DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE
Castlgandolfo, 6 ottobre 1981
1. In primo luogo voglio salutare voi, membri della Commissione Teologica Internazionale, e soprattutto il vostro Presidente, Cardinale Francesco Šeper e gli altri ministri della Sacra Congregazione per la dottrina della fede. Siete qui convenuti da tutti i continenti della terra, dai vari luoghi di cultura, da regioni di lingue diverse e da molte discipline di scienze teologiche. In voi dunque saluto tutti i teologi cattolici della terra che operano per il bene spirituale della Chiesa.
2. Il mio venerando predecessore Papa Paolo VI istituì nel 1969 la Commissione Teologica Internazionale, dopo che i Padri del Sinodo straordinario dei Vescovi avevano espresso due anni prima questo desiderio. Funzione della Commissione è “prestare aiuto alla Santa Sede e soprattutto alla Sacra Congregazione (per la dottrina della fede) sulle questioni dottrinali di maggiore importanza” (cf. Statuta Commissionis, AAS 61 [1969] 540). Nel passato decennio la Commissione Teologica Internazionale ha realizzato in molti e vari modi, utilmente e con successo quel proposito, come risulta dai numerosi documenti di grande valore editi finora. E so che hanno prestato moltissimo aiuto non solo al Papa, alla Sacra Congregazione per la dottrina della fede e agli altri dicasteri della Curia Romana, ma anche alle Conferenze Episcopali e al progresso della teologia. Era necessario questo servizio in questi tempi di difficili e nuovi problemi e di opinioni totalmente divergenti; esso ha contribuito a promuovere e a rafforzare l’unica fede nell’unica Chiesa. Per questo l’impegno della Commissione Teologica si intensifica sempre di più e ripeto le parole del mio discorso del 26 ottobre 1979 ai membri della vostra Commissione: “la approviamo grandemente, la stimiamo molto e molto ci aspettiamo da essa” (cf. AAS 71 [1979] 1429).
3. In questo compito dovete essere utili e lavorare per una buona e fruttifera collaborazione tra il Magistero e la teologia. Pertanto permettetemi di ricordare ciò che l’anno scorso durante la mia visita pastorale in Germania dissi il 18 novembre ad Altötting ai Professori di teologia sacra: “La teologia è una scienza con tutte le possibilità di conoscenza umana. Essa è libera nell’applicazione dei suoi metodi ed analisi. Tuttavia la teologia deve badare al rapporto che ha con la Chiesa. Non dobbiamo a noi stessi la fede; essa “è fondata sugli Apostoli e sui Profeti, mentre Cristo stesso ne è la pietra angolare” (cf. Ef 2,20). Anche la teologia deve presupporre la fede. Essa la può chiarire e promuovere, ma non la può produrre. Anche la teologia sta sempre sulle spalle dei Padri nella fede... L’amore alla Chiesa concreta, che implica anche la fedeltà alla testimonianza della fede e al Magistero ecclesiastico, non distoglie il teologo dal suo lavoro e non toglie nulla a questa autonomia irrinunciabile. Il Magistero e la teologia hanno ambedue un compito diverso. Perciò, non si possono ridurre l’un l’altra. Tuttavia sono al servizio della stessa causa. Proprio per questa struttura devono rimanere in costante dialogo tra di loro” (Ansprachen und Predigten von Papst Johannes Paul II bei seinem Pastoralbesuch in Deutschland, 15-19. November 1980, Kevelaer 1980, S. 170-171; edizione italiana: Giovanni Paolo II nella Repubblica Federale di Germania, Collana “Magisterio” 63, Roma 1981, pp. 99-100.). Questo vale in modo specifico per i compiti della Commissione Teologica Internazionale che comunica le preoccupazioni del Pastore supremo della Chiesa e della Curia Romana e parimenti dei Vescovi sparsi per il mondo.
4. So anche che voi discuterete di nuovo in questa sessione plenaria dei problemi della Cristologia. Nel precedente congresso la Commissione Teologica Internazionale fu strumento eccellente per un giudizio sulle problematiche di oggi e per una più profonda conoscenza della fede della Chiesa e spero che la continuazione di questa vostra opera porterà frutti degni degli studi fino ad ora condotti dalla Commissione. Tre desideri nutro molto a questo proposito e ve li voglio comunicare brevemente.
a) Gesù Cristo è immagine di Dio; in lui consistono tutte le cose in cielo e sulla terra (cf. 2Cor 4,4; Col 1,15). Sul volto di Gesù Cristo rifulge lo splendore di Dio Padre invisibile. Perciò Gesù Cristo è più di un profeta. Egli vive una particolare comunione col Padre. Solo per questo noi siamo redenti, poiché Gesù Cristo può comunicare nella sua persona la pienezza della vita divina. Per questo crediamo nel Figlio di Dio, “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato dalla stessa sostanza del Padre, per mezzo di lui tutte le cose sono state create”. In questa confessione di fede è contenuto il nocciolo della religione cristiana.
b) Questa fede cristiana dipende dal Nuovo Testamento e dalla viva tradizione della Chiesa, così come si è manifestata nei Concili Ecumenici dei primi secoli. La celebrazione del primo Concilio di Costantinopoli ricordava in quei tempi, a coloro che erano veramente cristiani, il vincolo alla Sacra Scrittura ed esortava a proseguire in quel “consenso durato cinque secoli”. L’attività teologica deve più di prima venire in aiuto a questo patrimonio e all’eredità della Chiesa primitiva. Non trascurate questa forza spirituale nelle discussioni odierne, specialmente in quelle ecumeniche. Molte dichiarazioni e tanti eventi nel corso di queste celebrazioni tra i cristiani separati suscitano grande speranza per una maggiore unità.
c) Infine, la riflessione cristologica offre lode e onore al Dio Trino e alla sua bontà infinita, ma contiene anche un significato antropologico. Parlo del noto e stupendo passo della Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (n. 22); “Cristo, nuovo Adamo... svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione”. Nelle encicliche Redemptor Hominis e Dives in Misericordia ho tentato di spiegare questo pensiero in risposta alle inquietudini e alle aspettative degli uomini. In questo campo si celano grandi compiti per la moderna teologia. Perciò mi rallegro nel sapere che il vostro prossimo tema sarà incentrato sulla “Dignità della persona umana”. Considerate attentamente la connessione dei vostri studi!
5. Vi ringrazio per l’impegno fino ad ora svolto soprattutto sotto la direzione dell’eminente Cardinale Presidente Šeper e del Segretario Generale Protonotaro Apostolico Professor Philip Delhaye, che come molti altri tra voi, sostengono il peso del lavoro da più di dieci anni. Allo stesso modo il mio animo è sinceramente grato al vostro Segretario Tecnico Peter Jarry per l’attento adempimento dei suoi compiti. All’inizio del quindicesimo anno della vostra attività chiedo per voi a Dio ogni bene. Abbracciandovi con sincero affetto prego con fede che il Signore, per l’intercessione della Beata Vergine Maria, vi rafforzi e vi sia sempre vicino con i doni dello Spirito e vi conduca ad una conoscenza sempre più approfondita delle sue ricchezze. La benedizione apostolica, che imparto con gioia a voi tutti, confermi questi voti.
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