaboratori è in qualche modo corresponsabile dell'esito intiero. La integrità, superiore ad ogni sospetto, che deve qualificare l'esercizio della vostra professione, non è una virtù facile; nel clima di materialismo della società contemporanea occorre a coloro che maneggiano danaro un'alta coscienza delle loro responsabilità, uno spirito di rettitudine profondamente radicato per guardarsi dalle tentazioni che Possono venire tanto da voi stessi che dall'esterno. Ma voi troverete aiuto e sostegno nella percezione confortante dell'importanza sociale delle vostre funzioni e dei numerosi benefici che ne vengono alla comunità nazionale. Osiamo credere che voi pensiate talvolta, nelle ore in cui il lavoro si fa più pesante, alla parabola in cui il Redentore divino illustra la ricompensa del buon amministratore; poichè egli si è mostrato fedele nel poco, ecco che il Signore si appresta ad affidargli incarichi più grandi (cfr. Matth. 25, 21).
Degnisi lo Spirito Santo, che la Chiesa invoca più specialmente in questo tempo liturgico, di infondere negli animi vostri il desiderio e il gusto dei veri beni, di quelli cioè che nè gli anni né la cattiva volontà degli uomini valgono a distruggere, e vi conceda il premio del vostro diligente lavoro. Voglia Iddio assicurare altresì il frutto dell'opera vostra con la rinascita temporale e anche più spirituale delle regioni del Mezzogiorno, a Noi così care. In tale fiducia, e in auspicio delle più abbondanti grazie celesti, impartiamo di tutto cuore a voi, alle vostre famiglie, alle vostre attività, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVII,
Diciassettesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1955 - 1° marzo 1956, pp. 109 - 112
Tipografia Poliglotta Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana