DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
PER IL GIURAMENTO DI DICIANNOVE RECLUTE
DELLA GUARDIA SVIZZERA
Lunedì 4 maggio 1981
Cari fratelli e sorelle!
Nelle poche parole del Vangelo odierno è contenuta l’intera lieta Novella della nostra fede. Qui risplende in piena luce il mistero della persona di Gesù Cristo: Gesù vive proprio per questo, per fare la volontà del Padre; e la volontà del Padre consiste nel mettere in relazione gli uomini con Gesù affinché Egli doni loro la vera vita, quella vita che deve portare alla Risurrezione. Inoltre Gesù ci manifesta il più intimo proposito del suo cuore: “Colui che viene a me, non lo respingerò... (perché) io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,37-39).
Non respingere nessuno, non perdere nessuno – non è questo anche il compito di tutti noi che compiamo il nostro dovere qui in questa collina Vaticana, presso la tomba di san Pietro? Il Papa come successore di Pietro e come Sommo Pastore della Chiesa e voi, care Guardie svizzere, che mi scortate nel mio servizio, noi cerchiamo di adempiere questo prezioso compito affidatoci da Dio, cioè di accogliere, nel nome di Cristo, gli uomini che Egli ci manda e di non respingerli, di accoglierli e di non perderli, di trasmettere loro il Pane della vita, affinché sia saziata la loro fame e essi possano ottenere la vita eterna.
Le molte persone che giorno dopo giorno, curiose o riverenti, coraggiose o timorose giungono alle porte del Vaticano, in fondo sono tutte mandate a noi da Dio, dal Padre, affinché ricevano nutrimento, ognuno secondo la loro fame. Si tratta davvero di un alto motivo per il vostro servizio e di un grande impulso per superare le durezze e le angustie del vostro lavoro quotidiano! L’immagine del Vaticano che ne risulta, è che qui viene accolto l’uomo in tutta la sua dignità, che qui Cristo stesso deve essere il criterio ultimo di comportamento, questa immagine comincia per molte persone proprio presso di voi, care Guardie svizzere, quando voi incontrate lo sguardo interrogativo di queste persone, e le aiutate nelle loro molteplici richieste.
Sono felice di indirizzare il mio saluto e il mio incoraggiamento anche a voi, cari amici di lingua francese. Dal Vangelo di san Giovanni che abbiamo appena letto, vorrei invitarvi a ritenere ciò che viene detto della volontà di Dio.
Noi dobbiamo fare la volontà di Dio: questo obbligo definisce la nostra vita cristiana alla stregua del Signore Gesù stesso, nostro modello, che è disceso dal cielo per fare la volontà di Colui che l’ha mandato. Ecco perché noi ogni giorno ripetiamo, come Egli ci ha insegnato: “Sia fatta la tua volontà”. I comandamenti di Dio ci manifestano tale volontà e ad essi bisogna obbedire per amore: “Se mi amate, dice il Signore, osserverete i miei comandamenti” (Gv 14,15). Ma l’osservanza dei comandamenti è collegata a quell’altra espressione della volontà di Dio che san Giovanni ci indica in questo punto: la volontà del Padre, e che noi abbiamo la vita eterna per la nostra fede, per la nostra obbedienza piena d’amore a suo Figlio, che ci risusciterà l’ultimo giorno.
Meditate queste parole: tutto ci viene dall’amore del Padre e ci conduce a Lui, attraverso gli obblighi della vita quotidiana. Che il Signore vi conservi in questo amore e in questa volontà.
Stamane desidero affidare queste esortazioni spirituali soprattutto alle reclute che stanno per prestare il loro giuramento nel corso di una festosa cerimonia. Vi ricordo inoltre i vostri predecessori: ad alcuni di loro fu chiesta l’offerta della loro stessa vita nel compimento del loro dovere. Preghiamo il Signore che tenga lontano dal Vaticano violenza e fanatismo. Ma la disponibilità, ad offrire la vita in caso di bisogno, può attuarsi anche nel vostro servizio, e cioè nella disponibilità ad offrire un pezzetto della vostra vita, un po’ dell’abituale comodità, una porzione del vostro tempo, del vostro reddito, delle vostre esigenze. “Chi perderà la sua vita per causa mia, la troverà”, così ci promette il Signore stesso.
A tutti i membri della Guardia svizzera, ai Signori Comandanti ed al Cappellano della Guardia va il mio più sincero ringraziamento e la mia preghiera! Ai cari congiunti e agli stimati ospiti porgo il mio saluto e l’espressione della mia profonda stima. Già da ora vi esprimo la mia grande gioia perché proprio in questo mese potrò visitare la vostra amata patria ed in svariate circostanze potrò incontrare i fedeli così come tutti i cittadini. Vorrei affidare la riuscita di questo viaggio pastorale anche al vostro impegno ed alla vostra preghiera.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana