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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE OPILIO ROSSI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

 

Al mio venerabile fratello, Cardinale Opilio Rossi,
Presidente del Pontificio Consiglio per i laici

Attraverso di lei desidero estendere il mio cordiale saluto a tutti coloro che si sono radunati a Hong Kong per l’incontro sul tema: “Il ruolo dei laici nella vita della Chiesa e la missione nella società asiatica”. Questo è il quarto di una serie di incontri a livello continentale patrocinati dal Pontificio Consiglio per i laici e desidero che voi tutti sappiate che in questo momento guardo a voi con amore e speranza.

In questa occasione vorrei richiamare le parole che ho rivolto ai membri della Chiesa d’Asia nel corso della mia prima visita nel continente asiatico, parole che si riferiscono direttamente a voi: “La Chiesa è stata presente in Asia fin dalle sue prime origini e voi siete i successori di quei primi cristiani che diffusero il messaggio evangelico di amore e di servizio attraverso l’Asia. In molti Paesi di questo continente siete ancora un piccolo numero, ma dappertutto la Chiesa ha posto radici. Nei membri della sua Chiesa - in voi - Cristo è asiatico” (Giovanni Paolo II, Nuntius ad universae Asiae incolas e Manilensi radiophonica statione Radio Veritas, 12, 21 febbraio 1981: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV/1 [1981] 458).

In voi e attraverso di voi la missione affidata da Cristo alla sua Chiesa continua, e il vostro incontro, che prende in particolare considerazione la vocazione dei laici, sarà un contributo davvero prezioso all’approfondimento e al proseguimento di quest’opera di evangelizzazione in Asia.

La natura della Chiesa, comunione di tutti credenti in Cristo, è mirabilmente illustrata nella costituzione sulla Chiesa del Concilio Vaticano II. Questo documento si riferisce allo Spirito Santo quale principio di “unione e unità della Chiesa nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nell’orazione (Lumen Gentium, 13). È questa unità nella Chiesa che il vostro incontro a Hong Kong esprime così eloquentemente.

Nell’ambito della vostra riflessione sulla vita e la missione della Chiesa voi state considerando in particolare la vocazione dei laici. I laici devono avere consapevolezza della grandezza della loro vocazione, coscienza di costituire una componente essenziale della comunità ecclesiale, sentimento dell’unità profonda con Cristo. Ciò significa far proprio il richiamo di Leone Magno, di molti secoli or sono: “O cristiano, riconosci la tua dignità”.

La partecipazione dei laici alla missione della Chiesa è espressa in molti modi. In unione coi loro pastori e sotto la loro guida, i laici promuovono la crescita e la vita della comunità ecclesiale, nell’esercizio di una grande varietà di servizi e apostolati secondo le grazie e i carismi conferiti dal Signore. Tra di essi, la famiglia occupa un posto di primaria importanza. Nelle parole di Paolo VI: “La famiglia, come la Chiesa, dovrebbe essere un luogo in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. In una famiglia che è consapevole di questa missione tutti i membri evangelizzano e sono evangelizzati” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 71).

Desidero anche ricordare ai genitori che proprio la famiglia è la prima scuola di vita cristiana, il luogo dove viene nutrito l’amore per Cristo e la sua Chiesa, così come è lì che le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa trovano il loro necessario accrescimento. Chiedo ai genitori di incoraggiare tali vocazioni e implorare la grazia di Dio per essere aiutati e guidati nel loro impegno.

Vorrei inoltre richiamare la vostra attenzione sull’apostolato dei lavoratori cristiani. È necessario impegnarsi per far meglio conoscere l’insegnamento della Chiesa in questo campo. Ho espresso la mia sollecitudine e le mie riflessioni a questo proposito nella mia enciclica Laborem Exercens. Sono certo che i temi della giustizia e della pace saranno al centro delle vostre riflessioni sul ruolo evangelizzatore del laicato cristiano nella società asiatica.

Lo speciale contributo che i laici, uomini e donne, sono chiamati a compiere per l’evangelizzazione della cultura assume un carattere particolare nel vostro grande continente. In Asia troviamo alcune delle più antiche culture del mondo e poiché Cristo e la sua Chiesa non possono essere estranei a nessun popolo, nazione o cultura, è compito dei laici far sì che la Chiesa si radichi sempre più profondamente nel terreno spirituale e culturale dei loro rispettivi Paesi, assimilando tutti i valori genuini, e arricchendoli con gli insegnamenti di Gesù Cristo che è “la via, la verità e la vita” per tutta l’umanità (cf. Gv 14, 6).

In Asia, dove antiche religioni hanno dato e continuano a dare un contributo importante alla cultura di tanti Paesi, la Chiesa sente il profondo bisogno di entrare in contatto e in dialogo con tutte queste religioni. A voi che vi riunite per riflettere sul ruolo evangelizzatore dei laici in Asia vorrei ripetere ciò che ho detto a Manila due anni fa: “Tutti i cristiani devono essere impegnati nel dialogo coi credenti di tutte le religioni, in modo da far crescere la comprensione e la collaborazione, per rafforzare i valori morali, perché Dio sia lodato in tutta la creazione . . . Similmente i cattolici e i cristiani di altre Chiese devono unirsi insieme alla ricerca di una più completa unità, affinché il Cristo possa essere più manifesto attraverso l’amore dei suoi seguaci” (Giovanni Paolo II, Nuntius ad universae Asiae incolas e Manilensi radiophonica statione Radio Veritas, 5, 21 febbraio 1981: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV/1 [1981] 455).

Alla luce di ciò che ho detto a proposito della vocazione dei laici nella vita e missione della Chiesa, c’è un punto che desidererei sottolineare ora che stanno per iniziare le vostre discussioni. Perché si realizzi tutto ciò è necessario che l’adeguata formazione dei laici diventi una priorità pastorale in ogni Chiesa locale. Nel corso del vostro incontro voi vi scambierete idee ed esperienze a questo proposito. Lasciate solo che vi dica questo: prima di essere chiamato, per volontà di Dio, alla Sede di Pietro, ho collaborato, mentre ero ancora Arcivescovo di Cracovia, all’opera del “Consilium de laicis”, il dicastero che ha preceduto l’odierno Pontificio Consiglio per i laici. Per questo ero solito venire a Roma almeno una volta l’anno per gli incontri di quel Consiglio. Ero allora convinto, e lo sono ancora, che la formazione spirituale, morale e teologica dei laici, uomini e donne, è una delle priorità più urgenti nella Chiesa se si vuole applicare pienamente l’insegnamento del Concilio Vaticano II.

Questa formazione non è qualcosa che si può raggiungere una volta per tutte e completare definitivamente. Formazione significa crescita e approfondimento di quella discepolanza di Cristo che caratterizza ogni membro della Chiesa e che non avrà fine se non nel giorno della nostra morte.

Pensando a tutti coloro che partecipano a questo incontro, penso anche a tutti i Paesi dell’Asia e li raccomando al Padre nostro che è nei cieli. Il mio pensiero va in modo particolare a coloro che soffrono per la testimonianza che essi rendono alla loro fede, a coloro che sono stanchi della violenza e della guerra o ne sono vittime. Prego affinché la consolazione e la pace di Dio siano con loro. Attraverso l’amore testimoniato loro dai cristiani dell’Asia, possano essi conoscere l’amore di Cristo.

Questo mi porta a offrirvi una riflessione finale. Il compito di ogni laico, uomo o donna, è di dare testimonianza personale nella Chiesa e nella società dell’amore di Dio che ci è stato rivelato in Gesù Cristo ed è stato effuso nei nostri cuori dal suo Spirito. Raccomando lei e tutti i partecipanti all’incontro di Hong Kong all’intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, di san Francesco Saverio, grande apostolo dell’Asia, di cui si celebrerà la memoria durante il vostro raduno, di tutti i martiri e i santi dell’Asia e della Chiesa universale, pregando affinché questo incontro possa essere fonte di molte benedizioni per la Chiesa di tutto il continente asiatico. Su di lei e su tutti i presenti invoco la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo, e con profondo affetto imparto la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 24 novembre 1983

IOANNES PAULUS PP. II

 

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