DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI PARTECIPANTI AL X CONGRESSO DELLA CONFEDERAZIONE
NAZIONALE ITALIANA DEI COLTIVATORI DIRETTI*
Basilica Vaticana - Mercoledì, 11 aprile 1956
Vi siamo grati, diletti figli e figlie della Confederazione Coltivatori Diretti, per essere venuti ad arrecarCi, insieme con gli effluvi della incipiente primavera che ammanta le vostre belle, rigogliose campagne, — pur dopo le prove di un così crudo inverno, — il conforto della vostra filiale devozione.
Ben volentieri, anche nel presente X congresso, accogliamo il desiderio espressoCi di suggellare con la Nostra esortazione e benedizione i vostri voti e le vostre risoluzioni, persuasi, come siamo, delle alte benemerenze della vostra categoria, della crescente sua importanza in seno alla società, cui rendete impareggiabili contributi di beni economici e morali.
Molto opportunamente la Confederazione da circa un decennio va moltiplicando le sue premure per assicurare ai coltivatori il riconoscimento dei loro equi diritti, ma anche per promuovere tra di essi l'osservanza degli obblighi, derivando gli uni e gli altri dai principi sociali cristiani. Chi infatti esamina gli scopi che la vostra associazione si propone, vi riscontra agevolmente il proposito dei suoi dirigenti d'ispirarsi a quei dettami, e la volontà di rispettare i valori umani e sociali, che la Chiesa difende e promuove nel mondo del lavoro.
Tutto ciò, mentre è per Noi motivo di conforto, dona a voi la certezza di camminare sulla buona strada, non sempre nè da tutti riconosciuta e seguita. Ai coltivatori, come a tutti i lavoratori, continuano a giungere da varie parti suggestioni e programmi di ogni sorta, tali da confondere le loro idee, così che essi non sanno spesso distinguere il giusto dall'ingiusto, il diritto dalla cupidigia, la libertà dalla schiavitù, in una parola, il loro reale bene dalla comune rovina. In che modo potrete voi sottrarvi a simili insidie e distinguere il vero dal falso? Vi è un solo mezzo : accertarvi se quei programmi sono d'accordo, oppure in contrasto, con i principi della dottrina sociale cristiana. Questa è infatti la salda pietra di paragone, che merita la piena fiducia dell'onesto lavoratore, poichè è il risultato della più ampia visione della realtà; è fondata sull'ordine eterno stabilito da Dio, manifestato dalla natura; è atta a salvaguardare la dignità della persona, quale principio e termine dei rapporti tra gli uomini; non si piega a interessi unilaterali di classe; rispetta la giusta gerarchia dei valori; non sacrifica un bene per un altro, ma tende ad armonizzarli tutti nella giustizia e nell'amore.
Nell'affermare, dunque, i diritti, nell'esporre le necessità e nel perfezionare i programmi della vostra categoria, cercate di non allontanarvi dallo spirito di quella dottrina, dalla quale potete apprendere quali siano i doveri, ma anche i diritti in una società bene ordinata.
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Non spetta a Noi definire i particolari provvedimenti che la società deve adottare per adempiere l'obbligo di prestare aiuto alla categoria rurale; nondimeno Ci sembra che gli scopi perseguiti dalla vostra Confederazione coincidano coi doveri della società stessa verso di voi. Tali sono, ad esempio, diffondere la proprietà agricola e il suo sviluppo produttivo; porre gli agricoltori non, proprietari in condizioni di salari, di contratti e di reddito tali da favorire la loro stabilità sui fondi da essi coltivati e facilitare il conseguimento della piena proprietà (salvo sempre il riguardo dovuto alla produttività, ai diritti dei proprietari e soprattutto ai loro investimenti); incoraggiarli con aiuti concreti a migliorare le colture e il patrimonio zootecnico, in modo che se ne avvantaggi sia il loro reddito sia la prosperità nazionale; promuovere inoltre a loro favore le forme di assistenza e di assicurazioni, comuni agli altri lavoratori (ma amministrate secondo le speciali condizioni dell'agricoltore); agevolare la preparazione tecnica, specialmente dei giovani, secondo i metodi razionali e moderni in continuo progresso; ed infine adoperarsi affinché venga rimossa quella troppo stridente differenza tra il reddito agricolo e l'industriale, che causa l'abbandono delle campagne, con tanto danno della economia in un Paese come il vostro, fondato in buona parte sulla produzione agricola. A questi uffici della società a vostro vantaggio, si aggiungano quelli derivanti dalle particolari condizioni delle vostre campagne, ancora non provviste sufficientemente qua e là di abitazioni, di strade, di scuole, di acquedotti, di energia elettrica, di ambulatori medici.
Orbene, mentre è consentito a voi di richiedere alla comunità nazionale l'attuazione di questi e simili provvedimenti, non dovete dimenticare il vostro obbligo di non esigerli senza tener conto delle reali possibilità della nazione, o con l'impazienza di chi guarda lo Stato quale semplice servitore degli individui e delle classi. Tutto ciò v'insegna lo spirito e la lettera della dottrina sociale cristiana, che avete preso a norma della vostra associazione e a cui i vostri dirigenti intendono attenersi nel procurare il vostro miglioramento.
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Ma nell'attesa che i vostri voti e propositi, espressi durante le giornate del presente Congresso, si mutino il più presto in realtà, a voi spetta di intraprendere o di continuare il personale ufficio di coltivare voi stessi, come lavoratori, come membri della società, come figli di Dio. Desideriamo perciò di dirvi qualche breve parola su ciascuno di questi tre doveri.
1. - COLTIVATEVI COME LAVORATORI.
Si suol dire comunemente che « la natura fa tutto » nei campi. Ciò è vero quando si attribuisce al meraviglioso potere della natura quel prodigio di germinazione, di crescita, di maturazione, che nessuna forza ed arte umana può riprodurre e sostituire. Ma la natura attende di essere aiutata e guidata dall'intelligenza e dalla mano dell'uomo, per spiegare il suo potere pressocchè illimitato a vantaggio degli uomini. L'opera dell'agricoltore è perciò una forma di collaborazione quasi diretta all'opera di Dio, e grandemente onora chi la compie. Ora, quanto più la collaborazione è intelligente, assidua, vigile, tanto più la natura è pronta a corrispondere generosamente alle fatiche umane. Voi sapete come le moderne scienze hanno aperto e tuttora scoprono nuove vie per rafforzare la collaborazione dell'uomo con la natura, allo scopo di adoperare più saggiamente le sue risorse. Occorre conoscere, studiare e adottare i metodi che le scienze suggeriscono. Ciò importa l'abbandono di sistemi empirici e rudi mentali, che costituiscono non soltanto uno spreco di energie umane, ma la rinunzia ad importanti risultati, tanto più pregevoli quanto più, specialmente nel vostro Paese, la terra si dimostra inadeguata al numero dei suoi abitanti. L'agricoltore di oggi non può contentarsi dei metodi cosiddetti patriarcali; ma deve acquistare la conoscenza tecnica della sua professione, lasciandosi guidare con fiducia da coloro che nella agricoltura riconoscono una scienza e un'arte.
Soprattutto i giovani debbono essere stimolati ad acquistare una cultura professionale moderna, fornendo loro il tempo e i mezzi. In questo vi aiuterà la vostra Confederazione, che ha già disposto provvide intraprese per preparare adeguatamente la gioventù rurale alle responsabilità tecniche, economiche e sociali, e a farne degli ottimi capi di aziende.
2. - COLTIVATEVI COME MEMBRI DELLA SOCIETÀ
La vita, quasi appartata, di agricoltori, potrebbe indurvi a considerare voi stessi come estranei all'opera della nazione, e forse anche in condizioni d'inferiorità rispetto agli altri cittadini. Nulla di più errato. Il ceto agricolo, specialmente in Italia, è stato ed è la base della vita della nazione, sia per il rilevante contributo economico che le arreca, sia per la sanità, la vigoria e la moralità di cui abbonda. Le famiglie rurali italiane, che hanno sempre dato, fino ad oggi, alla nazione, non meno che alla Chiesa, innumerevoli santi ed insigni scienziati, artisti, uomini di governo, devoti alla Patria, dimostrano di essere ancora la buona linfa del grande albero. Continuate in questa splendida tradizione; persuasi per altro che il vostro ordinario contributo alla vita sociale consiste nel migliorare il rendimento del vostro lavoro, nel vegliare affinchè non vi seducano le forze disgregatrici bramose di attrarvi nella loro orbita, e nell'adoperarvi attivamente, mediante una salda azione, affinchè la comunità, sia al centro che alla periferia, sia guidata e retta da uomini a tutta prova onesti.
Anche qui desideriamo di aggiungere una particolare parola ai giovani così spesso tentati di abbandonare le campagne dal fallace sogno di una agevole vita di città. L'eco che a voi, carissimi giovani, giunge dalle grandi città, per mezzo della stampa, della radio, della televisione e del cinema, si presta a falsare in voi la realtà. Ben altra è la vita descritta alla luce dell'arte e dello svago da quella quotidiana di ogni giorno. In ogni modo la legge del compenso si avvera anche quando si paragonano i vantaggi della città a quelli della campagna. I lauti guadagni della città sono decimati dalle facili occasioni di spreco; gli spettacolari divertimenti non valgono la serenità delle ore trascorse nella pace familiare; né l'abbondanza di comodità vale il sacrificio dell'indipendenza, della sanità, della sicurezza del domani, prerogative queste della vita rurale. Tutte le lodi, che sempre e dovunque la vita dei campi ha riscosso, non sono senza fondamento. Del resto, spetterà alla vostra saggezza di scegliere; ma se doveste risolvervi a mutare lavoro, badate di non fondarvi su luccicanti e vane apparenze.
3. - COLTIVATEVI INFINE RELIGIOSAMENTE
Si suol dire che l'agricoltore è più vicino a Dio, poichè assiste quasi ora per ora ai prodigi della sua Provvidenza. Tuttavia può accadere che l'assiduo lavoro, i disagi, le distanze stesse impediscano che il seme religioso racchiuso nel suo cuore germogli e maturi in frutti d'istruzione, di pratiche religiose ed anche, — poichè è possibile, — di genuina santità. Per parte sua la Chiesa non ha mai trascurato questa porzione eletta del gregge di Cristo, inviando zelanti sacerdoti a stabilirsi in mezzo ad essa per attendere alle sue necessità spirituali. Contrariamente ai primordi del cristianesimo, la popolazione agricola è così restata fino ad oggi quasi detentrice della schietta tradizione cristiana. Ma al presente le nuove condizioni della vita rurale hanno suscitato non pochi gravi problemi d'indole spirituale e materiale, la cui soluzione dev'essere presa a cuore sia dal sacerdote che dall'agricoltore e dalla stessa comunità civile.
Quale dev'essere in ciò il vostro dovere fondamentale? Mantenetevi nel più stretto contatto col sacerdote. Dio si è fatto visibile nel Figlio Unigenito, che, a sua volta, continua « ad abitare tra noi » nell'eterno sacerdozio della Chiesa. Il sacerdote è la via verso Cristo, è il tesoriere dei mezzi di santificazione, è l'autorevole araldo del suo Vangelo. Docili ai suoi insegna menti, consigli, inviti, voi troverete in lui pascoli di salute per l'anima assetata di verità e di grazia, e, nei quotidiani travagli, il padre e il fratello premuroso del vostro vero bene. Abbreviate dunque le distanze che vi separano da lui; rompete, se mai, il ghiaccio della freddezza per intrecciare con lui rapporti affettuosi, scuotete i sospetti, il più delle volte diffusi ad arte. Se voi vi mostrerete degni del suo sacro ministero, egli non mancherà di splendere agli occhi vostri come l'immagine del buon pastore descritto da Cristo. Noi vorremmo, in una parola, che voi lo veneraste, lo ascoltaste, gli obbediste, con i medesimi sentimenti filiali che in questo momento vi ardono in cuore guardando la Nostra umile persona. In tal modo il Nostro cuore non trepiderà più dal timore che il lupo rapace, sempre in agguato, riesca a menare strage delle vostre anime a Noi carissime e per cui il Redentore divino ha sparso il suo sangue.
Tornerete, diletti figli, nelle ubertose campagne e sui ridenti colli, segnati dalle impronte delle vostre fatiche, a continuare la vostra missione di lavoratori, di cittadini, di cristiani. Iddio vi accompagni e resti sempre accanto a voi, in casa e nei campi, durante il lavoro e il riposo; la sua legge, in cima ai vostri pensieri, il suo amore, al fondo del vostro cuore. Ed ogni volta che il suono melodioso d'una campana, in accordo col fruscio del vento, col mormorio delle acque, con cinguettio degli uccelli, si spanderà, a guisa di voce che richiama a pensieri di cielo e promette le divine benedizioni sui solchi e le messi, intrise del vostro sudore, elevate il pensiero a Dio in una fervida preghiera di ringraziamento e di propiziazione.
Nella fiducia che le Nostre premure e i Nostri voti, diletti figli Coltivatori, si compiano in voi e per voi, discenda e si diffonda, come la fragranza dei campi maturi, su tutti e su ciascuno, auspice dei divini favori, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 81 - 86
Tipografia Poliglotta Vaticana
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