DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AGLI ASSEGNATARI DELL'ENTE FUCINO*
Aula della Benedizione - Martedì, 24 aprile 1956
Siamo ben lieti di accogliervi, diletti figli, assegnatari del l'Ente per la valorizzazione del Fucino, venuti dal vostro fedele Paese dei Marsi, e più particolarmente dalla piana del Fucino, oggi nuovamente rinomata per la riforma agraria, alla quale partecipate.
Abbiamo appreso con grande interesse i felici sviluppi della intrapresa. Essa era veramente difficile. Quando nel febbraio 1951 si costituì l'Ente per la colonizzazione della Maremma tosco-laziale e del territorio del Fucino, lo stato giuridico della vostra zona si presentava assai complesso, le condizioni materiali precarie, e il numero degli abitanti da soddisfare superiore alle risorse del territorio stesso. Il frazionamento delle parti coltivabili era tale, che furono necessarie una grande energia e una notevole pazienza per compiere il raggruppamento delle terre prima di procedere alla loro distribuzione. Si potè tuttavia ridurre le « particelle » da circa trenta mila a meno di dieci mila, da ripartire fra un numero presso a poco eguale di assegnatari. Bisognò inoltre tener conto della qualità e della posizione delle terre. Nonostante ogni più attenta cura, non si poterono evidentemente appagare tutti subito, e da qui nacquero contrasti e ritardi, il cui ricordo si viene ora estinguendo di fronte ai vantaggi della riforma. Voi sperimentate oramai l'incremento economico e i frutti sociali del nuovo Ente, al quale appartenete. La produzione agraria della patata, dei cereali e della barbabietola è notevolmente aumentata, mentre i costi cono in qualche senso ridotti.
Voi potete al presente circolare per strade migliori: possedete nelle diverse agglomerazioni del Fucino i servizi propri di tutti i centri moderni: chiesa, scuole, asili, circoli ricreativi, telefono, telegrafo, ufficio postale.
L'allevamento del bestiame è migliorato, e nuove attività sono offerte alla intrapresa privata. Tutto ciò rende ormai possibile il progresso culturale, sociale e morale, al quale Noi viva, mente C'interessiamo, perchè la Chiesa ha sempre desiderato di aiutare, in modo speciale, gli uomini a divenire migliori, man mano che i popoli conseguono una condizione di vita più elevata. Non solo le opere di carità, ma l'insegnamento e tutte le forme di sviluppo della persona umana, rientrano nella sollecitudine materna della Chiesa, educatrice degli uomini. Quel che essa ha fatto in passato nei Paesi più diversi, si studia di rinnovarlo e adattarlo a tutti i gradi di coltura, per tutte le civiltà e attraverso a tutti i continenti.
Voi sperimentate altresì particolarmente il beneficio delle Cooperative, le quali vi permettono, pur conservando le vostre piccole proprietà, di godere le comodità generalmente proprie dei grandi coltivatori: moderni strumenti di lavoro, miglioramento delle terre, selezione delle sementi, mercati di compra e di vendita nelle migliori condizioni, grazie ai capitali disponibili e alla possibilità di conservare i prodotti e di usarli al momento propizio. Ne risulta una qualche agiatezza economica, che permette di procurare alle diverse agglomerazioni facilità di vita, ricreazioni, luoghi di riunioni, mezzi d'informazione e di coltura intellettuale, di cui si avvantaggiano le famiglie e i singoli e che desteranno nei giovani un sano desiderio di conoscere e di apprendere. Ed ora, senza più dilungarCi circa il lato materiale del progresso effettuato, vorremmo richiamare la vostra attenzione sull'aspetto morale dei cambiamenti avvenuti.
Basta riflettere un poco per comprendere che ciò non si è fatto da sè solo : sono state necessarie energie benevole e generose per dirigere la evoluzione che comincia a portare i suoi frutti, soprattutto idee giuste mosse dalla volontà di curare il vostro bene. Queste idee sono al tempo stesso semplici ed elevate. Gli antichi pagani avevano già notato che l'uomo era troppo spesso un lupo verso l'altro uomo : « Lupus est homo homini » (Plaut. Asinaria, 2, 4, 88), perché era vittima delle sue basse passioni: egoismo, cupidigia, gelosia; i cristiani sanno invece che ogni uomo è il « prossimo » dell'uomo, anzi che ne è veramente il fratello. Ed è tale per due ragioni: perché ha lo stesso Padre, Creatore e Signore della vita, ed anche perchè ha lo stesso Salvatore e Guida, il Figlio di Dio fatto uomo, divino lavoratore fra i lavoratori, modello della vera carità. Egli ha fatto dell'amore del prossimo il secondo comandamento simile al primo. Da lui viene il rispetto dell'uomo per l'uomo e la protezione sempre maggiore delle libertà individuali. Fra i mezzi che assicurano tale protezione è il diritto della proprietà privata; ma l'abuso di questo diritto costituisce un male reale, l'egoismo. Perciò è bene di mantenere i benefici dell'associazione libera e della collaborazione, nonostante i sacrifici che esse importano. Questo spirito di cooperazione, che rende i rapporti umani più giusti e più fraterni, deve estendersi non solo alla cerchia locale, che ognuno meglio conosce, ma anche a circoli più larghi. In tal guisa si effettuerà a poco a poco l'unità sempre più vasta, alla quale è chiamata la umanità, quella unità che ha nome fraternità cristiana.
Ecco ciò che volevamo dirvi, diletti figli, nel ringraziarvi dell'omaggio, che siete venuti a renderCi. Noi preghiamo il Signore, che è onnipotenza e bontà infinita, di conservarvi uniti, di sostenervi e di proteggervi, di benedire e di santificare le vostre famiglie. E con questa intenzione impartiamo a voi qui presenti e a tutti quelli il cui pensiero occupa il vostro cuore, la Nostra affettuosa e paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 247 - 249
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