DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AL GRUPPO ROMANO DELL'ASSOCIAZIONE
INTERNAZIONALE DEI PORTIERI D'ALBERGO*
Sala degli Arazzi - Sabato, 26 maggio 1956
Vi diamo il Nostro benvenuto, diletti figli, portieri d'Albergo, aderenti al Gruppo romano dell'Associazione professionale internazionale « Le Chiavi d'oro ». Essa non ha grandi pretese, ma vuole tenervi uniti, fomentando amichevoli incontri tra voi, fornendo a tutti le notizie che possono facilitare il vostro lavoro, dando la possibilità di una onesta ricreazione a voi e alle vostre famiglie.
Voi Ci portate non solo il vostro saluto, ma anche quello dei vostri colleghi rimasti in Albergo per esigenze di lavoro. Nel ringraziarvi di cuore per questo filiale omaggio, vi affidiamo l'incarico di portare loro l'espressione del Nostro affetto e i sensi della Nostra paterna considerazione.
1° - L'importanza degli alloggi destinati a chi lascia temporaneamente la propria casa è stata riconosciuta in ogni tempo e ha dato origine alle varie forme dell'attività alberghiera di transito, di soggiorno, di stagione e di permanenza: dalle forme primitive che trascuravano spesso l'igiene e anche, talvolta, la morale; alle forme più progredite, specialmente quelle monastiche e vescovili; fino alle moderne dovute al progresso in genere e, in specie, al moltiplicarsi e al perfezionarsi dei trasporti; l'albergo, infatti, è quasi un derivato di essi, perchè viene scelto come a casa provvisoria da coloro che viaggiano per cultura, per lavoro, per motivi religiosi.
2° - L'attività alberghiera — per le molteplici e sempre più raffinate esigenze dei clienti — è venuta trasformandosi in vera industria con la conseguente straordinaria varietà dei problemi e con la complessità dei numerosi servizi. Grande preparazione tecnica, quindi, e una non comune serietà professionale si richiede negli addetti al ricevimento degli ospiti, alla cassa, all'alloggio propriamente detto, alla mensa, all'economato. Ma non vi è dubbio che il vostro ufficio sia fra i più delicati.
Voi accogliete per primi il cliente, lo salutate per ultimi; voi siete, durante la permanenza in albergo, il mezzo ordinario di contatto fra l'ospite e il mondo esterno.
Supposta la effettiva capacità tecnica — indispensabile in ogni professione e in ogni mestiere —, si chiede a voi, in particolare, di essere presenti: non potete abbandonare il vostro posto se non vi sono ragioni serie, e per breve tempo, assicurandovi che altri vi sostituiscano convenientemente durante la vostra assenza.
Siate inoltre vigilanti: il cliente entra in albergo e si affida praticamente ad estranei. Affinché vi sia, per lui e per le sue cose la necessaria sicurezza, è indispensabile che voi non siate distratti da letture, da conversazioni inutili o dannose. Voi dovete osservare chi entra e chi esce temporaneamente o definitivamente; dovete accertarvi che nessuno venga accolto come ospite se non è in regola con le leggi.
Siate, infine, servizievoli e cortesi. Non è sempre facile, lo sappiamo bene. Bisogna vincere la pigrizia; bisogna resistere all'assuefazione, alla svogliatezza, al tedio; bisogna dominare il nervosismo, specialmente nei momenti di particolare traffico e di fronte a persone indiscrete; bisogna anche nascondere la tristezza, che talvolta è nelle profondità dell'anima vostra.
3° - Tali virtù umane, che si trovano anche in uomini lontani da Dio, fioriranno però e fruttificheranno più facilmente in voi, se sarete fedeli alla dottrina e agli esempi di Cristo. Vi sono già tra voi anime, che fanno del proprio lavoro uno strumento di elevazione a Dio, restando unite a Lui con la mente e col cuore, anche in mezzo al movimento intenso e alle manifestazioni chiassose di una spesso eccessiva mondanità.
Per il vostro bene, dunque, e per il miglior rendimento del vostro lavoro, vi esortiamo ad essere tutti integralmente cristiani. Certamente, più che altri, dovrete evitare ogni esagerata ostentazione; ma nessuno può vietarvi di professare, con discrezione e franchezza, la vostra fede in Cristo, la vostra appartenenza al Suo ovile, alla Chiesa.
Di quell'ovile Egli custodisce gelosamente l'ingresso, affinchè il gregge sia salvo dai ladri e dai lupi. Ego sum ostium, Io sono la porta (Io. 10, 9): disse con espressiva immagine. Egli la chiave di David: « che apre e nessuno chiude; chiude e nessuno apre » (Apoc. 3, 7). Da Lui soltanto, Noi abbiamo ricevuto — nella persona di Pietro — le chiavi d'oro, che aprono la porta del regno dei cieli (cfr. Matth. 16, 19).
4° - Voi pure, diletti figli, custodite una porta: la porta dell'albergo. Oh se ognuno, passando, intravedesse, riflesso in voi, un raggio della luce divina di Cristo, una scintilla del suo amore, della sua bontà. Alfonso Rodriguez divenne santo, rimanendo quasi sempre occupato nell'ufficio di portinaio. Chi trattava con lui, aveva l'impressione di aver trattato con Gesù.
Quanta gente passa davanti a voi ogni giorno, ogni notte. Uomini e donne dall'apparenza soddisfatta e felice; anime, spesso, disorientate e inquiete. Con la vostra capacità e vigilanza, con la vostra serietà e col vostro sorriso, anche con la buona conoscenza delle lingue straniere, date a tutti, per quanto è possibile, il senso della sicurezza e della pace.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 253 - 255
Tipografia Poliglotta Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana