DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL NUOVO AMBASCIATORE DEL BELGIO*
Sabato, 4 dicembre 1948
Signor Ambasciatore,
Rimettendo a Noi le Lettere con cui S. A. R. il Principe Reggente del Belgio, in nome di S.M. il Re dei Belgi, l’accredita presso di Noi quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario, V. E. Ci offre una occasione, tanto volentieri accolta, di esternare ancora una volta i sentimenti di paterno affetto e di particolare stima nei confronti della Sua nobile Patria.
Con legittima fierezza Ella ha ricordato la costante fedeltà dell’attaccamento filiale del suo Paese alla Chiesa e al suo Capo visibile, la saldezza incrollabile della sua fede cattolica. I raggi di tale fede aggiungono lo splendore della loro luce soprannaturale al lustro di tanti titoli cospicui, ai quali essa deve la propria grandezza umana. Non è infatti secondo l’estensione geografica del territorio che può misurarsi la grandezza di una nazione; essa invece si calcola secondo la abbondanza, la varietà, il valore dei doni ricevuti dalla Provvidenza Divina, congiunti all’uso che essa ha saputo farne. Ora, stando così le cose, chi potrebbe mettere in dubbio la grandezza del Belgio?
Essa si è manifestata in molteplici circostanze, sia dolorose e tragiche che prospere, in tutti i settori della natura, dell’industria, dell’arte, della coltura intellettuale e religiosa. In quale di codesti campi il Belgio non ha conquistato un posto di primo piano? Che magnifica galleria di glorie nazionali il Belgio può presentare, e di uomini a buon diritto famosi per l’intelligenza, la scienza, il coraggio eroico, la santità!
Ma una delle caratteristiche più esemplari della sua Patria, signor Ambasciatore, consiste nel fatto che, nella pratica, nella valorizzazione di codesto bel patrimonio così ricco e vario, essa ha promosso, anzi ha favorito, le potenti energie costruttive accumulate nella vita cristiana della famiglia e nelle tradizioni cattoliche del popolo belga. E se, talvolta, queste energie hanno dovuto conquistare con strenua lotta la possibilità di esercitarsi, sempre la Costituzione dello Stato ha consentito ad esse di salvaguardare i propri diritti. In tal modo tanti grandi cristiani hanno potuto imprimere il loro passaggio nella vostra storia con la creazione di numerosi e preziosi istituti culturali, caritativi e sociali di primissimo ordine, il cui benefico influsso si estendeva e si estende al di là dei confini metropolitani del Belgio, e anche al di là della sua zona di influenza nell’Africa, ove esso ha saputo formare un vasto impero attraverso cui una nuova civiltà cristiana e cattolica ha potuto tracciarsi sicuro cammino.
A tale proposito non possiamo omettere di rivolgere una parola di ammirazione e di elogio a quei sodalizi missionari che hanno inviato ed inviano in tutto il mondo pionieri della fede e della civiltà così dotti che arditi, così attivi che santi.
Nel rievocare un così prezioso concorso dello Stato all’opera della Chiesa e della Chiesa all’opera dello Stato, benefica collaborazione che Noi speriamo di veder continuata ancora nell’avvenire, come non potremmo non accogliere con il più benevolo slancio colui che viene a rappresentare il Belgio presso di Noi? Perciò teniamo a pregare V. E. di presentare a Sua Altezza Reale il Principe Reggente e, per suo mezzo, a Sua Maestà il Re Leopoldo III, la espressione dei Nostri voti di felicità per le loro Persone e per tutta la famiglia reale, l’assicurazione della Nostra preghiera per la prosperità della vostra gloriosa Patria. Quanto a Lei, signor Ambasciatore, con la promessa dell’appoggio che Ella troverà sempre presso di Noi nel compimento della sua alta missione, Noi invochiamo sulla sua persona e sui suoi congiunti le squisite benedizioni celesti.
*Atti e discorsi di Pio XII, vol. X, p.339-341.
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