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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
PER I REDUCI DAI CAMPI DI PRIGIONIA*

Basilica Vaticana - Domenica, 15 aprile 1956

 

Diletti figli, già reduci dai campi di prigionia.

Quando, dieci anni or sono, dopo lungo e doloroso cammino, voi toccaste finalmente a suolo della patria coi segni d'indicibili sofferenze sul volto, fu Nostra viva premura di farvi giungere la testimonianza del Nostro affetto, e quasi l'abbraccio commosso del Padre che ritrova il figlio considerato sovente come perduto. Con lo stesso immutato affetto, in un'aura oggi più serena e rifiorita di nuove speranze, vi diamo il benvenuto, manifestando a voi e agli altri diletti figli, raccolti, per generoso impulso della Pontificia Opera di Assistenza, nelle parrocchie, e spiritualmente qui uniti, il Nostro gradimento per il filiale omaggio di devozione che siete venuti a renderCi.

Oh! quanto vorremmo che fossero ora qui presenti anche tanti altri vostri fratelli, la cui sorte è ancora celata sotto l'angoscioso nome di « dispersi », fratelli non mai dimenticati dal vostro cuore e dal Nostro. Mentre eleviamo a Dio la preghiera per essi, ovunque si trovino, esprimiamo ancora una volta l'ardente voto che se mai alcuni fossero tuttora arbitrariamente trattenuti in un esilio ingiustificato, trovino finalmente pietà nel sentimento umano di coloro, che li detengono, sui quali peraltro dovrebbe pesare come rimorso il dolore di tante madri, spose, figli, che in lacrime ne attendono il ritorno.

Molte cose sono mutate in voi e intorno a voi in questo trascorso decennio; ma, come nel vostro animo non si cancellerà il ricordo delle amare vicende vissute, così mai non verrà meno il proposito di conservare nel cuore e nella vita quei beni, che, grazie al soccorso della Provvidenza, avete tratto da tanti mali. In primo luogo non si spenga sul vostro labbro l'inno del ringraziamento a Dio e alla Santissima sua Madre, cui particolarmente dovete il vostro rimpatrio. Mantenete intatta la salda tempra di animo, che tanti sacrifici hanno in voi formata o invigorita, per impiegarla, nel quotidiano combattimento della vita e durante tutto il tempo del terreno esilio. Conservate e rinsaldate, inoltre, le virtù che con la grazia divina nacquero o maturarono in voi nel tormento della prigionia, quali il fervore religioso, la devozione alla patria, l'affetto alla famiglia, la fedeltà all'amicizia, la prontezza a soccorrere i più deboli.

Uomini resi più forti dal sacrificio, e che dimostrarono di possedere esimie virtù religiose e civili, — quali voi siete -, come hanno diritto alla perenne stima e riconoscenza della nazione, così hanno il dovere di guidare col loro esempio le nuove generazioni a una più fedele adesione alla Chiesa e alla patria. Con questi voti ed implorando da Dio l'incessante sua protezione su di voi, sulle vostre famiglie, su tutto l'amatissimo popolo italiano, v'impartiamo di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
 Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 99 - 100
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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