DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI CRONISTI ROMANI NEL DECIMO ANNIVERSARIO
DI FONDAZIONE DEL LORO SINDACATO*
Domenica, 3 luglio 1955
Con viva soddisfazione ricordiamo ancora, Signori, la Udienza dell'Aprile 1952, in cui ricevemmo i partecipanti al vostro primo Convegno Nazionale. Oggi abbiamo il piacere di accogliere il Sindacato stesso dei Cronisti Romani in occasione delle manifestazioni per il decimo anniversario della sua costituzione, o meglio ricostituzione. Lasciate dunque che innanzi tutto Ci congratuliamo per l'opera considerevole compiuta in questo tempo e per il cammino che avete percorso non senza travagli nè lotte.
Una volta il cronista era considerato come l'« umile fantaccino del giornalismo », il quale eseguiva il suo lavoro quotidiano oscuramente e senza che si avesse consapevolezza dell'influsso che egli poteva esercitare nella vita del giornale e in quella stessa della città. Il dopoguerra, riconducendo l'attività dei cittadini alle sue condizioni ordinarie, permise ai cronisti di convincersi della utilità di una associazione, che li riunisse tutti al di sopra di ogni concorrenza di mestiere, di ogni divergenza di metodi o d'interessi, col nobile fine di mutuamente aiutarsi nelle loro occupazioni professionali o nei loro bisogni sociali. Così il 27 gennaio 1946 nacque definitivamente il nuovo « Sindacato Cronisti Romani ». Ben presto esso si mise all'opera nella difesa dei diritti dei suoi membri e nello sforzo di; facilitare il loro lavoro; si fece conoscere dal pubblico con diverse manifestazioni popolari, artistiche e colturali, alle quali parteciparono ragguardevoli personaggi. Nel 1948 inaugurò una serie di « cronache par te », di pubblici dibattiti, di « convegni di studio », a cui presero parte le autorità e un buon numero di persone interessate ai problemi così vari e talvolta così gravi di una grande città.
Ma i contatti incessanti con la popolazione rivelavano molte miserie, alle quali voi non potevate restare indifferenti. Così nel 1948 voi offrivate al Sindaco di Roma una cospicua somma destinata ai lavoratori disoccupati; poi costituivate a Primavalle la « Fondazione Anna Bracci » per l'assistenza ai minori. La vostra ultima e magnifica intrapresa, il « Villaggio del Cronista », che si sviluppa alto sulla via Cassia, dimostra il dinamismo del vostro Sindacato e il suo spirito di solidarietà profonda ed attiva.
Nel 1950 esso comincia ad attirare l'attenzione dei cronisti delle altre città d'Italia; il Convegno del 1952 dà l'impulso alla diffusione del movimento sindacale della vostra professione, e la fondazione recentissima del « Sindacato Nazionale dei Cronisti Italiani » corona eccellentemente il lavoro coraggioso e perseverante, che avete svolto durante questi dieci anni.
Tale sforzo vi ha aiutati certamente ad acquistare una più chiara coscienza delle responsabilità sociali della vostra professione. Esse sono realmente ben grandi! Il cronista per le esigenze del suo lavoro è intimamente compenetrato con la vita quotidiana della città; è sempre desto a conoscere tutte le vicende che, in un modo o nell'altro, interessano il pubblico. Egli nota i fatti e le reazioni che suscitano e ne informa i lettori in una maniera obiettiva, ma non senza lasciar trasparire il suo proprio sentimento, e pregiare: o criticare ciò che racconta. Esercita così, talvolta in una forma quasi impercettibile, un influsso certo sulla opinione pubblica, e questo di giorno in giorno, al filo di centinaia di avvenimenti che compongono l'attività dell'Urbe. E poiché abbastanza rari sono al presente coloro che non leggono la stampa quotidiana, si può facilmente immaginare l'ampiezza di questa azione. Nel perpetuo movimento della città, il cronista richiama l'attenzione sopra l'uno o l'altro aspetto interessante o negletto, segnala condizioni nocive, rileva con umorismo o con favore il lato pittoresco di scene familiari, mette in guardia contro le negligenze che intralciano il buon andamento dei pubblici servizi o i pericoli che minacciano il cittadino. In una forma arguta, seria o severa, egli narra, avverte, istruisce o rimprovera, guidato dal desiderio di contribuire al bene della cittadinanza. Il pubblico, da parte sua, accoglie volentieri la parola del cronista, nel quale riconosce un amico e spesso un interprete, che esprime a voce alta e chiara le sue proprie impressioni e i suoi propri giudizi; sa quel che può esigere da lui e fa assegnamento sopra la sua competenza e la sua coscienza professionale.
Se non è possibile di sopprimere con un tratto di penna condizioni penose o d'impedire delitti o sventure, importa però almeno di formare rettamente la mentalità del popolo in tali materie; invece di trovarvi un alimento alla curiosità o di reagire secondo l'interesse dell'ora, la inclinazione alle comodità, la cura eccessiva della sicurezza individuale, bisogna che l'opinione pubblica divenga sempre più aperta alle ragioni profonde che condizionano la pace e il benessere della vita sociale : vale a dire, il senso della dignità dell'uomo, delle sue responsabilità personali, dei suoi obblighi verso la comunità. Giustamente si deplora in non pochi animi il difetto di equilibrio morale e la deficienza di retto giudizio circa la realtà dei valori. Si rimane indifferenti dinanzi a vere miserie, mentre si mira con un gusto malsano verso tutto ciò che eccita anormalmente la sensibilità; fatti in sè stessi insignificanti suscitano talora una reazione affettiva non proporzionata alla loro reale importanza; queste deformazioni voi avete il dovere di prevenirle o, in quanto sia possibile, di portarvi rimedio. Lusingare le tendenze egoiste o nocive del lettore equivarrebbe a commettere un'azione gravemente pregiudizievole così di chi ne è la vittima, come dell'onore stesso della vostra associazione.
L'unione e la collaborazione nel vostro sindacato vi aiuteranno a proseguire con crescente successo le opere di utilità sociale a vantaggio vostro e di molti altri cittadini, come anche a promuovere le belle e sane vostre manifestazioni colturali e popolari, ma soprattutto affineranno in voi la conoscenza delle ripercussioni delle vostre attività. Possiate in tal guisa contribuire a sviluppare, in questa città di Roma che Ci è così cara, il desiderio di risolvere i piccoli e grandi problemi della vita urbana in uno spirito di comprensione sincera e di carità generosa e devota.
Degnisi Iddio infinitamente buono di accordarvi la sua grazia e la sua protezione, in auspicio della quale impartiamo di cuore a voi, alle vostre famiglie, a tutti coloro che vi sono cari, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVII,
Diciassettesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1955 - 1° marzo 1956, pp. 173 - 175
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