[DE - EN - ES - FR - IT - LA] CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM DECRETO attuativo delle disposizioni del can. 838 del Codice di Diritto Canonico Proemio A seguito della promulgazione del Motu Proprio Magnum Principium del Sommo Pontefice Francesco, con il quale le norme dei §§ 2 e 3 del can. 838 del C.I.C. sono state mutate, occorre che sia corretto quanto di contrario è prescritto nelle Institutiones generales e nei Prænotanda dei libri liturgici, come in Istruzioni, Dichiarazioni, Notificazioni pubblicate da questo Dicastero secondo le norme dei §§ 2 e 3 del can. 838 del C.I.C. 1983.[1] Ciò vale soprattutto per l’Institutio generalis Missalis Romani dell’anno 2002 e 2008, per i Praenotanda delle seconde edizioni del De Ordinatione Episcopi, presbyterorum et diaconorum, dell’Ordo celebrandi Matrimonium e delle edizioni del De Exorcismis e del Martyrologium Romanum, ed in particolar modo delle Istruzioni Varietates legitimae e Liturgiam authenticam. Si deve anche tener conto che, secondo la lettera e la mente del nuovo can. 838, è da interpretare quanto è detto nei Decreti di promulgazione dei singoli libri liturgici ogni volta che si fa riferimento all’autorità o alla competenza giuridica delle Conferenze Episcopali e di questo Dicastero circa gli adattamenti e le traduzioni dei testi in lingua vernacola.[2] Mossa dal predetto Motu Proprio, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha ritenuto proprio dovere interpretare e, per quanto necessario, chiarire le leggi liturgiche che ha emanato su questa materia, in modo che essa “aiuti le Conferenze Episcopali ad espletare il loro compito e si adoperi per promuovere sempre di più la vita liturgica della Chiesa Latina”. Pertanto secondo la mente del Motu Proprio, col presente Decreto, nella prima parte, si richiamano di nuovo, si interpretano e si emendano le norme, la disciplina, le procedure in materia di traduzione dei libri liturgici e del loro adattamento, in particolare quanto alle competenze della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e delle Conferenze Episcopali, salva la competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede e le approvazioni riservate al Sommo Pontefice, mentre nella seconda parte si indicano alcune “variationes”, dopo quelle già pubblicate nell’anno 1983,[3] da introdurre nelle nuove edizioni dei libri liturgici. I Norme e procedure 1. I libri liturgici riformati con l’autorità dei santi Sommi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, che ne hanno decretato la pubblicazione e l’obbligatorietà per il Rito Romano, sono destinati alla celebrazione liturgica. Essi contengono le letture bibliche, le preghiere della Chiesa, i canti da eseguire e altri testi. Appartengono ad essi anche le Institutiones generales e i Praenotanda,[4] che espongono la teologia, la spiritualità, la pastorale, la struttura e la disciplina di ogni celebrazione. Questi libri composti in lingua latina[5] veicolano la tradizione che, per ritus et preces, esprime la fede della Chiesa.[6] Perciò il loro contenuto non è patrimonio di un singolo o di un gruppo di fedeli, poiché manifesta la preghiera e la vita della Chiesa. 2. I libri liturgici del Rito Romano in lingua latina vengono promulgati in editio typica dalla Sede Apostolica, che ne detiene il diritto di proprietà (copyright).[7] Il “concordat cum originali” è attestato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Per le successive edizioni (aliae editiones necnon editiones emendatae vel auctae) vale lo stesso principio. Si possono usare fin dalla loro pubblicazione, compiuta normalmente dalla Tipografia Vaticana, diffusi dalla Libreria Editrice Vaticana. 3. Per stampare o ristampare detti libri latini per l’uso liturgico (editio typica vel iuxta typicam) si deve ottenere ogni volta la licenza dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Per le editiones iuxta typicam gli editori dovranno inoltre stipulare un contratto con l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica o, su suo mandato, con la Libreria Editrice Vaticana. Analoghi permessi sono richiesti anche per la diffusione tramite internet di libri liturgici o di loro parti.[8] 4. Nel riformare i libri liturgici del Rito Romano, secondo la mente di quanto disposto dal Concilio Vaticano II, sono state tenute presenti sia la necessità della loro versione nelle lingue parlate sia il loro adattamento alla varietà culturale dei popoli, così come le problematiche inerenti a tale lavoro. A questo riguardo non bisogna dimenticare che:
a) le versioni dei testi liturgici, quali parte dei riti stessi, sono voce della Chiesa che celebra i divini misteri, e hanno il medesimo valore dei testi liturgici in lingua latina.[9] Pertanto devono tendere a divenire lingue “liturgiche” e, nonostante la loro varietà, mantenere sempre l’una e medesima voce della Chiesa, l’una e medesima “lex orandi”. Perciò le versioni dei libri liturgici non possono essere lasciate all’arbitrio dei singoli ma, affidate alla responsabilità dei Vescovi, devono essere approvate dalle loro Conferenze;
b) per il bene pastorale dei fedeli, oltre agli adattamenti già previsti nei libri liturgici, di competenza di chi presiede le celebrazioni, vi sono anche altri tipi di adattamenti, necessari o utili, lasciati alla decisione e approvazione delle Conferenze Episcopali.
5. “Secondo quanto espresso nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, in particolare agli articoli 36 §§ 3-4, 40 e 63 e nella Lettera Apostolica Motu Proprio Sacram Liturgiam, n. IX”,[10] il Motu Proprio Magnum Principium ha modificato la normativa canonica in modo che “appaia meglio la competenza della Sede Apostolica circa le traduzioni dei libri liturgici e gli adattamenti più profondi, tra i quali possono annoverarsi anche eventuali nuovi testi da inserire in essi, stabiliti e approvati dalle Conferenze Episcopali”.[11] Di conseguenza anche “il diritto e l’onere delle Conferenze Episcopali” vengono chiariti, facilitando la fraterna “collaborazione tra la Sede Apostolica e le Conferenze Episcopali”[12] in ordine alla pubblicazione dei libri liturgici nelle lingue correnti. 6. Come conseguenza del Motu Proprio è necessaria una rinnovata interpretazione delle norme applicative emanate finora circa adattamenti e traduzioni per la liturgia. È da tenere tuttavia presente che “i criteri indicati sono stati e restano in linea generale utili e, per quanto è possibile, dovranno essere seguiti dalle Commissioni liturgiche come strumenti adatti”.[13] 7. Sono qui raccolte le linee guida e le prescrizioni concernenti le competenze sia delle Conferenze Episcopali sia della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Gli atti della recognitio e della confirmatio, descritti nei numeri seguenti 43 e 45, sono necessari per dare completezza alle decisioni delle Conferenze Episcopali e manifestano la comunione che lega il Romano Pontefice con i Vescovi.[14] Responsabilità e competenze delle Conferenze Episcopali 8. Alla luce del can. 838 §§ 2 e 3, spetta alla Conferenza Episcopale pubblicare i libri liturgici, tenendo presente che in essi vi sono traduzioni di testi originali latini e adattamenti già previsti negli stessi libri, che necessitano di confirmatio; vi può anche essere un adattamento più profondo (cf. SC n. 40) che invece non è indicato nei libri liturgici tipici e che perciò ha bisogno di recognitio. Sia per la confirmatio che per la recognitio la procedura di approvazione da parte della Conferenza Episcopale avverrà a norma del can. 455 § 2 del C.I.C. La Conferenza Episcopale approva gli adattamenti dei libri liturgici a norma del diritto (cf. can. 838 § 2) 9. L’adattamento più profondo del Rito Romano (cf. SC n. 40), salvaguardandone sempre l’unità sostanziale attestata nei libri liturgici tipici, è motivato da istanze culturali (prassi rituali, simboli, gesti) e non da altre ragioni; si parla infatti di “inculturazione” del Rito Romano.[15] Si tratta cioè di esprimere ritualmente, attraverso tipologia di gesti e simboli, il medesimo contenuto espresso da gesti e simboli tradizionali del Rito Romano. Vi sono anche altri casi di adattamento, come i Calendari particolari[16] o testi peculiari suggeriti da esigenze pastorali. 10. La Conferenza Episcopale valuta gli eventuali adattamenti da apportare non indicati nella editio typica, compresa la formulazione di nuovi testi, e li approva.[17] Il processo di studio è affidato alla Commissione Episcopale per la Liturgia che, di concerto con la Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, potrà avvalersi della collaborazione di esperti.[18] Quindi il Presidente della Conferenza Episcopale trasmette gli atti delle decisioni dei Vescovi alla Sede Apostolica per la debita recognitio, con una relazione esplicativa delle scelte compiute e dell’iter seguito alla luce delle disposizioni vigenti.[19] 11. Eventuali adattamenti riguardanti una o più zone di un Paese, necessitano comunque dell’approvazione della Conferenza Episcopale. Ciò permette una valutazione più ampia e lungimirante di scelte particolari. 12. Gli adattamenti più profondi, dopo la recognitio, fanno parte dei libri liturgici di una data Conferenza Episcopale, e vanno stampati con una indicazione tipografica che li connoti come particolarità proprie. Non possono pertanto essere adottati nei libri di un’altra Conferenza Episcopale, senza che questa li approvi a sua volta e chieda la recognitio della Sede Apostolica. La Conferenza Episcopale prepara le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti e le approva, chiedendo la conferma prima della pubblicazione (cf. can. 838 § 3)
- La lingua
13. La preparazione della versione dei libri liturgici suppone un quadro valutativo che tenga anzitutto conto della lingua,[20] delle sue prerogative e della sua diffusione, avendo uno sguardo rivolto al futuro prossimo del suo uso, a partire dal suo apprendimento da parte delle giovani generazioni. L’adozione nella liturgia di lingue vernacole deve tener conto, tra l’altro, che il criterio fondamentale è la partecipazione del popolo alle celebrazioni liturgiche e non convenienze di altro tipo, come risvolti socio-identitari. 14. Spetta alla Conferenza Episcopale decidere quale lingua o lingue adottare nella liturgia per l’ambito di sua competenza, valutando se e come sia percorribile il processo di versione di tutti o di alcuni libri liturgici tipici, dell’intero libro o soltanto di quelle parti di esso, più direttamente necessarie o utili a favorire la partecipazione del popolo alla liturgia. [21] 15. Una condizione basilare previa è l’esistenza della versione della Bibbia in una data lingua, approvata dalla Conferenza Episcopale.[22] I testi della Sacra Scrittura sono infatti la fonte primaria e ineludibile della liturgia,[23] indispensabile per la formazione di una lingua liturgica.[24] 16. La decisione della Conferenza Episcopale circa l’adozione e l’estensione di una data lingua nella liturgia, viene trasmessa alla Sede Apostolica per la debita confirmatio,[25] senza la quale non conviene cominciare a intraprendere il lavoro di traduzione.
- Il processo di traduzione
17. L’esperienza degli anni recenti ha insegnato che l’opera di traduzione dei testi biblici e liturgici è un lavoro complesso. Poiché la grave responsabilità in questa materia è propria dei Vescovi, la Conferenza Episcopale deve farsene carico direttamente,[26] avvalendosi della necessaria collaborazione di persone idonee, compresi esperti formati nella traduzione del latino liturgico e con l’ausilio di mezzi adatti,[27] tra cui la preparazione di una ratio translationis e di un dizionario per le espressioni liturgiche non bibliche. 18. Un ruolo decisivo è svolto dalla Commissione Episcopale per la Liturgia.[28] I Vescovi, che sono responsabili delle decisioni, si avvalgano di un gruppo stabile di esperti per assicurare la continuità del lavoro. Al fine di garantire in una data lingua la corretta e integra espressione della fede della Chiesa cattolica, trasmessa secondo il suo insegnamento e il vocabolario adeguato, è evidente la necessità del parere della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede. Le decisioni finali competono alla Conferenza Episcopale, organismo che consente a tutti i Vescovi, aventi diritto di voto, di condividere il loro compito di maestri del popolo di Dio, essendo la preghiera liturgica la più chiara manifestazione di ciò che la Chiesa crede ed è tenuta a credere. 19. Infatti, “fine delle traduzioni dei testi liturgici e dei testi biblici, per la liturgia della parola, è annunciare ai fedeli la parola di salvezza in obbedienza alla fede ed esprimere la preghiera della Chiesa al Signore. A tale scopo bisogna fedelmente comunicare ad un determinato popolo, tramite la sua propria lingua, ciò che la Chiesa ha inteso comunicare ad un altro per mezzo della lingua latina. Sebbene la fedeltà non sempre possa essere giudicata da parole singole ma debba esserlo nel contesto di tutto l’atto della comunicazione e secondo il proprio genere letterario, tuttavia alcuni termini peculiari vanno considerati anche nel contesto dell’integra fede cattolica, poiché ogni traduzione dei testi liturgici deve essere congruente con la sana dottrina”.[29] 20. Il can. 838, § 3 chiede alle Conferenze Episcopali di “preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti”. L’avverbio fedelmente comporta una triplice fedeltà: anzitutto al testo originale, quindi alla lingua peculiare in cui si traduce e infine alla comprensibilità del testo da parte dei destinatari introdotti nel vocabolario della rivelazione biblica e della tradizione liturgica. 21. Fedeltà anzitutto al testo originale, ossia in lingua latina, presente nei libri liturgici tipici del Rito Romano. Resta inteso che, trattandosi di traduzione, il testo latino funge sempre da riferimento in caso di dubbio circa il senso corretto. Non si può escludere, in seconda battuta, che come ausilio interpretativo ci si possa riferire anche alla versione dei testi liturgici in una lingua maggiormente diffusa già confermata dalla Sede Apostolica. 22. Fedeltà poi alla lingua in cui avviene la traduzione, dal momento che ogni lingua presenta peculiarità proprie. La diligenza della traduzione consiste nel coniugare il rispetto del carattere proprio di ciascuna lingua con il rendere “pienamente e fedelmente il senso del testo originale latino”.[30] 23. Fedeltà infine alla comprensibilità e alle “necessità spirituali”[31] da parte dei destinatari, tenendo conto che “il testo liturgico, in quanto segno rituale, è mezzo di comunicazione orale”.[32] Il lavoro di traduzione esige tra l’altro attenzione ai diversi generi letterari (orazioni presidenziali, acclamazioni, canti, monizioni, ecc.) come al fatto che vi sono testi destinati alla proclamazione, all’ascolto, ad essere proferiti coralmente. Resta inteso, che il linguaggio liturgico – termini, elementi, segni – ha bisogno nella catechesi di essere spiegato alla luce della Sacra Scrittura e della tradizione cristiana. 24. La traduzione riguarda l’intero libro, compreso i documenti quali Constitutiones Apostolicae, Institutiones, Praenotanda. Se vi sono motivi che possono consigliare di procedere per parti, specie in rapporto al Messale, col suo Lezionario, e alla Liturgia delle Ore, occorre aver presente la coerenza interna del libro e i medesimi criteri seguiti nella traduzione di vocaboli e della terminologia rubricale. 25. Particolare cura merita la traduzione di testi liturgici di maggiore rilevanza. Sono testi rilevanti, secondo il principio “lex orandi – lex credendi”, l’Ordo Missae,[33] e in particolare le Preghiere eucaristiche,[34] la formula della Professione di fede, la Oratio dominica. Anche le risposte dei fedeli e le acclamazioni comuni, spesso ispirate a testi della Sacra Scrittura, sono espressioni che necessitano di accurata traduzione per favorire la loro stabilità nel tempo ed evitare continui cambiamenti. Le formule sacramentali sono approvate dal Santo Padre.[35] 26. Quando una lingua è parlata in diverse nazioni, è senza dubbio conveniente adottare una stessa versione soprattutto per i testi liturgici rilevanti.[36] L’auspicio, sempre ribadito in questi anni, è che le versioni dei testi liturgici in una stessa lingua siano preparate con la cooperazione delle Conferenze Episcopali interessate. 27. A tal fine giova avvalersi di Commissioni miste,[37] costituite cioè da Vescovi delegati dalle rispettive Conferenze Episcopali di appartenenza, che potranno avvalersi della collaborazione di esperti dei vari Paesi. Tali Commissioni sono istituite dai Presidenti delle Conferenze Episcopali, e lavorano secondo uno Statuto (composizione, competenze, funzionamento) concordato dalle medesime Conferenze Episcopali. La Sede Apostolica può fungere da mediazione super partes al fine di promuovere accordi e intese. I testi preparati da dette Commissioni, devono essere valutati e approvati dalle singole Conferenze Episcopali, e quindi trasmessi dai rispettivi Presidenti per la confirmatio alla Sede Apostolica.
- La redazione del libro liturgico e la sua approvazione
28. In un libro liturgico confluiscono le traduzioni di testi biblici, di testi eucologici, di canti, come altresì gli eventuali adattamenti previsti e non previsti nelle edizioni tipiche latine. 29. I testi biblici per uso liturgico, secondo le norme vigenti, sono attinti dalla traduzione della Sacra Scrittura debitamente approvata dalla Conferenza Episcopale.[38] Le pericopi bibliche e la loro disposizione nei Lezionari, compreso l’apparato che le accompagna, devono corrispondere all’ordinamento indicato nei libri tipici.[39] 30. La versione dei testi eucologici dev’essere debitamente approvata dalla Conferenza Episcopale secondo le modalità stabilite.[40] 31. I canti liturgici propri sono quelli indicati nei libri liturgici tipici. Altri canti, sempre che siano appropriati per testo, funzione liturgica, congruenza col giorno e col tempo, devono essere approvati dalla Conferenza Episcopale.[41] 32. Anche le scelte circa gli adattamenti di competenza della Conferenza Episcopale, previste nelle edizioni tipiche, devono essere debitamente approvate dalla medesima.[42] 33. Gli adattamenti non previsti nei libri liturgici, al termine del processo di valutazione, devono essere debitamente approvati dalla Conferenza dei Vescovi secondo le modalità stabilite.[43]
- La richiesta della “confirmatio” e della “recognitio” alla Sede Apostolica
34. La traduzione di un libro liturgico, approvata dalla Conferenza Episcopale, è inviata per la confirmatio alla Sede Apostolica con lettera firmata dal Presidente e dal Segretario della Conferenza Episcopale, accompagnata dagli atti relativi alla votazione, unitamente a due copie del testo, cui allegare anche il formato elettronico, e una relazione circa il lavoro compiuto e le scelte fatte.[44] La medesima norma, alla luce degli Statuti delle singole Conferenze Episcopali, vale anche per la traduzione di nuovi testi da inserire in un libro liturgico. 35. Ogniqualvolta la Conferenza Episcopale ritenga utile apportare variazioni o correzioni nel libro liturgico, come pure di fare una revisione di esso per una nuova edizione, è necessario seguire la procedura descritta nel numero precedente. 36. La medesima procedura vale per la richiesta di recognitio.
- La pubblicazione del libro liturgico
37. Ottenuta la confirmatio e la recognitio della Sede Apostolica, il libro liturgico viene promulgato con decreto firmato dal Presidente e dal Segretario della Conferenza Episcopale. Ciò vale anche nel caso di un libro liturgico tradotto in una lingua di una sola zona del Paese. 38. La stampa del libro liturgico deve riprodurre, nelle pagine iniziali, i decreti nella lingua di promulgazione da parte della Sede Apostolica e della Conferenza Episcopale, come il “concordat cum originali” del Presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia o, dove non esistente, del Presidente della medesima Conferenza, e l’imprimatur a norma del diritto.[45] 39. La ristampa del libro liturgico recepirà eventuali aggiornamenti di testi e variazioni che abbiano già avuto in precedenza la debita confirmatio o recognitio della Sede Apostolica; di tali atti si farà menzione all’inizio del libro. 40. Il copyright di libri e testi liturgici in lingua corrente è detenuto dalla Conferenza dei Vescovi. Nel caso di adozione degli stessi testi da parte di un’altra Conferenza Episcopale, i diritti saranno regolati con scrittura tra le Conferenze Episcopali interessate. Responsabilità e competenza della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti 41. Alla luce del can. 838 §§ 2 e 3, in vista dell’edizione dei libri liturgici nelle lingue vernacole compete alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti rivedere (recognoscere) gli adattamenti, approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale, e confermare (confirmare) le versioni dei testi, debitamente approvate dalle Conferenze Episcopali.
- La “recognitio”
42. Il processo concernente gli adattamenti non contemplati nei libri liturgici tipici necessita, dopo l’approvazione di essi da parte della Conferenza Episcopale, della recognitio della Sede Apostolica, concessa con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Trattandosi di elementi rituali e di testi peculiari, la recognitio suppone la loro congruità con il Rito Romano, al fine di salvaguardarne la sostanziale unità, e insieme la conformità con la fede cattolica.[46] 43. La recognitio consiste pertanto in una revisione compiuta dalla Sede Apostolica di quanto approvato dalla Conferenza Episcopale per il suo territorio, e della legittimità dell’iter seguito, tenendo conto dei motivi dettati dalla cultura,[47] dalla tradizione di un Paese[48] e dalle necessità pastorali.[49] 44. Quanto agli adattamenti “ad interim” o “ad experimentum”, considerando gli aspetti positivi e negativi appresi dall’esperienza, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti avrà cura che siano rispettati i tempi, i criteri e la valutazione di essi, in modo da giungere a una loro definizione stabile.
- La “confirmatio”
45. La “confirmatio” consiste nella ratifica data dalla Sede Apostolica alla traduzione dei testi biblici e liturgici, dopo aver constatato la legittimità della procedura di approvazione seguita dalle Conferenze Episcopali per i diversi aspetti implicati, ossia l’adozione ed estensione di una data lingua nella liturgia, i criteri di traduzione, l’integrità dei testi rispetto ai libri liturgici tipici, la corrispondenza ad essi, gli adempimenti delle scelte già indicate nei libri liturgici che spettano alle Conferenze Episcopali. 46. Quanto ai Lezionari, la confirmatio consiste nel verificare che le pericopi bibliche e il loro apparato corrispondano agli ordinamenti dei libri liturgici tipici del Rito Romano. 47. Quanto alla traduzione delle formule sacramentali, secondo la normativa vigente, la confirmatio è concessa dopo l’approvazione del Santo Padre.[50] 48. In caso di lacune nella traduzione come della necessità di chiarimenti circa testi rilevanti (cf. sopra n. 25) e particolari formule liturgiche, quali ad es. le preghiere di ordinazione, di dedicazione, di consacrazione, le formule di esorcismo, i saluti del sacerdote e le risposte dei fedeli, le acclamazioni ispirate alla Sacra Scrittura e alcuni termini peculiari da comprendere nella fede della Chiesa,[51] la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dialoga con la Conferenza Episcopale al fine di maturare una soluzione alla luce delle rispettive competenze. 49. Quando si tratta di traduzioni in una lingua comune a diverse Conferenze Episcopali, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dialoga con le stesse Conferenze al fine di ottenere una soluzione concordata, almeno per le formule sacramentali, le risposte dei fedeli e i testi dottrinalmente e pastoralmente rilevanti. Propri di Diocesi e Famiglie Religiose 50. Sebbene il can. 838 non riguardi i testi liturgici particolari di Diocesi e Famiglie Religiose, questa materia, connessa con i libri liturgici, richiede un adeguamento normativo. Nel merito:
a) hanno il Calendario particolare, il Proprio delle Messe e della Liturgia delle Ore, così come del Martirologio[52]: le Diocesi, gli Istituti di vita consacrata, le Società di vita apostolica e altri aventi diritto;
b) per le Famiglie Religiose è previsto inoltre l’adattamento dell’Ordo Professionis Religiosae[53] e di altre celebrazioni peculiari.
51. Le celebrazioni proprie si inseriscono armonicamente nel Calendario Romano generale. Il Calendario liturgico diocesano, tiene conto del Calendario nazionale e regionale. Tutti i Calendari particolari, composti dall’autorità competente, devono essere approvati dalla Sede Apostolica[54]. 52. In analogia alla norma del can. 838 § 2, l’autorità competente (il Vescovo, il Superiore o la Superiora Generale) cura la redazione del Calendario particolare e del Proprio[55], e quindi li presenta, in lingua latina o in una lingua corrente, alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per la recognitio, in quanto si tratta di testi nuovi; per i testi liturgici in onore di nuovi Beati si chiede almeno la colletta in latino[56]. Quanto ai testi biblici si adotti nel Proprio la versione della Sacra Scrittura debitamente approvata dalla Conferenza Episcopale. Quanto agli altri testi liturgici, in particolare quelli eucologici, i criteri di composizione sono quelli che regolano gli odierni libri liturgici. Per l’estensione e la tipologia dei testi il modello, a seconda del grado celebrativo, è il Missale Romanum e la Liturgia Horarum. La disposizione dei testi del Proprio, compreso il loro apparato, è modellata sulle edizioni dei libri liturgici tipici e pubblicati nelle lingue correnti dalle Conferenze Episcopali. 53. Dopo l’iter previsto per la revisione o composizione del Calendario particolare e del Proprio, l’autorità competente ne domanda la recognitio alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Alla domanda devono essere allegati i testi da approvare, presentati in duplice copia e in formato elettronico, con una breve relazione dettagliata sul lavoro compiuto, compresi i motivi di variazione o iscrizione di celebrazioni, alla luce dell’ultimo Calendario e Proprio approvato e della normativa vigente. 54. I testi del Proprio, in latino o in altra lingua, ottenuta la recognitio con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sono da ritenere tipici; le loro versioni in altre lingue sono presentate dall’autorità competente alla medesima Congregazione per la confirmatio, accompagnate da una breve relazione. 55. Il Proprio delle Messe e della Liturgia delle Ore delle Diocesi e degli altri aventi diritto non costituisce un libro liturgico a sé, poiché si aggiunge al Messale Romano e alla Liturgia delle Ore, da cui dipende per l’ordinario e i Comuni.[57] II VARIATIONES * * Litteris rubris indicantur verba seu partes in libros liturgicos noviter inducta. Uncis quadris cum punctis rubris […] significantur verba seu phrases, quae e textibus librorum liturgicorum posthac omittenda sunt. Punctis rubris sine uncis quadris … significantur textus, qui in libris liturgicis manent immutati. Notae in calce ad textus librorum liturgicorum servantur nisi aliter notetur vel in ipsis quaedam adiungenda vel delenda vel mutanda indicentur. Novae notae in calce adducendae, donec aliter provideatur, indicantur numero notae praecedentis addito “bis” vel “ter” etc. In omnibus libris liturgicis, ubi in notis aliqua referentia fit ad numeros Institutionis generalis Missalis Romani, necesse est eos concordare cum hodierna editione. IN MISSALE ROMANUM IN INSTITUTIONEM GENERALEM MISSALIS ROMANI Caput I De Celebrationis Eucharisticæ momento et dignitate 25. Insuper in Missali suo loco aptationes quædam innuuntur quæ, iuxta Constitutionem de sacra Liturgia, respective competunt aut Episcopo diœcesano aut Conferentiæ Episcoporum35 (cf. etiam infra, nn. 387, 388-393). Caput VI De iis quæ ad Missæ celebrationem requiruntur III. De vasis sacris 329. De iudicio Conferentiæ Episcoporum […] vasa sacra confici possunt etiam aliis ex materiis … Caput IX De aptationibus quæ Episcopis eorumque Conferentiis competunt 389. Ad Conferentias Episcoporum competit imprimis huius Missalis Romani editionem in probatis linguis vernaculis apparare atque approbare, ut, actis ab Apostolica Sede confirmatis, in regionibus ad quas pertinet adhibeatur.149 Missale Romanum sive in textu latino sive in versionibus vernaculis legitime approbatis integre edendum est. 390. Conferentiarum Episcoporum est aptationes definire et […] in ipsum Missale introducere, quæ in hac Institutione generali et in Ordine Missæ indicantur, uti sunt: - fidelium gestus et corporis habitus (cf. supra, n. 43); - gestus venerationis erga altare et Evangeliarium (cf. supra, n. 273); - […] - lectiones e Sacra Scriptura peculiaribus in adiunctis desumendæ (cf. supra, n. 362) 391. Iisdem Conferentiis spectat versionibus textuum biblicorum qui in Missæ celebratione adhibentur, peculiari cura attendere et approbare atque Lectionarium, ad normam Ordinis lectionum Missæ, a Sede Apostolica confirmatum edere. 149bis … _______________ Nota 149bis: Cf. Codex Iuris Canonici, can. 825 § 1; Missale Romanum, Ordo lectionum Missæ, editio typica altera 1981, Prænotanda, n. 111. 397. … Nostris vero temporibus identitas et expressio unitaria huius Ritus invenitur in editionibus typicis librorum liturgicorum ex auctoritate Summi Pontificis promulgatis et in libris liturgicis illis respondentibus, a Conferentiis Episcoporum pro suis dicionibus probatis atque a Sede Apostolica confirmatis et, si casus fert, ad normam iuris recognitis.160 _______________ Nota 160: […] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 838 §§ 2 et 3. IN ORDINEM LECTIONUM MISSÆ Prænotanda 79. In Missis in quibus tres lectiones proponuntur, id est dominicis et sollemnitatibus, hae lectiones stricte adhibeantur. 105 […] _______________ Nota 105: […] Cf. Institutio generalis Missalis Romani, n. 357. Nota 106: delenda est […] 84. … b) In sollemnitatibus calendariorum particularium tres lectiones proponantur, quarum prima e Vetere Testamento (tempore autem paschali ex Actibus Apostolorum vel Apocalypsi), altera vero ex Apostolo, tertia denique ex Evangelio […]. _______________ Nota 109: delenda est […] 111. Verbum Dei in coetu liturgico semper nuntiandum est vel e textibus Latinis a Sancta Sede paratis vel ex interpretationibus popularibus ad usum liturgicum a Conferentiis Episcopalibus probatis […]. 119 Pericoparum autem biblicarum versio textui latino pro usu liturgico, ex Nova Vulgata sumpto, conformis sit oportet.119bis In vertendis textibus Sacræ Scripturæ, servatis principiis sane exegesis atque exquisitæ rationis litteratorum, diligenter attendendum est ad usum liturgicum, ad postulata communicationis oralis, proclamationis et cantus, præsertim pro Psalmis et Canticis biblicis. Optandum vero est ut etiam hæ versiones quandam uniformitatem et stabilitatem pedetentim acquirant ita ut, saltem in præcipuis textibus, habeatur unica translatio approbata a pluribus Conferentiis Episcoporum in nationibus quibus eadem lingua utitur.119ter _______________ Nota 119: […] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 825 § 1. Nota 119bis: Cf. Ioannes Paulus II, Const. Ap. Scripturarum thesaurus, diei 25 aprilis 1979: Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum, Typis Polyglottis Vaticanis 1979. Nota 119ter: Conc. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 36. 112. Lectionarium Missæ ex integro, Praenotandis non praetermissis, transferendum est, in omnibus suis partibus. Si Conferentia Episcopalis quasdam accommodationes afferre necessarium opportunumque duxerit, hae post Apostolicae Sedis recognitionem inducantur. 120 Nota 120: […] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 838 § 2. IN LIBROS PONTIFICALIS ROMANI IN ORDINEM CONFIRMATIONIS Prænotanda 17. Episcoporum Conferentia considerabit num, attentis locorum et rerum adiunctis necnon ingenio et traditionibus populorum, opportunum sit: a) convenienter aptare formulas, quibus promissiones et professiones baptismales renoventur, sive ad ipsum textum in Ordine Baptismi occurrentem attendendo, sive ipsas formulas accommodando, quo aptius confirmandorum condicioni respondeant, actis ab Apostolica Sede recognitis; b) alium modum inducere ad pacem per ministrum dandam post unctionem sive singulis sive omnibus simul confirmatis, actis ab Apostolica Sede recognitis. IN ORDINEM DEDICATIONIS ECCLESIÆ ET ALTARIS Caput VII Ordo Benedictionis Calicis et Patenæ Prænotanda 3. Quilibet sacerdos calicem et patenam benedicere potest, dummodo secundum normas, quæ in Institutione generali Missalis Romani, nn. 328-332, indicantur, confecta sint. IN LIBROS SEU TITULOS RITUALIS ROMANI IN ORDINEM EXSEQUIARUM Prænotanda De aptationibus Conferentiarum Episcopalium cura parandis 21. Conferentiis Episcopalibus competit, vi Constitutionis de sacra Liturgia (art. 63b), in Ritualibus particularibus parare titulum, qui huic titulo Ritualis Romani respondeat, singularum tamen regionum necessitatibus accommodatum, ut, actis ab Apostolica Sede recognitis, in regionibus ad quas pertinet adhibeatur. Qua in aptatione, Conferentiarum Episcopalium erit:
1) Aptationes definire, intra limites in hoc titulo statutos.
2) Sedulo et prudenter considerare quid ex traditionibus ingenioque singulorum populorum opportune admitti possit, ideoque alias aptationes, quæ utiles vel necessariæ existimentur, Apostolicæ Sedi proponere […] et, post ipsius recognitionem, introducere.
3) Propria autem Ritualium particularium iam exstantium elementa, si quæ habeantur, retinere, dummodo cum Constitutione de sacra Liturgia et necessitatibus hodiernis componi possint, vel ea aptare, actis ab Apostolica Sede recognitis.
4) Versiones textuum parare, ita ut ingenio variarum linguarum culturarumque vere sint accommodatæ, et eas approbare, actis ab Apostolica Sede confirmatis, additis, quotiescumque opportunum fuerit, melodiis cantui aptis.
5) Prænotanda, quæ in Rituali Romano habentur, aptare atque complere, ita ut ministri significationem rituum plene intellegant et effectu compleant, actis ab Apostolica Sede recognitis.
6) In editionbus librorum liturgicorum cura Conferentiarum Episcopalium parandis, materiam ordinare modo qui ad usum pastoralem aptissimus videatur ita, tamen, ut de materia, quæ in hac editione typica continetur, nihil omittatur.
Si quæ vero rubricas vel textus adicere opportunum videatur, congruo signo vel charactere typographico distinguantur a rubricis et textibus Ritualis Romani. 22. In parandis Ritualibus particularibus de exsequiis, Conferentiarum Episcopalium erit, actis ab Apostolica Sede confirmatis (cf. supra n. 21, 6) vel recognitis (cf. supra n. 21, 3 et 5): … IN ORDINEM BAPTISMI PARVULORUM DE INITIATIONE CHRISTIANA Prænotanda generalia IV. De aptationibus quæ Conferentiis Episcopalibus competunt 30. Conferentiis Episcopalibus competit, vi Constitutionis de sacra Liturgia (art. 63b), in Ritualibus particularibus parare titulum, qui huic Ritualis Romani titulo respondeat, accommodatum singularum regionum necessitatibus, ut, actis ab Apostolica Sede recognitis, in regionibus ad quas pertinet adhibeatur. Qua in re, Conferentiarum Episcopalium erit:
1) Aptationes definire, de quibus in art. 39 Constitutionis de sacra Liturgia, actis ab Apostolica Sede recognitis.
2) Sedulo et prudenter considerare quid ex traditionibus ingenioque singulorum populorum opportune admitti possit; ideoque alias aptationes, quæ utiles vel necessariæ existimantur, Apostolicæ Sedi proponere […] et, post ipsius recognitionem, introducere.
3) Propria autem Ritualium particularium iam exstantium elementa, si quæ habentur, retinere, dummodo cum Constitutione de sacra Liturgia et necessitatibus hodiernis componi queant, vel ea aptare, actis ab Apostolica Sede recognitis.
4) Versiones textuum parare, ita ut ingenio variarum linguarum atque culturarum vere sint accommodatæ, necnon eas approbare, actis ab Apostolica Sede confirmatis. Addere possunt, quoties opportunum fuerit, melodias cantui aptas.
5) Prænotanda, quæ in Rituali Romano habentur, aptare et complere, ita ut ministri significationem rituum plene intellegant et effectu compleant, actis ab Apostolica Sede recognitis.
6) In editionbus librorum liturgicorum cura Conferentiarum Episcopalium parandis, materiam ordinare modo qui ad usum pastoralem aptissimus videatur.
31. Attentis præsertim normis in nn. 37-40 et 65 Constitutionis de sacra Liturgia, in terris Missionum, Conferentiarum Episcopalium est iudicare an elementa initiationis, quæ apud aliquos populos in usu esse reperiuntur, ritui Baptismatis christiani accommodari possint, et decernere an sint in eo admittenda, actis ab Apostolica Sede recognitis. 32. Quando Rituale Romanum Baptismi plures exhibet formulas ad libitum, Ritualia particularia possunt alias formulas eiusdem generis adicere, actis ab Apostolica Sede recognitis. IN ORDINEM INITIATIONIS CHRISTIANÆ ADULTORUM Prænotanda IV. De aptationibus, quas Conferentiæ Episcopales, hoc Rituali Romano utentes, facere possunt 64. Præter aptationes in Prænotandis generalibus (nn. 30-33) prævisas, Ordo initiationis adultorum alias accommodationes a Conferentiis Episcopalibus definiendas admittit, actis ab Apostolica Sede recognitis. IN ORDINEM CELEBRANDI MATRIMONIUM Prænotanda IV. De aptationibus Conferentiarum Episcoporum cura parandis 40. Qua de re, Conferentiarum Episcoporum erit:
1) Aptationes definire, de quibus infra (nn. 41-44), actis ab Apostolica Sede recognitis.
2) Prænotanda, quæ in Rituali Romano habentur inde a n. 36 et sequentibus (De ritu adhibendo), si casus fert, aptare et complere ad participationem fidelium consciam et actuosam reddendam, actis ab Apostolica Sede recognitis.
3) Versiones textuum parare, ita ut indoli variorum sermonum atque ingenio diversarum culturarum vere accommodentur, necnon eas approbare, actis ab Apostolica Sede confirmatis. Possunt præterea addere, quoties opportunum fuerit, melodias cantui aptas.
4) In editionibus parandis, materiam ordinare modo qui ad usum pastoralem aptior videatur.
IN ORDINEM UNCTIONIS INFIRMORUM EORUMQUE PASTORALIS CURÆ Prænotanda IV. De aptationibus quæ Conferentiis Episcopalibus competunt 38. Conferentiis Episcopalibus competit, vi Constitutionis de sacra Liturgia (art. 63b), in Ritualibus particularibus parare titulum qui huic Ritualis Romani titulo congruat, accommodatum singularum regionum necessitatibus, ut […] in regionibus ad quas pertinet adhibeatur. Qua in re, Conferentiarum Episcopalium erit:
a) Aptationes definire, de quibus in art. 39 Constitutionis de sacra Liturgia, actis ab Apostolica Sede recognitis.
b) Sedulo et prudenter considerare quid ex traditionibus ingenioque singulorum populorum opportune admitti possit; ideoque alias aptationes, quæ utiles vel necessariæ existimantur, Apostolicæ Sedi proponere […] et, post ipsius recognitionem, introducere.
c) Quædam propria Ritualium particularium circa infirmos iam exstantium elementa, si quæ habentur, retinere, dummodo cum Constitutione de sacra Liturgia et necessitatibus hodiernis componi queant, vel ea aptare, actis ab Apostolica Sede recognitis.
d) Versiones textuum parare, ita ut indoli variorum sermonum atque ingenii culturarum vere accommodentur, necnon eas approbare, actis ab Apostolica Sede confirmatis. Præterea addere possunt, quoties opportunum fuerit, melodias cantui aptas.
e) Prænotanda, quæ in Rituali Romano habentur, si casus fert, aptare et complere ad participationem fidelium consciam et actuosam reddendam, actis ab Apostolica Sede recognitis.
f) In editionbus librorum liturgicorum cura Conferentiarum Episcopalium parandis, materiam ordinare modo qui ad usum pastoralem aptissimus videatur.
39. Quando Rituale Romanum Baptismi plures exhibet formulas ad libitum, Ritualia particularia possunt alias formulas eiusdem generis adicere, actis ab Apostolica Sede recognitis. IN ORDINEM PÆNITENTIÆ Prænotanda VI. De aptationibus Ritus ad varias regiones et adiuncta De aptationibus quas Conferentiæ Episcopales facere possunt 38. Conferentiis Episcopalibus competit, in Ritualibus particularibus apparandis, hunc Ordinem Pænitentiæ accommodare singularum regionum necessitatibus, ut, actis ab Apostolica Sede confirmatis vel recognitis, in regionibus ad quas pertinent, adhibeantur. Qua in re Conferentiarum Episcopalium erit:
a) Normas circa disciplinam sacramenti Pænitentiæ statuere, in iis præsertim quæ ad ministerium sacerdotum et reservationem peccatorum spectant, actis ab Apostolica Sede recognitis.
b) Normas pressius determinare quoad locum aptum ad ordinariam sacramenti Pænitentiæ celebrationem et quoad signa pænitentiæ a fidelibus exhibenda in absolutione generali (cf. Supra n. 35), actis ab Apostolica Sede recognitis.
c) Versiones textuum parare, quæ uniuscuiusque populi indoli et sermoni vere sint accommodatæ, atque eas approbare, actis ab Apostolica Sede confirmatis. Itemque novos textus componere pro precibus sive fidelium sive ministri, formula sacramentali integre servata, actis ab Apostolica Sede recognitis.
IN DE SACRA COMMUNIONE ET DE CULTU MYSTERII EUCHARISTICI EXTRA MISSAM Prænotanda generalia IV. De iis quæ Conferentiis Episcopalibus competunt 12. Conferentiis Episcopalibus competit, in Ritualibus particularibus, ad normam Constitutionis de sacra Liturgia (n. 63b), hunc Ritualis Romani titulum accommodare singularum regionum necessitatibus, ut, actis ab Apostolica Sede recognitis, in regionibus ad quas pertinet adhibeatur. Qua in re Conferentiarum Episcopalium erit:
a) sedulo et prudenter considerare quænam elementa, si quæ habeantur, ex traditionibus populorum retineri aut admitti possint, dummodo cum spiritu sacræ Liturgiæ componi queant; ideoque aptationes, quæ utiles vel necessariæ existimantur, Apostolicæ Sedi proponere […] et, post ipsius recognitionem, introducere.
b) versiones textuum parare, ita ut indoli variorum sermonum atque ingenio culturarum vere accommodentur, necnon eas approbare, actis ab Apostolica Sede confirmatis. Alios textus, præsertim pro cantu, parare et approbare ad normam iuris.
IN DE BENEDICTIONIBUS Praenotanda Generalia V. De aptationibus quæ Conferentiis Episcoporum competunt 39. Conferentiis Episcoporum competit, vi Constitutionis de Sacra Liturgia,34 Rituale particulare exarare quod huic titulo Ritualis Romani respondeat, singularum tamen regionum necessitatibus accommodatum ut, actis ab Apostolica Sede recognitis vel confirmatis,35 in regionibus ad quas pertinet adhibeatur. Qua in re, Conferentiarum Episcoporum erit:
a) Aptationes definire, iuxta principia in hoc libro statuta rituum tamen structura propria servata atque eas, post Apostolicæ Sedis recognitionem, introducere.
b) Sedulo ac prudenter considerare quid ex traditionibus ingenioque singulorum populorum opportune admitti possit, ideoque alias aptationes, quæ utiles vel necessariæ existimentur, proponere et, post Apostolicæ Sedis recognitionem, introducere.36
c) Proprias autem Ritualium particularium iam exstantium benedictiones si quæ habentur, vel antiqui Ritualis Romani et quæ adhuc in usu sint, retinere, dummodo cum mente Constitutionis de Sacra Liturgia, et principiis in hoc titulo expositis ac necessitatibus hodiernis componi queant; vel ea aptare et, post Apostolicæ Sedis recognitionem, introducere.
d) In variis benedictionum Ordinibus, præsertim quando plures formulæ ad libitum eligendæ exhibentur, alias etiam formulas eiusdem generis præter eas quæ in Rituali Romano inveniuntur, adicere et, post Apostolicæ Sedis recognitionem, introducere.
e) Prænotanda, sive generalia sive particularia uniuscuiusque Ordinis, quæ in hoc libro habentur, non solum integre vertere, sed, si casus ferat, complere, actis ab Apostolica Sede debite recognitis, ita ut ministri significationem rituum plenius intellegant ac fidelium participatio conscia et actuosa reddatur.
f) Illas partes complere quæ in libro desiderantur, ut v. gr. alias lectiones præbere, quæ utiles esse possunt; cantus aptiores indicare.
g) Versiones textuum parare, ita ut indoli variorum sermonum atque ingenio diversarum culturarum accommodentur, necnon eas approbare et ad confirmationem Apostolicæ Sedis præbere.
h) In editionibus libri materiam ordinare modo qui ad usum pastoralem aptior videatur, partes libri separatim edere, præcipuis prænotandis semper præmissis, actis ab Apostolica Sede confirmatis.
IN DE EXORCISMIS ET SUPPLICATIONIBUS QUIBUSDAM Praenotanda VI. De aptationibus quæ Conferentiis Episcoporum competunt 37. Conferentiarum Episcoporum est:
a) Versiones textuum parare integras et amussim fideles textui originali authentico apparare, approbare et confirmationi Apostolicæ Sedis præbere.
b) Signa et gestus ipsius ritus, si hoc necessarium vel utile iudicatur, attenta cultura et genio ipsius populi, de consensu Sanctæ Sedis aptare, et actis recognitis in hunc Ritualis titulum introducere.
IN MARTYROLOGIUM ROMANUM Praenotanda V. De Propriis Martyrologii 38. Unicuique diœcesi, nationi vel familiæ religiosæ exarare licet Proprium Martyrologii seu Appendicem Martyrologii, in qua Sancti et Beati enuntientur in Calendario Proprio inscripti, qui a Martyrologio Romano absint vel diverso die celebrentur vel alio gradu celebrationis peragantur vel quorum elogium opportune aliquantulum amplificare visum est. Huiusmodi Proprium ad Congregationem de Cultu Divno et Disciplina Sacramentorum transmittatur ad recognitionem et […] confirmationem obtinendam. VI. De aptationibus quæ Conferentiis Episcoporum competuiusvis diei, quæ totius nationis vel dicionis ex concessione Sanctæ Sedis censenda sunt propria, primo loco ponantur post elogia, quæ ad celebrationes pertinent in Calendario Generali inscriptas, et eisdem imprimantur typis. Illa vero elogia, quæ regionis vel diœcesis sunt propria, in Appendice particulari locum semper habeant. Textus autem cuiuscumque editionis Conferentiæ Episcoporum ad normam iuris approbandus est et Sedi Apostolicæ […] præbendus ad confirmationem obtinendam. Quod valet, mutatis mutandis, pro quavis familia religiosa. * * * Il presente decreto generale esecutivo, preparato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti su mandato del Sommo Pontefice Francesco, è stato approvato dallo stesso Sommo Pontefice che ne ha ordinato la pubblicazione. Nonostante qualsiasi cosa in contrario. Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 22 ottobre 2021, memoria di san Giovanni Paolo II, papa. + Arthur Roche Prefetto + Vittorio Francesco Viola, O.F.M. Arcivescovo Segretario
[1] Franciscus, Litterae Apostolicae Motu Proprio datae
Magnum Principium quibus nonnulla in can. 838 Codicis Iuris Canonici immutantur: AAS 109 (2017) 967-970.
[2] Cf. Magnum Principium: AAS 109 (2017) 969: «Consequenter interpretari oportet sive art. 64 § 3 Constitutionis Apostolicae Pastor bonus sive alias leges, praesertim in libris liturgicis contentas, circa eorum translationes».
[3] Cf. Decretum: Notitiæ 19 (1983) 540-541.
[4] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 63b: AAS 56 (1964) 117; Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra Liturgia, Declaratio circa interpretationes textuum liturgicorum «ad interim» paratas: Notitiae 5 (1969) 68; Sacra Congregatio pro Sacramentis et Cultu Divino, Epistola ad Praesides Conferentiarum Episcopalium de linguis vulgaribus in S. Liturgiam inducendis Decem iam annos, n. 3: Notitiae 12 (1976) 301-302.
[5] Cf. Sacrosanctum Concilium, n. 36 § 1; Codex Iuris Canonici, can. 838 § 2.
[6] Cf. Sacrosanctum Concilium, nn. 48 et 59; Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogmatica de divina revelatione Dei Verbum, n. 8: AAS 58 (1966) 821; Sacra Congregatio Rituum, Instructio ad exsecutionem Constitutionis de sacra Liturgia recte ordinandam Inter Oecumenici, n. 6: AAS 56 (1964) 878.
[7] Cf. Segreteria di Stato, Decreto, 13 maggio 2005: AAS 97 (2005) 798-799.
[8] Per le edizioni di testi liturgici, anche parziali, per uso non liturgico (studio, sussidi) valgono le norme del Codex Iuris Canonici, can. 826 § 3.
[9] Cf. Paulus VI, Allocutio in aula Clementina habita iis qui operam dant liturgicis textibus in vulgares sermones convertendis, cum Romae Conventum agerent, 10 novembris 1965: AAS 57 (1965) 968.
[10] Magnum Principium: AAS 109 (2017) 969.
[11] Ibid. 969.
[12] Ibid. 968-969.
[13] Ibid. 968.
[14] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogmatica de Ecclesia Lumen gentium, n. 23: AAS 57 (1965) 27; Codex Iuris Canonici, can. 333 § 2.
[15] Cf. Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, De liturgia romana et inculturatione. Instructio Quarta «ad exsecutionem constitutionis Concilii Vaticani Secundi de Sacra Liturgia recte ordinandam» (ad Const. art. 37-40) Varietates legitimae, nn. 31-32: AAS 87 (1995) 300-301.
[16] Cf. Paulus VI, Litterae Apostolicae Motu Proprio datae Normae universales de anno liturgico et novum Calendarium Romanum generale approbantur Mysterii paschalis: AAS 61 (1969) 222-226; Calendarium Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, Editio typica, 1969, Normae universales de Anno liturgico et de Calendario, nn. 48-55, pp. 17-19, e anche Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum Ioannis Pauli PP. II cura recognitum, Editio typica tertia, Typis Vaticanis 2008, pp. 99-100; Sacra Congregatio pro Cultu Divino, Instructio de Calendariis particularibus atque Officiorum et Missarum Propriis recognoscendis Calendaria particularia: AAS 62 (1970) 651-663.
[17] Cf. Varietates legitimae, n. 64.
[18] Cf. ibid., nn. 30, 65.
[19] Cf. ibid., nn. 65-69.
[20] Cf. ibid., n. 28; Decem iam annos, n. 1.
[21] Ad es. letture bibliche, Salmi, canti, elementi dell’ordinario della Messa, precipue formule dei vari Riti.
[22] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 825 § 1; Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, Ordo Lectionum Missae, Editio typica altera, Libreria Editrice Vaticana 1981, Praenotanda, n. 111; cf. Institutio generalis Missalis Romani, n. 391.
[23] Cf. Sacrosanctum Concilium, n. 24.
[24] Cf. Sacra Congregatio pro Cultu Divino, Instructio tertia ad Constitutionem de Sacra Liturgia recte exsequendam Liturgicae instaurationes, n. 2: AAS 62 (1970) 695-696; Varietates legitimae, nn. 23, 28, 53; Institutio generalis Missalis Romani, n. 391.
[25] Cf. Sacrosanctum Concilium 36 § 3; Decem iam annos, n. 1.
[26] Cf. Pontificia Commissio Decretis Concilii Vaticani II interpretandis, Responsa ad proposita dubia I. De Conferentiis Episcopalibus: AAS 60 (1968) 361-362; Ioannes Paulus II, Litterae Apostolicae Motu Proprio datae de theologica et iuridica natura Conferentiarum Episcoporum Apostolos suos, n. 15: AAS 90 (1998) 651.
[27] Cf. Inter Oecumenici, n. 40b.
[28] Cf. Sacrosanctum Concilium, n. 44.
[29] Magnum Principium: AAS 109 (2017) 968.
[30] Institutio generalis Missalis Romani, n. 392.
[31] Cf. Sacra Congregatio pro Cultu Divino, Litterae circulares de normis servandis quoad libros litúrgicos in vulgus edendos, illorum translatione in linguas hodiernas peracta Dum toto terrarum, n. 3: AAS 66 (1974) 99.
[32] Magnum Principium: AAS 109 (2017) 968.
[33] Cf. Sacrosanctum Concilium, n. 22, § 3; Liturgicae instaurationes, n. 3a.
[34] Cf. Sacra Congregatio pro Cultu Divino, Litterae circulares ad Conferentiarum Episcopalium Praesides de Precibus eucharisticis Eucharistiae participationem: AAS 65 (1973) 340-347.
[35] Il testo delle formule sacramentali è presentato alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti con una traduzione parola per parola. Quando si tratta di lingue meno conosciute, il significato di ogni parola del testo in lingua parlata sia reso in una delle lingue più note, cioè francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo, tedesco, insieme a una relazione che indichi le ragioni linguistiche e teologiche delle scelte fatte; dopo il “nihil obstat” della Congregazione per la Dottrina della Fede, sono approvate dal Santo Padre (cf. Dum toto terrarum, nn. 1-3; Decem iam annos, n. 5).
[36] Cf. Sacra Congregatio pro Cultu Divino, De unica interpretatione populari textuum liturgicorum: Notitiae 6 (1970) 84-85;De unica interpretatione populari textuum liturgicorum: Notitiae 9 (1973) 70-71.
[37] Cf. Sacra Congregatio pro Cultu Divino, De unica interpretatione populari textuum liturgicorum: Notitiae 6 (1970) 84-85.
[38] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 825 § 1; Ordo lectionum Missae, Praenotanda, n. 111.
[39] Ad es. per il Lezionario della Messa il riferimento è l’Ordo lectionum Missae, con le indicazioni previste nei Praenotanda, nn. 111-125, e “Lectiones biblicae pro celebrationibus post annum 1981 in Calendarium Romanum Generale insertis Ordini lectionum Missae adiciendae”: Notitiae 51 (2015) 349-360; per la Liturgia Horarum le indicazioni dell’Institutio generalis de Liturgia Horarum, nn. 121-125, 136-158, più Notitiae 7 (1971) 393-408; 12 (1976) 238-248; 324-333; 378-388; per il Pontificale e il Rituale ogni Ordo indica i Textus varii.
[40] Cf. Sacrosanctum Concilium, nn. 36 § 4 e 63; Codex Iuris Canonici, can. 455 § 2.
[41] Cf. Institutio generalis Missalis Romani, nn. 48, 74, 87; Institutio generalis de Liturgia Horarum, n. 178.
[42] Cf. Varietates legitimae, nn. 53-70.
[43] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 455 § 2.
[44] Cf. Inter Oecumenici, n. 29.
[45] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 826 § 2.
[46] Cf. Sacrosanctum Concilium, nn. 37-40; Varietates legitimae, n. 33.
[47] Cf. Varietates legitimae, nn. 28-30.
[48] Ad es. celebrazioni proprie nel Calendario liturgico (cf. Normae universales de Anno liturgico et de Calendario, n. 49); prassi rituali nell’Ordo Exsequiarum, Ordo celebrandi Matrimonium e nell’Ordo Professionis Religiosae.
[49] Ad es. particolari messe votive o per una data necessità; scelta di letture (Institutio generalis Missalis Romani, n. 362); riti di benedizione (Rituale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli II promulgatum, De Benedictionibus, Editio typica, Typis polyglottis Vaticanis 1984, Praenotanda generalia, n. 39d, p. 19).
[50] Cf. sopra nota 35.
[51] Cf. Magnum Principium: AAS 109 (2017) 968: «quaedam peculiaria verba perpendenda sunt etiam ex integra fide catholica, quia quaevis translatio textuum liturgicorum congruere debet cum sana doctrina».
[52] Cf. Martyrologium Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli PP. II promulgatum, Editio typica altera, Typis Vaticanis 2004, Praenotanda, n. 38, p. 20.
[53] Cf. Ordo Professionis Religiosae ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratus auctoritate Pauli PP. VI promulgatus, Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1975, Praenotanda, nn. 12-15, p. 10; e anche il Documentum III (Indications pour l’adaptation de l’«Ordo Professionis Religiosae»): Notitiae 6 (1970) 319-322.
[54] Cf. Normae universales de Anno liturgico et de Calendario, nn. 49 e 55.
[55] La materia è regolata dall’Istruzione Calendaria particularia (24 giugno 1970: cf. supra nota n. 16); cf. anche Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Notificazione su alcuni aspetti dei lezionari ecclesiastici propri della «Liturgia Horarum» (27 giugno 2002): Notitiae 38 (2002) 555-568.
[56] Cf. Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Notificatio de cultu Beatorum (21 maggio 1999) n. 8: Notitiae 35 (1999) 445.
[57] La stampa del Proprio delle Messe e della Liturgia delle Ore non rechi perciò il titolo di “Messale proprio” e “Liturgia delle Ore propria”.
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