CERIMONIA DI COMMIATO
DISCORSO DI PAOLO VI
AI FEDELI DELL'UGANDA
Cattedrale di Rubaga, 2 agosto 1969
Figli carissimi!
Ecco finita la Nostra visita all’Uganda! Lo stile dei viaggi del Papa è quello della brevità e della velocità; e Noi ora partiamo dopo di aver goduto due giorni di grande conforto spirituale. Noi non dimenticheremo mai la vostra accoglienza, così cordiale, così filiale. Noi conserveremo nella memoria e nello spirito le sante impressioni di questo incontro felicissimo: le vostre care persone, il vostro buon popolo, le vostre cortesi Autorità civili e militari, sia dello Stato dell’Uganda, che della Città di Kampala. Ma specialmente Lei, venerato Fratello, Monsignor Emanuel Nsubuga, Arcivescovo di Kampala, che è stato così gentile e così ospitale con Noi e con le persone componenti la Nostra missione, Noi dobbiamo assicurare della Nostra riconoscenza. E voi tutti che avete collaborato al buon esito di queste giornate siate da Noi paternamente ringraziati, tutti ed ognuno! Noi vi promettiamo di tradurre in preghiere speciali per ciascuno di voi la buona memoria e la debita gratitudine del Nostro viaggio africano.
Ma Noi non possiamo partire da questa terra benedetta senza rivolgere una speciale parola al Clero, ai Religiosi e alle Religiose, ai Fratelli e alle Sorelle, dedicati al servizio di Cristo e della sua Chiesa. LasciateCi almeno dire quanto sia grande la Nostra stima, la Nostra affezione per voi, proprio per ciò che voi siete, proprio per ciò che voi fate. Vogliamo ripetere con San Paolo: «Iddio ci è testimonio quanta sia la nostra affezione per voi, nel cuore di Gesù Cristo» (Phil. 1, 8)! Voi siete stati amati e chiamati da Lui, mediante una storia, un’esperienza spirituale, la quale caratterizza la vostra vita, la vostra vocazione, che è un segno di predilezione da parte di Lui: vi ha guardati e vi ha amati (cfr. Marc. 10, 21), e vi ha eletti (Io. 15, 16); e voi avete corrisposto, e avete detto di sì al suo amore, avete scelto la parte migliore (cfr. Luc. 10, 42); vi siete dati e consacrati a Lui, senza riserva e senza ritorno. Voi avete capito fino in fondo le esigenze del regno dei cieli; avete dato tutto, tutto per il Tutto, che è Lui, la Vita (cfr. Matth. 19, 29). Come non vi ameremmo Noi, o Fratelli e Sorelle? O Figli e Figlie della dedizione completa al Signore Gesù, della fedeltà totale al suo amore e alla sua causa?
Lasciateci ancora aggiungere che in voi, nel vostro sacrificio, e nel vostro lavoro, Noi abbiamo la speranza più solida e più feconda per le sorti della Chiesa in questa giovane Africa cristiana, e anche per. quelle della Chiesa nel mondo. Voi sapete che la Chiesa attraversa un’ora di fervore? che è anche un’ora di inquietudine, a causa dei tempi nuovi ed agitati del mondo d’oggi. Ma Noi pensiamo che, se voi siete buoni, forti, fedeli e fervorosi, la Chiesa da questa prova uscirà più santa e più idonea alla sua missione di salvezza in mezzo all’umanità. È il Signore, certamente, che salva le anime e il mondo; ma non senza il nostro ministero, la nostra collaborazione. Noi, votati al suo servizio, possiamo dire, con San Paolo: «Noi siamo i collaboratori di Dio» (1 Cor. 3, 9).
Coraggio, coraggio, Figli carissimi; lasciateCi ripetere anche a voi l’esortazione dell’Apostolo Pietro, come l’ultimo nel merito dei suoi successori: «Siate forti nella fede» (1 Petr. 5, 9). Permetteteci di ricordarvi la efficacia, potremmo dire, determinante del vostro esempio sulla giovane cristianità che vi circonda: se siete buoni e santi voi, lo sarà certamente anche la vostra comunità dei fedeli; l’esempio è la prima testimonianza, che essi hanno diritto di avere da noi, consacrati al Signore; è la predica che voi tutti, uomini e donne, anziani e giovani, potete fare: l’esempio! Esempio di fede e di pietà vere: se sarete voi in sincera unione con Cristo, lo saranno quelli a cui dedicate il vostro ministero. Esempio di carità e di concordia, specialmente fra l’elemento locale e l’elemento venuto di fuori, da lontano, per piantare qui la Chiesa di Dio: siate umili (Phil. 2, 3; Rom. 12, 10); aiutatevi gli uni gli altri, non date troppa importanza alle differenze di patria, di educazione, di razza, di tribù; ricordatevi sempre che siamo fratelli (cfr. Matth. 5, 47; Matth. 23, 8; 1 Tim. 5, 1; Rom. 10, 12; 1 Cor. 12, 13; Gal. 3, 28). E procurate di vivere davvero la comunione ecclesiale, che ci fa una sola cosa in Cristo (Io. 17, 21-22-23), e un solo mistico corpo (1 Cor. 10, 16-17; etc.); siamo Chiesa, una sola cosa con Cristo e fra noi. E affinché questo mistero di duplice unità, di unità sacramentale col corpo risuscitato di Cristo, e di unità mistica e sociale fra noi, mediante lo Spirito Santo, nella medesima fede e nella medesima carità, abbia fin d’ora, in questa nostra vita pellegrina verso la vita futura, la sua perfezione, procuriamo di onorare nel Vescovo il segno e il ministro dell’unità. Comprendiamo il senso e il valore della gerarchia nella Chiesa: bisogna essere uniti al corpo di Cristo, così da lui concepito e organizzato, se vogliamo vivere dello Spirito di Cristo, Spirito dal quale appunto è animato quel mistico corpo (cfr. S. Ignazio d’Antiochia; S. Agostino; cfr. Enc. Mystici Corporis; Lumen Gentium, nn. 18, 19, ecc.; Eph. 4, 11-14). Il Vescovo, il vostro Vescovo! Siate a lui vicini, comprendete i suoi desideri ed i suoi bisogni, date forma ed efficienza alla nuova organizzazione della comunità ecclesiale, rendete amorosa e facile la vostra obbedienza, riconoscete nel Vescovo il vostro pastore, il vostro maestro; anzi riconoscete in lui Gesù Cristo (cfr. Lumen Gentium, n. 21).
E volete un ultimo ricordo, Figli carissimi? Siate filialmente devoti di Maria Santissima. la beata Vergine, vera Madre di Cristo e spiritualmente Madre nostra. Avrete anche voi tanto bisogno di Lei: per comprendere Cristo, per servirlo, per imitarlo; avrete bisogno di conforto e di fiducia; confidatevi alla Madonna (cfr. Lumen Gentium, n. 68). A Lei, partendo, Noi affidiamo la Chiesa d’Africa; questa vostra, in modo particolare; e invocando su voi tutti la sua dolce, potente e materna tutela, vi salutiamo e ancora vi benediciamo Addio! Arrivederci, per la misericordia di Dio, in Paradiso!
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